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La fotografa di New York. 80 scatti di Berenice Abbott in mostra a Lecco

Berenice Abbott, Dorothy Whitney, Paris, 1926 ©Berenice Abbott/Getty Images Berenice Abbott, Dorothy Whitney, Paris, 1926 ©Berenice Abbott/Getty Images
Berenice Abbott, Dorothy Whitney, Paris, 1926 ©Berenice Abbott/Getty Images
Berenice Abbott, Dorothy Whitney, Paris, 1926 ©Berenice Abbott/Getty Images (particolare)

Dai ritratti realizzati nello studio di Man Ray alle fotografie di New York. La mostra “Topographies” ripercorre la carriera di Berenice Abbott, fino all’8 settembre.

Al Palazzo delle Paure di Lecco, una mostra dedicata a Berenice Abbott (1898-1991), una delle più interessanti figure d’artista del Novecento, considerata “la fotografa di New York”. La rassegna, curata da Anne Morin e Piero Pozzi, col patrocinio del Comune di Lecco, prodotta e realizzata da Di Chroma Photography e ViDi – Visit Different, presenta 80 fotografie in bianco e nero, capaci di ripercorrere l’intera sua carriera, e declinate in tre sezioni che definiscono la sua cifra espressiva più caratteristica: Ritratti, New York e Scienza.

Berenice Abbott, Eugène Atget, 1927 | Getty Images

Il percorso espositivo si apre con i ritratti, realizzati a partire dal 1925 all’interno dello studio parigino di Man Ray, di cui fu assistente. Con queste fotografie, Berenice Abbott ottenne subito un grande successo, sia di critica che commerciale, al punto che entro un anno riuscì ad aprire un proprio atelier e a esporre le sue opere in galleria.

Tra gli scatti più riusciti vi sono quelli alla scrittrice Solita Solano, al fotografo Eugène Atget, all’attrice Dorothy Whitney, a Jean Cocteau o ancora, quello a James Joyce.

Berenice Abbott, Flatiron Building, Madison Square, New York, 1938 | Getty Images

Tornata negli Stati Uniti nel 1929, Berenice Abbott abbandonò il tema del ritratto a causa delle pressioni economiche che seguirono la Grande Depressione, per dedicarsi alle fotografie di New York, di cui documentò i cambiamenti e la crescita come metropoli e che possono essere definite come i suoi lavori più riusciti. I primissimi scatti furono semplicemente degli appunti, colti con una piccola fotocamera, per poi essere tradotti, nel 1932, in grande formato grazie alla sua macchina Century Universal.

Berenice Abbott, Nightview, New York, 1932 | Getty Images

La mostra prosegue con la sezione dedicata alla scienza. Nel 1939, infatti, la Abbott iniziò il suo progetto più ambizioso. Credendo che i fenomeni scientifici fossero validi soggetti artistici, s’impegnò a dimostrare che la fotografia era il mezzo più adatto e qualificato per unire arte e scienza. Lavorò per oltre vent’anni in solitudine a questo progetto, fino a quando, nel 1958, il suo lavoro venne riconosciuto dal Physical Science Study Committee e venne assunta dal MIT – Massachussets Institute of Technology. Chiude idealmente la rassegna, il documentario Berenice Abbott: A View of the 20th Centurydi Kay Weaver e Martha Wheelock (1992).

Informazioni utili

Fino all’8 settembre, Palazzo delle Paure di Lecco

Dal martedì al venerdì 9:30 – 19

Sabato, domenica e festivi 10-19

Berenice Abbott, Dorothy Whitney, Paris, 1926 | Getty Images

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