Al Palazzo delle Esposizioni di Roma la prima personale italiana del fotografo americano Jeff Bark. Fino al 28 luglio
La cronaca visionaria di un Grand Tour d’Italia mai avvenuto: ecco come potrebbe riassumersi la mostra fotografica Paradise Garage, prima personale di Jeff Bark ospitata presso il Palazzo delle Esposizioni di Roma. E, in effetti, il fotografo – celebre per aver realizzato copertine ed editoriali per riviste della caratura di Dazed & Confused, I-D, Dust o V Magazine – consegna allo spettatore un diario di viaggio visivo ottenuto senza aver mai lasciato quel garage nell’Upstate New York a cui fa riferimento il titolo.
Non c’è nulla di vero nelle immagini che l’artista ha ideato, scattato e selezionato appositamente per Paradise Garage: gli scenari e gli ambienti sono frutto di una sapiente ricostruzione, gli oggetti d’arte provengono da mercatini e sono souvenir di poco valore, persino le nature morte hanno per protagoniste piante di plastica. Il trucco c’è, ma non si vede: non immediatamente, almeno. Bark vuole sedurre lo spettatore, ingannandolo: per scoprire la menzogna dovrà passare molto tempo di fronte all’opera, valutandone i dettagli fino a notare le tanto volute quanto quasi impercettibili sproporzioni. Svelandone l’intento.
Invece di un’ispirazione – raccontare fotograficamente il Belpaese – c’è un escamotage suggerito da un breve soggiorno a Roma: documentare come l’artista immagina si possa narrare l’Italia. I catalizzatori sono folgorazioni casuali di stereotipi, fantasticherie, sentito dire e ricordini da due soldi reinventati attraverso la sua impeccabile tecnica fotografica.
Un paradiso di finzione che si disloca attraverso le varie sale del Palazzo delle Esposizioni: la prima gioca con le eclettiche collezioni tipiche del Seicento, in un tripudio di richiami al Classico, nature morte e irresistibili ritratti di vastissimo formato come Little Romeo e Seated Young.
Si prosegue con una serie di effigi femminili e di raffigurazioni legate al tema del doppio o della metamorfosi, dove è lo stesso uomo ad assumere varie personalità. La scelta del modello, David Purse, non ha nulla a che vedere con la sua vita o le sue abitudini: semplicemente, per ammissione dello stesso Bark, prima lo aveva colpito il suo volto poi aveva deciso cosa farne.
La terza sala si diverte a rileggere il filone agreste che notoriamente tanto peso aveva nel Grand Tour: le luci si fanno più soffuse, il sottobosco è cupo, alcune opere sono contraddistinte da fiori di Passiflora la cui caratteristica forma diviene quasi spettrale. Ma, a ben guardare, nulla è reale: nemmeno l’inquietudine.
Il percorso espositivo si conclude con una celebrazione della natura morta: alcune delle suppellettili utilizzate nelle foto sono, inoltre, presenti sotto forma di installazione. Un richiamo allo spazio del garage dove tutto è nato e finisce.
Del resto, non potrebbe essere altrimenti: l’angusto perimetro dove ha costruito ogni set rappresenta per Jeff Bark uno sprone a superarne le difficoltà, preferisce ritrarre composizioni di piante finte perché trova la fissità della plastica molto più rassicurante rispetto alla caducità del vegetale. Non stupisce, quindi, risponda candidamente alla domanda “ora che si trova in Italia visiterà alcuni dei luoghi che hanno ispirato la mostra come Villa D’Este o la Puglia?” che non ha alcuna curiosità di vederli realmente. Preferisce continuare a fantasticarne e a trarne ispirazione per come li immagina non per come siano davvero.
In fondo, questo fotografo più che spiegare il proprio lavoro preferisce saggiare la reazione che suscita in chi lo guarda e coglierne le impressioni: a fine visita mi chiede quale tra le opere in mostra sia la mia preferita. Immediatamente cerco di distinguere tra gusto personale e senso critico, “privilegiando quest’ultimo” come gli spiego. La mia scelta cade su Bully: scatto elegantissimo di un lavandino a forma di valva e del suo riflesso, riempito fino a metà d’acqua e dal cui rubinetto penzola un crocifisso. Mi svela che anche in questo caso nulla è vero: per ottenere l’inquadratura desiderata ha dovuto inclinare il lavabo in modo incredibile, quindi optare per della resina al posto dell’acqua. Gli dico che, grazie al gioco creato dallo specchio, l’insieme mi ricorda un’ostrica aperta a svelare il suo contenuto. Sgrana gli occhi e afferma di non averci mai pensato e che si tratta di una bellissima intuizione. Io credo stia continuando a mentire.
Jeff Bark – Paradise Garage
Dal 7 giugno al 28 luglio 2019
Roma, Palazzo delle Esposizioni
Orari: domenica – giovedì ore 10.00 – 20.00
Venerdì e sabato ore 10.00 – 22.30
L’ingresso è consentito fino a un’ora prima della chiusura
Chiusura: lunedì
www.palazzoesposizioni.it