Intervista esclusiva a Clarice Pecori Giraldi. Trentacinque anni di esperienza sul campo, prima Sotheby’s, poi Christie’s e infine Phillips.
Oggi Clarice Pecori Giraldi è consulente indipendente per importanti collezioni private, e ha appena inaugurato un nuovo ufficio milanese con una partnership con Art Defender (azienda impegnata nella cura e nella tutela del patrimonio artistico pubblico e privato, specializzata nella custodia, conservazione e restauro di beni di pregio). Nel mondo delle aste italiano ed internazionale è una vera leggenda. È davvero un piacere, e un onore, averla ospite al Motel Nicolella.
Mi raccomando non fate troppi schiamazzi e se vi interessa il mercato dell’arte leggete con attenzione ecclesiastica. Si comincia.
1 – Partiamo dagli esordi, Clarice (che possono interessare i tanti studenti che ci leggono). Quando hai capito che l’arte sarebbe stata il tuo mestiere? Come hai cominciato? Che cosa hai studiato? Sei milanese?
Sono nata a Firenze da genitori toscani e per lavoro di mio padre ho girato l’Italia, poi negli anni ‘70 Tokyo e successivamente Vienna. Abito a Milano dal 1980. Spostandoci cosi frequentemente, ho anche dovuto cambiare scuola, 13 per l’esattezza. Questo girovagare mi ha obbligato a imparare 3 lingue, capacità che nel 1984 mi ha dato la possibilità di essere ritenuta “interessante” per Sotheby’s. Non ho terminato gli studi di giurisprudenza, mi mancavano 6 esami, ma non ero interessata alla carriera leguleia per cui quando ho ottenuto la posizione di junior expert da Sotheby’s, ho lasciato perdere.
Fondamentale per me é stata l’esposizione costante all’arte. Quando bigiavo (nei primi anni di liceo) andavo al Belvedere a vedere Klimt e Schiele.
2 – L’esperienza in casa d’aste è stata fondamentale per la tua carriera, hai lavorato dappertutto: Christie’s, Sotheby’s e Phillips. Quanto è durata e quali sono le cose più importanti che ti porti dietro? perché ad un certo punto hai preferito abbandonare il mondo delle aste?
1984/1992 Sothebys, 1993/1998 Christie’s, 2006/2016 Christie’s, 2016/2017 Phillips.
Quello che conta secondo me sono i rapporti che ti crei sulla base delle tue caratteristiche. In tutti questi anni ho imparato da tutti i colleghi e i rapporti di stima e rispetto sono quelli che oggi mi permettono di chiedere una collaborazione. Ho appena terminato un lungo lavoro con il massimo esperto di arte italiana del 17mo secolo, cosa che non sarebbe potuta accadere se avessi dovuto agire secondo i canali soliti.
Invece essendo stati colleghi e stimandoci a vicenda sono riuscita a proporre al collezionista che si affida a me il lavoro di aggiornamento che andava fatto. Lavorare in team é una regola base.
Mi sono anche accorta molto presto che non ho l’ambizione commerciale necessaria per occuparmi di compra/vendita. Invece le capacità di gestione, di managerialità mi sono spontanee e da Christie’s mi é stata data la possibilità di metterle a frutto seguendo la gestione delle attività italiane. Anche quando mi hanno proposto di occuparmi delle vendite private per l’Europa, significava mettere a frutto le mie capacità di coordinamento tra specialisti e client service, la struttura che segue gli acquirenti. I miei quasi 35 anni in casa d’aste sono serviti a imparare ad ascoltare, a capire come aiutare un cliente che mi chiama. Le capacità empatiche sono, per me, fondamentali. Chi possiede delle opere d’arte dà loro un valore non solo economico. Io devo assisterlo nello sviluppo, mantenimento, nella trasmissione, magari anche nella vendita. Tutto questo ha un forte significato per il proprietario e bisogna essere in grado di stare accanto e guidare. Per questo ci vogliono capacità più “umanistiche” che tecniche, più soft skills.
3 – Progetti futuri. Per una persona che come te ha già fatto così tanto, quali sono gli obiettivi a venire? Parlaci della tua nuova iniziativa personale, una consulenza boutique per collezionisti…
In pratica é stata una decisione spontanea, più amici e clienti mi chiedevano di assisterli per la gestione della loro collezione, in maniera indipendente. Accettare e creare una mia realtà professionale é stato fisiologico. Ciò che offro é seguire una collezione, pensare in primis ad essa e avere a mente tutto ciò che andrebbe fatto per proteggerne il valore.
Si tratta proprio di un’attività di nicchia, rivolta a poche persone e famiglie che seguo nel tempo, con esigenze che cambiano nel tempo. L’esempio più facile é la Collezione di Francesco e Chiara Carraro, che seguo dal momento della scomparsa di Francesco Carraro. Insieme ad altre persone, abbiamo affiancato Chiara e oggi la Fondazione é esposta in maniera organica all’interno di Ca’ Pesaro, aggiungendo profondità ad entrambe le collezioni, quella di Ca’ Pesaro e quella della Fondazione.
4 – Che ne pensi delle fiere d’arte, e del mercato di oggi? Li vale 90 milioni il coniglio di Koons?
Le fiere rispecchiano la velocità della vita di oggi, si vuole vedere tutto subito. C’é molto meno la curiosità e la voglia di approfondire di quando si andava dal gallerista o antiquario per farsi raccontare le singole opere. A me sembra si sia arrivati alla saturazione, penso che ci sarà una seleziona naturale e quelle solide, interessanti con un messaggio identificabile, tipo Tefaf, rimarranno quelle di maggior successo.
Bisogna anche capire come verrà utilizzato il web, alcune delle maggiori gallerie ora propongono una private room virtuale. É questo il prossimo sviluppo? Forse, di certo bisogna prenderne atto ad avere una strategia in mente.
Che alcune opere vengano vendute a cifre ragguardevoli é una conseguenza del mercato veramente mondiale odierno. Poi anche qui, bisogna saper leggere: sono solo una decina gli artisti che si vendono a centinaia di milioni, poche decine raggiungono alcuni milioni e tantissimi altri artisti sono fermi a prezzi contenuti. Per non parlare poi dei dipinti antichi che oggi molto raramente fanno notizia.
5 – Quali sono, se ce lo vuoi dire, i tuoi artisti preferiti? Collezioni?
Sì, colleziono. In questo momento mi intrigano le opere che hanno a che fare con il cucito, con l’attività manuale ripetitiva ma creativa, ad esempio Sabrina Mezzaqui e Maria Lai. Mi piace anche la pittura figurativa, adorerei avere un ritratto di Elisabeth Peyton, ancora meglio di Freud! Non posso esimermi da desiderare uno dei video della deposizione di Bill Viola, anche quelli ispirati al Pontormo. Poi ho una passione per gli oggetti da wunderkammer, in cristallo di rocca, avorio, tartaruga.
6 – Il tuo drink favorito? Se potessi prenderlo con chiunque, un personaggio vivo o anche del passato, con chi lo berresti?
Io ho gusti classici, bevo vino rosso e lo vorrei condividere con il piú grande, Michelangelo. Quando mi gusto la mia foto delle sue Cappelle Medicee resto senza parole di fronte alla bellezza della semplicitá. Vivo nel XXI secolo ma quello che mi emoziona profondamente é l’antico e l’arte che all’antico fa riferimento.
Per saperne di più: www.pecorigiraldi.com