La matita di Charles White è fine e delicata, ma il tratto elegante è mosso da un sentimento di forte rivendicazione. Prima un gentile invito all’uguaglianza, poi un duro colpo alla violenza e alla prevaricazione: un’arte individuale e collettiva, sempre rivolta al sociale.
Era in particolare la comunità afroamericana ad essere oggetto e soggetto dei disegni di White, raccolti in circa 100 elementi dal LACMA di Los Angeles. Disegni, ma anche stampe e dipinti ad olio compongono Charles White: A Retrospective, in mostra fino al 9 giugno.
I primi disegni raffigurano scene di vita quotidiana, nell’ottica di un impegno così silenzioso da non sembrare nemmeno una protesta. Perché il razzismo è un male talmente idiota che sembra stupido anche urlarci contro, così White rivela con disarmante efficacia la vita di un afroamericano, semplice come la vita di un qualsiasi americano, di un qualsiasi uomo.
Uomini al lavoro, casalinghe, scene di fiera intimità esaltano la dignità celata dietro all’eroismo di tutti i giorni: trovare ogni mattina la forza di vivere, nonostante le avversità. E l’America degli anni 60 di avversità ne era piena, soprattutto quando le tensioni razziali hanno iniziato ad inquinare quella quotidianità di quieta lotta rappresentata da White.
L’artista si vede allora costretto, sovvertendo la sua linea morbida, ad inserire chiare allusioni alle continue violenze, alla povertà, alla disparità. Un passo necessario per l’evoluzione della sua arte sociale, che nel tempo ha perso la delicatezza per esprimere chiaramente la sua denuncia. Il passaggio è ben illustrato dalla mostra, che procede muovendosi lungo le città che l’artista considerava casa.
Chicago, il suo luogo di nascita; New York, dove si unì alle cause sociali e ottenne consensi; e Los Angeles, dove ha sviluppato la sua arte matura ed è diventato esemplare attivista per i diritti civili.