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Da Boetti a Schifano, da Mirò a Basquiat: la Collezione Casamonti, tesoro italiano

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Era da un po’ che ne parlavo col mio amico e mentore Paolo Manazza, il fondatore di questa testata, e alla fine l’abbiamo fatto.
Inaugura oggi la mia nuova rubrica proprio qui su ArtsLife, possibilmente settimanale (se salterò sarà colpa del governo ladro o dei pannolini di mio figlio) in cui si parlerà di arte.
Mostre, fiere, mercato, protagonisti, notizie sfiziose, approfondimenti.
Lo vorrei concepire come un luogo di aggregazione di opinioni, dove dibattere e cercare di fare informazione in maniera chiara e onesta.
Senza troppi “immersivo”, “resiliente”, “post-concettuale” e via andare.
Uno spazio di informazione e discussione, dove fare cultura. Che è la cosa più importante che abbiamo.

Per chi non mi conoscesse, sono un giornalista (sono anche molto alto) e mi occupo di arte da una quindicina d’anni. Presento “Top Lot” su ClassCNBC, scrivo di mercato per MilanoFinanza, per GQ, per MarieClaire Maison, Patrimoni, Arte e Antiquariato. Insegno allo IED di Venezia, all’Art Curator School e alle volte allo IULM di Milano. Collaboro con l’associazione culturale SAVE THE ARTISTIC HERITAGE, e tante altre cose, finiamola qui.

Allora ci siamo.
Grazie a te che hai voluto darmi una chance e che sei arrivato a leggere fino a qui.

La notizia del giorno

Mentre scrivo queste brevi righe sto in realtà per prendere la metro e andare a una colazione con Bruno Corà e Roberto Casamonti, il gallerista toscano. Presenteranno la seconda mostra della sua strepitosa collezione (già aperta al pubblico, a Firenze). Lui lo conoscono tutti nel settore, è a capo della prestigiosa galleria Tornabuoni che si qualifica alle più importanti fiere internazionali con stand dedicati al dopoguerra italiano di alta fascia.

Mi sembrava una notizia perfetta per inaugurare questa rubrica. Aperta al pubblico il 25 marzo dello scorso anno, la Collezione Casamonti è allestita al Piano Nobile di Palazzo Bartolini Salimbeni, capolavoro architettonico rinascimentale opera di Baccio d’Agnolo.

Nel primo anno sono stati esposti i capolavori della prima metà del Novecento, mentre ora è il turno dell’arte della seconda parte del secolo.

L’elenco degli artisti presenti nella mostra di prossima apertura è impressionante, da manuale di storia dell’arte.

Volendo individuarli per movimenti, si inizia con l’Arte Povera da Penone, Ceroli, Zorio, Merz, Pistoletto, Kounellis, Gilardi, Boetti, Calzolari fino ad arrivare a Pascali. Mentre Biasi, Colombo e Bury, testimoniano l’Arte Cinetica o Programmata. Agnetti e Paolini, l’Arte Concettuale.
Per il Nouveau Réalisme la scelta è caduta su Cesar, Arman, Spoerri, Klein, Hains, Christo, mentre Nam June Paik e Chiari testimoniano il movimento Fluxus. Poi la cosiddetta Scuola di Piazza del Popolo con Schifano, Angeli, Festa, Tacchi, Mambor e Lombardo; la Land Art con Long e Christo; il New Dada con Rauschenberg e Dine. Gilbert&George, Ontani, Marina Abramovič, Vanessa Beecroft interpretano la Body Art, opere affiancate dal video di Bill Viola; mentre in riferimento alla Pop e Graffiti Art sono presenti Andy Warhol, Keith Haring e Basquiat. Il movimento della Transavanguardia è documentato da Paladino, Clemente, De Maria e Chia. Ancora Melotti, Pomodoro, De Dominicis, Parmiggiani, Adami, Marca-relli, Uncini, Cattelan, Isgrò. Tra i grandi dell’arte internazionale opere di: Mirò, Tàpies, Uecker, Kiefer, Kapoor, Cragg.

Può bastare? Io di collezioni così complete, che raccontano gli ultimi 50 anni di arte nel nostro paese, ne ho viste poche.
Sarà visitabile, a Firenze, da fine maggio. Andateci.

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