Cafarnao – caos e miracoli, il nuovo film di Nadine Labaki, al cinema dall’11 aprile
Cafarnao, il nuovo film di Nadine Labaki (Caramel), Premio della Giuria a Cannes 2018, arriva al cinema dall’11 aprile. Zain ha dodici anni, ha una famiglia numerosa e dal suo sguardo trapela il dramma vissuto da un intero Paese. Siamo a Beirut, nei quartieri più disagiati della città. Zaid non ha però perso la speranza ed è pronto a ribellarsi al sistema, portando in tribunale i suoi stessi genitori.
Nadine Labaki attraverso i suoi film (E ora dove andiamo?) si è sempre interrogata sui meccanismi del sistema e sull’incoerenza dei costrutti sociali. Alla base di Cafarnao ci sono una serie di problematiche: l’immigrazione clandestina, i bambini maltrattati, i lavoratori stranieri, il concetto di frontiera, il razzismo, la paura dell’altro, la freddezza della convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia… La pellicola però si concentrarsi sul tema dell’infanzia, raccontando le peripezie di Zain, un bambino di dodici anni che decide di intentare una causa contro i suoi genitori per averlo generato quando non erano in grado di crescerlo in modo adeguato, non fosse altro che dandogli amore.
Quello di Nadine Labaki è un cinema che solleva interrogativi sul sistema attuale, proponendo il suo punto di vista sul mondo, qui si focalizza sui retroscena di Beirut per penetrare nel quotidiano di quelle persone la cui miseria è quasi una sorta di fatalità della quale non possono sbarazzarsi. Nel solco di un nuovo neorealismo (Le Invisibili, The Rider) tutti gli interpreti sono persone la cui vita reale assomiglia a quella del film, indigenti, senza documentati, arrestati, schiavi di un circolo vizioso che sembra non dare loro alternative.
Cafarnao è un film di finzione, ma è costruito a partire da esperienze che la regista ha vissuto e di realtà viste nel corso delle sue ricerche sul campo: quello che vediamo è il risultato delle sue visite nei quartieri svantaggiati, nei centri di detenzione, nelle carceri minorili. Le riprese si sono svolte in alcune zone disagiate, tra mura che sono state testimoni di drammi identici, con un intervento sugli ambienti ridotto al minimo e degli attori semplicemente è stato chiesto di essere sé stessi.
Al di là della causa che Zain intenta ai propri genitori, vero e proprio McGuffin che rappresenta il motore del racconto, Cafarnao ripercorre il viaggio iniziatico di un bambino senza documenti: Zain non ha documenti, quindi – sul piano legale – non esiste. Il suo caso è sintomatico di un problema che viene sollevato nel corso del film, quello della legittimità di un essere umano. Dal momento che non hanno i documenti, un elevato numero di questi bambini va incontro alla morte, spesso per negligenza o malnutrizione, o semplicemente perché non hanno accesso a un ospedale. Muoiono senza che nessuno se ne accorga perché di fatto non sono mai esistiti.Cafarnao dà concretezza anche all’incongruità di un sistema che consente che queste donne siano non solo considerate un bene, ma che siano anche categorizzate, e sollevata la questione dei migranti, attraverso il filtro dei bambini, che vengono catapultati, loro malgrado, in una vita da adulti, dura e impietosa.