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Tutto sul rinnovamento della Collezione Maramotti. 10 sale interamente ripensate e una speciale mostra temporanea

Claudio Parmiggiani, Tavole Zoogeografiche
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Per la prima volta dalla sua fondazione la Collezione Maramotti si veste di nuove suggestioni ripensando interamente il proprio assetto espositivo attraverso il riallestimento di 10 sale e proponendo una speciale mostra temporanea, dal 2 marzo al 28 luglio 2019.

Risale a solo poco più di 10 anni fa l’istituzione della collezione di Achille Maramotti, collezionista e fondatore della casa di moda Max Mara, ma la selezione di oltre 200 opere ripercorre un’appassionante ricerca che attraversa più di quarant’anni di storia, dal 1945 a oggi. Di lungimirante vocazione, lo spirito guida che accompagnò l’imprenditore Maramotti nella raccolta si caratterizzò, sin dagli anni Settanta, per l’entusiasta curiosità con cui seguiva i venti di rinnovamento e sperimentazione in ambito artistico: dipinti, sculture e installazioni ripercorrono, infatti, le principali tendenze italiane e internazionale che all’epoca della loro realizzazione introducevano significativamente turning point nella storia dell’arte del secondo Novecento. Medesimo è l’atteggiamento con cui la Collezione Maramotti continua ad affacciarsi sull’orizzonte artistico contemporaneo dedicandosi alle proposte emergenti per cui realizza speciali mostre tematiche o commissiona opere con l’intento di inserirle nell’assetto permanente.

Ariatti room, Alessandra Ariatti, dalla mostra Legami, 2014. Collezione Maramotti, Reggio Emilia, 2019 | Dario Lasagni

L’edificio dove oggi interagiscono e dialogano vari e differenti linguaggi artistici era originariamente lo stabilimento della maison i cui lavori, a partire dal 1957, vennero commissionati agli architetti Pastori e Salvarani che, per l’epoca, progettarono un disegno radicalmente all’avanguardia caratterizzato da un’originale interazione tra l’area interna e il contesto naturale ospitante. Nel corso degli anni lo spazio vide mutare la propria fisionomia ma il radicale cambiamento avvenne nel 2003, anno in cui da via Fratelli Cervi 66 l’azienda, nel frattempo significativamente ampliatasi, si trasferì in una nuova sede. La struttura originaria venne quindi destinata esclusivamente all’esposizione della collezione e la conversione architettonica fu affidata all’inglese Andrew Hapgood: versatilità e adattabilità furono le direttrici su cui si mosse il rinnovamento, in linea con la logica essenziale che aveva visto la prima realizzazione.

de Balincourt room, Jules de Balincourt dalla mostra Parallel Universe, 2012. Collezione Maramotti, Reggio Emilia, 2019 | Dario Lasagni

Il riallestimento inaugurato da sabato 2 marzo 2019 è dunque un evento che segna un ulteriore sviluppo nella storia della Collezione Maramotti che, per la prima volta dal 2007 -anno di apertura-, si ripensa interamente nel proprio assetto espositivo e per l’occasione presenta una speciale mostra temporanea dedicata ai documenti d’archivio che ne ripercorrono la genesi. Al secondo piano della collezione permanente 10 sale interagiscono tra loro introducendo un’inedita narrazione che svela e mette in luce i progetti chiave della raccolta attraverso l’esposizione di altrettanti 10 artisti tra loro differenti per vocazione e medium creativi.

Pensate come delle personali in miniatura la serie va dai disegni di architettura modernista di Enoc Perez alle tele argentate di Jacob Kassay, passando per le installazioni di Evgeny Antufiev e Kristof Kintera, i ritratti iper-fotografici di Alessandra Ariatti, le sculture di Thomas Scheibitz e i dipinti di Jules de Balincourt, per tornare alla ritrattistica con Chantal Joffe e concludere con le tele dei gemelli Gert&Uwe Tobias e di Alessandro Pessoli.

Enzo Cucchi, Vitebsk Harar

Rehang: Archives è invece la mostra temporanea allestita al piano terra degli spazi di via Fratelli Cervi 66 che, dal 3 marzo al 28 luglio 2019, propone un iter immersivo nella storia della collezione aprendo al pubblico lo scrigno dell’archivio Maramotti: libri d’artista, lettere, cataloghi, bozzetti, video e fotografie raccontano in quattro sale i percorsi di una decina di artisti tra i più rappresentativi della collezione, dagli storici come Claudio Parmiggiani, Giulio Paolini o Vito Acconci alle nuove proposte come Evgeny Antufiev e Krištof Kintera. In un continuo gioco di rimandi con l’esposizione permanente la mostra pone in relazione i vari percorsi di vocazione artistica e personale che hanno portato alla realizzazione delle opere esposte svelando l’invisibile ma presente fil rouge che raccoglie e connette i vari, e differenziati, lavori fra loro. Mapping the World è il primo nucleo tematico che, tra ironici paesaggi –Tavole Zoogeografiche– e rappresentazione di mappe concettuali –Powder-, pone rispettivamente l’opera di Parmiggiani in relazione con quella di Peter Halley in una comune riflessione sulla società contemporanea e i suoi archetipi; indaga il rapporto tra opera d’arte e lo spazio ospitante la seconda sala, Architectural Appropriation, proponendo i bozzetti autografi e le fotografie del progetto e dell’allestimento che in occasione dell’apertura della Collezione Maramotti nel 2007 presentava Due o tre strutture che s’aggancino a una stanza per sostenere un boomerang politico di Vito Acconci, Idem VII di Giulio Paolini e Matthew Barney di Barry X Ball a cui si aggiunge per Rehang: Archives il progetto di Jason Dodge per l’installazione A Permanently Open Window (2013); Inner Landscape, la terza sala, è, invece, un viaggio ideale tra la geografia del territorio e quella dell’anima di cui il libro d’artista di Enzo CucchiVitebsk/Harar (1984)- si fa principale vademecum accompagnato dalle poesie di Arthur Rimbaud, i testi di Donald Judd e Kazimir Malevich, a cui si aggiunge la ricerca spirituale di Evgeny Antufiev; il percorso si conclude con Popular Archetypes presentando i documenti relativi alle mostre, realizzate nel 2009 e nel 2017, di Gert&Uwe TobiasKrištof Kintera, artisti entrambi caratterizzati da una profonda e ironica riflessione esistenziale di gusto popolare e folkloristico, ma mentre per i gemelli Tobias questa è tessera costante nel processo di realizzazione artistica per il secondo è il punto di partenza per nuove e inedite elaborazioni.

Kristof Kintera, Pagina del libro Postnaturalia
Vito Acconci, Two or three structures
Giulio Paolini, Scene di Conversazione

Informazioni utili

Rehang: Archives
dal 3 marzo al 28 luglio 2019

Visita con ingresso libero negli orari di apertura della collezione permanente.
giovedì e venerdì 14.30 – 18.30
sabato e domenica 10.30 – 18.30
Chiuso: 25 aprile, 1°maggio

Collezione Maramotti
Via Fratelli Cervi 6642124 Reggio Emilia
tel. +39 0522 382484
info@collezionemaramotti.org
collezionemaramotti.org

[*Claudio Parmiggiani, Tavole Zoogeografiche]

Il rinnovamento della Collezione Maramotti. 10 sale interamente ripensate e una speciale mostra temporanea, a Reggio Emilia

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