Christie’s presenta le sculture e i disegni di Henry Moore. In bilico tra realtà e astrazione, le sue figure seducenti non temono di confrontarsi con la violenza del mondo. Fino al 14 aprile a King Street, Londra.
Che la materia si scomponga e ricomponga e che le forme della natura si scambino illogiche analogie sono punto di partenza e di arrivo dell’arte di Henry Moore (Castleford, 30 luglio 1898 – Much Hadham, 31 agosto 1986). Nel mezzo c’è la ricerca costante sui materiali, sul modo di lavorarli, sulla tensione tra figurazione e astrazione su cui si muove uno dei più celebri artisti britannici del ventesimo secolo. Principalmente scultore, Moore è stato anche fine disegnatore, a testimonianza dello studio attraverso cui sottoponeva ogni sua creazione. 30 di questi lavori sono ora in esposizione nelle sale di Christie’s a King Street, a Londra, fino al 12 aprile. Le opere sono suddivise in 4 aree tematiche che raccontano delle principali passioni che hanno mosso l’artista nella sua prolifica carriera.
Il corpo umano, prima di tutto. Il suo reclinarsi voluttuoso e leggero, le curve che si delineano per poi nascondersi. Un movimento di pelle e fibre che si fa organico e fluido fino a confondersi con paesaggi naturali i cui contorni suggeriscono precise analogie con le forme umane. Così accade in Reclining Figure: Blanket, dove un (in)consapevole ricordo di Jean Arp trasporta la figura in uno spazio astratto, ma ancora ancorato alla realtà.
Non solo sensuali linee danzanti, ma anche crude visioni tragiche. Shelter Drawings è una serie ispirata ai bombardamenti che colpirono Londra nel 1940, dove lo stesso Moore rimase coinvolto nella sua quotidianità dalla paura di non poter condurre una vita tranquilla. Come durante il quinto giorno del London Blitz, quando nella stazione della metropolitana di Belsize Park, dopo essere sceso sulla piattaforma, ha visto centinaia di persone prendere rifugio durante l’intenso bombardamento della città. Da qui l’ispirazione per una serie di schizzi che variano dalle intime vignette di gruppi familiari, alle vedute panoramiche con orde di persone accalcate nei tunnel sovraffollati.
Tornando a temi più dolci, la maternità ha per lungo tempo composto l’immaginario di Moore. In particolare l’iconografia classica della “Madre col bambino” gli ha dato l’opportunità di accostare due figure nella stessa composizione, di saggiarne gli incastri, gli spazi condivisi e quelli rubati. Il soggetto della “Madre col bambino” apparve per la prima volta nel lavoro di Moore intorno agli inizi degli anni ’20: Two Heads: Mother and Child è la prima incisione astratta registrata di questo importante argomento. Mother and Child: Petal Skirt ritrae invece una figura seduta con un bambino, e le pieghe della gonna della madre che richiamano un paesaggio ondulato, forse eco della ricorrente figura reclinata.
Infine Moore si è sempre interessato agli oggetti ritrovati e ai detriti del mondo naturale. Appassionato collezionista di fossili, ossa, conchiglie, legni e ciottoli, usava queste forme organiche come base per le sue sculture. Ispirato dalle forme e strutture di questi pezzi, dalle loro superfici o dai ritmi che caratterizzano la loro formazione, Moore ha integrato queste diverse caratteristiche nel suo lavoro.