Politica, criticismo, parola scritta. Gli elementi chiave della poetica di Martha Rosler sono rappresentati da tre opere ospitate nelle altrettanti sedi della Galleria Raffaella Cortese. A Milano dal 7 maggio al 27 luglio.
L’arte attiva e impegnata dell’artista americana si declina in una mostra personale, Martha Rosler. An American in the 21st Century, volte a porre l’attenzione sulle odierne derive totalitariste, sulle insidiose tendenze protofasciste e più in generale sulle dinamiche politiche contemporanee.
Cronologicamente lontana ma socialmente attuale la riflessione di Hannah Arendt sulla cultura della paura e della minaccia totalitaristica, sempre presente quando ad un clima di instabilità si affianca una rabbia passiva da parte dei cittadini. In via Stradella 7, l’installazione Reading Hannah Arendt (Politically, for an American in the 21st Century), concepita nel 2006, mira a smuovere le coscienze degli individui che alzando lo sguardo si imbattono nei pannelli traslucidi che riportano testi ed estratti dalle opere della filosofa tedesca. Lungo i bordi inferiori dei pannelli Rosler include commenti su ogni selezione, traducendo Arendt nuovamente nella propria poetica e immettendola in una riflessione sulla contemporaneità.
In via Stradella 4 l’esposizione prende avvio invece da un articolo pubblicato dal filosofo americano Michael Levin nel 1982. The Case for Torture argomenta in modo freddo ed analitico, oltre che inquietante, la necessità morale dell’uso della tortura in un mondo assediato da minacce terroristiche. L’opera di Rosler, il lungometraggio A Simple Case for Torture, or How to Sleep at Night (1983), ripercorre la tesi di Levin accompagnandola agli eventi di cronaca che ne sottolineano le implicazioni totalitarie. È il caso degli squadroni della morte nell’America Latina, o ancora più del ruolo che i media statunitensi ebbero nel distorcere la realtà selezionando le notizie da diffondere. L’uso del linguaggio e della conoscenza, d’altronde, è sempre stata l’arma chiave di qualsiasi governo.
Infine la serie di fotomontaggi Off the Shelf (2008, 2018) riporta via Stradella 1 alle sue origini di libreria milanese. Iniziata nel 2008, ed espansa dieci anni dopo, la serie include una selezione di copertine e dorsi di libro scansionati che ricoprono una diversità di categorie, come War and Empire (2008) o Art, Education, Activism (2018). Questi lavori non sono “reading list”, ma punti d’ingresso in certe aree d’interesse e preoccupazione. Oggetti, sia reali sia digitali, fungono da commentari e indici che servono una fondamentale funzione, l’educazione, ordinando la complessità del mondo e del modo in cui lo concepiamo.