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“What Was I?” La distopia artistica di Goshka Macuga da Fondazione Prada, Shanghai

What Was I?, Prada Rong Zhai What Was I?, Prada Rong Zhai
What Was I?, Prada Rong Zhai
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What Was I? è la domanda che Goshka Macuga si pone nella sua mostra al Prada Rong Zhai, da Fondazione Prada a Shanghai. Un viaggio immaginario e post-apocalittico nella residenza di un androide dalla memoria ferrea e dalla lingua lunga, con una grande passione per l’arte italiana del ‘900. Dal 23 marzo al 2 giugno 2019.

Siamo nel post-Antropocene, l’età che segue il collasso dell’umanità. Un’era geologica post-apocalittica, in cui l’uomo è imploso a causa degli effetti dell’ipersviluppo tecnologico. In una residenza storica di Shanghai, risalente al 1918, un androide racchiude i ricordi di una civiltà scomparsa e ne ripercorre inesorabilmente i passaggi principali, ripetendoli ad una platea che non esiste più.

Anche se, per fortuna, almeno per il momento, una platea c’è ancora. O almeno è quello che Fondazione Prada si aspetta di vedere al Prada Rong Zhai, palazzo storico realmente esistente, dove va in scena la distopia artistica di Goshka Macuga. Si tratta di What Was I?, un progetto espositivo ideato dall’artista polacca. Esiste per davvero anche l’androide, ideato da Macuga e prodotto in Giappone da A Lab, che ha il compito di accogliere i visitatori nell’androne del palazzo che, nonostante sia appena stato restaurato, immaginiamo scuro e decadente come l’epoca in cui vuole trasportarci.

What Was I?, Prada Rong Zhai
What Was I?, Prada Rong Zhai

Ripetendo senza sosta un monologo composto da numerosi frammenti di discorsi fondamentali per la storia della civiltà, il robot intende introdurre alla domanda fondamentale che dà titolo e corpo alla mostra: What Was I?. Macuga, da sempre interessata all’intrecciarsi di arte e memoria, prende in prestito l’affermazione dal mostro di Frankenstein nel romanzo di Mary Shelley per trasportarci in una riflessione sul nostro passato e soprattutto sul nostro futuro.

In questo universo fittizio l’androide è riuscito a salvare anche 26 opere d’arte, che conserva come reliquia di un tempo scomparso e che concedono testimonianza visiva ai suoi racconti. Alle opere, appartenenti alla Fondazione Prada, si affiancano 3 recenti collage dell’artista che fanno parte della serie Discrete Model. I lavori selezionati connettono l’arte alla realtà, sfruttando i suoi codici evocativi per decifrare il mistero del nostro spazio.

What Was I?, Prada Rong Zhai
What Was I?, Prada Rong Zhai

Perciò le principali opere in mostra sono il risultato delle sperimentazioni volte al superamento della tela e dei classici metodi artistici, in grado di stimolare una riflessione attorno a dinamiche complesse spesso non accessibili. Numerosi gli italiani in mostra: Enrico Castellani e Piero Manzoni, che nella loro ricerca puntavano al grado zero del linguaggio pittorico e ad un’esaltazione del concetto antistante la creazione; a loro si aggiungono, tra gli altri, Alberto Burri, Lucio Fontana, Francesco Lo Savio, Salvatore Scarpitta, Turi Simeti e Giuseppe Uncini, artisti evocatori di un alfabeto simbolico volto alla comprensione dell’indicibile.

Al contempo, le opere contribuiscono a creare un ambiente intimo all’interno del quale il robot inventa la propria esistenza. In particolare alcune sculture e installazioni di Richard Artschwager, Peter Fischli & David Weiss, Mario Merz, Salvatore Scarpitta e Rachel Whiteread suggeriscono un’atmosfera domestica grazie alla commistione con l’arredo della villa.

L’androide è forse un poco solo, ma sembra svolgere sereno il proprio compito. E voi come vivreste in questa residenza solitaria, ultimo baluardo di un’umanità sul confine dell’oblio?

*What Was I?, Prada Rong Zhai

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