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La Biennale dell’Immagine in Movimento alle OGR di Torino. Il racconto di Bellini, Ricciardi, Lissoni

Biennale dell'immagine in movimento, OGR | Getty Images for OGR, Ph Giorgio Perottino

La Biennale de l’Image en Mouvement lascia la sede storica di Ginevra per trasferirsi alle OGR di Torino fino al 29 settembre. In mostra, le opere di otto artisti internazionali.

Prende il via dall’idea che l’era della proiezione su schermi stia volgendo al termine per lasciare spazio a nuove realtà e si propone di indagare lo stato odierno delle immagini e il loro display espositivo. L’edizione 2018 della storica manifestazione ginevrina Biennale de l’Image en Mouvement trasloca a Torino grazie alla collaborazione tra il Centre d’Art Contemporain Genève e le OGR e prende il titolo di The Sound of Screens Imploding. Nel video, la manifestazione raccontata da Nicola Ricciardi, direttore artistico di OGR, Andrea Bellini, Direttore del Centre d’Art Contemporain Genève e Andrea Lissoni, curatore e Senior Curator della Tate Modern di Londra.

Biennale dell’immagine in movimento, OGR | Getty Images for OGR, Ph Giorgio Perottino

Dialoghi tra artisti differenti per poetica e provenienza geografica ma tutti radicati al contemporaneo all’interno di un allestimento scenografico ideato da Andreas Angelidakis.

C’è Walled Unwalled di Lawrence Abu Hamdan, che riflette sui confini fortificati tra le nazioni e sui muoni, particelle in grado di attraversare le superfici, Demos Bar di Andreas Angelidakis, un sistema di sedute dorato che rimanda all’ultima crisi economica che ha colpito la Grecia, No History in a room filled with people with funny names 5 di Korakrit Arunanondchai & Alex Gvojic, una serie di video che indagano la pluralità dell’esperienza e dell’esistenza umana, Party on the CAPS di Meriem Bennani che immagina le possibile strutture di dislocamento imposte agli immigrati intercettati dagli Stati Uniti, Emissary’s Guide to Worlding di Ian Cheng, un ebook che si rivolge a chiunque sia interessato a unire la complessità del mondo con il limite della psicologia umana, Two carceral depictions in the Nueva Coronica’s chapter on the Inka’s justice di Elysia Crampton, installazione che emerge come uno scontro tra la negatività e lo zero, Womb Life di Tamara Henderson, che si presenta come un set cinematografico abitato da una troupe che si è ritirata dopo mesi di riprese e Wildcat (Aunt Janet) di Kahlil Joseph, un’iterazione a tre canali del cortometraggio originale Wildcat girato in Oklahoma.

Kahlil Joseph, Wildcat (Aunt Janet), 2016 | OGR

Informazioni utili |

Fino al 29 settembre, OGR, Torino

Giovedì e venerdì 15-22

Sabato e domenica 11-19

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