Palladio, al cinema la potenza dell’architettura. In arrivo a maggio un viaggio nell’arte del grande architetto italiano
Palladio – nelle sale cinematografiche di tutta Italia dal 20 al 22 maggio – è dedicato ad Andrea Palladio, uno degli architetti più influenti di sempre che con la sua opera e il suo stile inconfondibile ha ispirato la costruzione di alcuni dei più importanti edifici del potere del mondo, come la Casa Bianca, per esempio. Difatti, sebbene l’architettura del Palladio sia confinata quasi esclusivamente in Veneto (il Teatro Olimpico e la Basilica Palladiana di Vicenza, Villa Badoer a Rovigo, San Giorgio Maggiore e la Basilica del Redentore a Vanezia, solo per citare gli esempi più famosi), il suo stile e le sue regole divennero presto famose e studiate in tutta Europa e da qui negli altri paesi di tradizione anglosassone, dando vita a un fenomeno culturale noto come palladianesimo, diffuso in particolare nel Regno Unito, in Irlanda, negli Stati Uniti, ma anche in Russia. I
In Inghilterra tra i primi a ispirarsi al suo stile furono Inigo Jones e Christopher Wren; un altro suo ammiratore fu l’architetto Richard Boyle, più noto come Lord Burlington, che – con William Kent – progettò la Chiswick House. La Casa Bianca, residenza del presidente degli Stati Uniti d’America, è progettata in stile palladiano, così come la residenza di Monticello progettata per sé da Thomas Jefferson. Con la risoluzione n. 259 del 6 dicembre 2010 il Congresso degli Stati Uniti d’America ha riconosciuto Palladio come “padre dell’architettura americana”.
Di lui, durante la sua permanenza a Vicenza, Goethe disse: «V’è davvero alcunché di divino nei suoi progetti, né meno della forza del grande poeta, che dalla verità e dalla finzione trae una terza realtà, affascinante nella sua fittizia esistenza».
Il film d’arte, realizzato da Magnitudo con tecnologia 8K, intreccia l’universo antico di Palladio alla sua moderna eredità, in un viaggio attraverso lo sguardo e le voci dei palladiani contemporanei, coloro che oggi studiano, vivono e preservano la sua opera per le generazioni future.
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