Milano. Fino al 14 aprile è possibile ammirare presso Porta Venezia la monumentale installazione dell’artista ghanese Ibrahim Mahama (Tamale, Ghana, 1987), A friend. L’opera, commissionata dalla Fondazione Nicola Trussardi e curata da Massimiliano Gioni, è stata presentata in occasione della Milano Art Week e vede coinvolti i due neoclassici caselli daziari.
Dove prima spiccava una delle sei principali porte che delimitavano il perimetro della città di Milano dalla campagna circostante ora si vedono immensi teli di juta. La storica porta che apriva la città all’Oriente e che assisteva quotidianamente a scambi commerciali invita i passanti a riflettere sul ruolo storico del crocevia. Ciò che è ormai considerato da tutti un monumento torna ad essere un luogo di incontro e di scambio commerciale. Nonostante il collegamento alle opere di Christo degli anni Settanta, la poetica dell’artista ghanese non riguarda i consumi ma le tensioni globali contemporanee. È un ritorno al passato che invita alla considerazione del presente, una riflessione sui confini non solo geografici ma anche sociali, relazionali. Un’indagine sul concetto di soglia: un punto di limite o di passaggio non solo in termini commerciali ma soprattutto interpersonali tra le persone che quotidianamente vivono il luogo.
I problemi della contemporaneità come le migrazioni, la globalizzazione e le difficoltà riguardanti gli scambi economici internazionali sono da sempre la base delle ricerche di Mahama. Attraverso l’uso di materiali poveri come la juta, l’artista rievoca ciò che essi erano in origine: sacchi per il trasporto di merci alimentari e di carbone, provenienti dall’Asia e importati in Africa per il commercio. Tra le cuciture, gli strappi e i rattoppi riecheggiano le storie di chi li ha trasportati, delle merci un tempo contenute e dei luoghi attraversati.
Nella realizzazione delle sue opere Mahama collabora con migranti e gente in cerca di lavoro trovati sul posto (prevalentemente nei paesi africani), persone che rispecchiano in loro stesse le storie raccontate dall’artista, nel tentativo di far emergere un altro tema caro all’artista: quello della forza lavoro che si cela dietro lo scambio di merci. Con l’intento di attribuire un valore alle difficoltà e fatiche che i lavoratori affrontano ogni giorno, l’artista scambia sacchi di juta nuovi con quelli vecchi intrinseci di storia. La consapevolezza di tale valore è racchiusa proprio nel gesto di scambio, fase che l’artista stesso considera fondamentale per il processo creativo delle sue opere.
Il giovane artista ghanese è stato recentemente selezionato tra gli artisti che rappresenteranno il Padiglione del Ghana nella prossima Biennale di Venezia, alla quale aveva già partecipato nel 2015. Tra le altre rassegne internazionali importanti alle quali l’artista ha preso parte si trova anche Documenta14 (2017).
Informazioni utili
A friend. Ibrahim Mahama
Caselli daziari di Porta Venezia, Milano
2-14 Aprile 2019