Giovanni Gaggia, Ch’arsi di foco, TOMAV - Torre di Moresco Centro Arti Visive (foto Natascia Giulivi)
Progetto dedicato a Leopardi al Torre di Moresco Centro Arti Visive. E a Morcone, nel beneventano, la sedimentazione della performance ideata per la Biennale Arte. Tutte le immagini
Nulla vive di un’esistenza propria, tutto si iscrive in un universo circolare fatto di intuizioni, metabolismi intermodali, connessioni trasversali, memorie che poi tornano a essere fonti primarie. È la causalità uno dei fondamentali principi informatori dell’opera di Giovanni Gaggia: e ne sono testimonianza diversi progetti che nell’estate hanno visto l’artista protagonista, in location spesso tutte da scoprire in giro per il Paese. Come nell’ambito di TOMAV – Torre di Moresco Centro Arti Visive, realtà animata da Andrea Giusti in una caratteristica e affascinante torre eptagonale ubicata nel centro storico del piccolo borgo di Moresco, nell’entroterra marchigiano. È qui che Gaggia presenta fino all’8 settembre Ch’arsi di foco, eterogenea partitura che lo porta a rapportarsi attraverso disegni, piccole sculture in ceramica ed un arazzo ricamato, con il territorio limitrofo, “ricollegandolo alla vita e alla singolarità di ognuno, con un omaggio a Leopardi di cui quest’anno si festeggiano i duecento anni della stesura dell’Infinito”, come nota la curatrice Milena Becci.
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Un bel salto verso sud, e nel pieno del Sannio torna Elementum Aether, performance che Gaggia ha creato in omaggio a Beverly Pepper in occasione della 58^ Biennale di Venezia, in dialogo con le Todi Columns tornate allo Spazio Thetis in Arsenale: in agosto ha mutato forma giungendo a Morcone, nel beneventano, per la mostra Imago Murgantia – Emergenze Artistiche, a cura di Azzurra Immediato e Massimo Mattioli. In tale occasione, Elementum Aether ha generato un doppio colloquio con il pubblico ed i luoghi che hanno accolto la mostra; se in catalogo si legge di “connessioni trasversali ed esperienziali”, qui si è proceduto per partiture circolari. L’opera, dapprima esposta nel magico spazio dell’Auditorium di San Bernardino, è stata poi protagonista di una performance in un luogo altro, un giardino, in cui il performer Massimiliano Mazzei ha articolato un lirico rapporto tra il corpo e lo spazio, in cui tracce vive dell’opera ed il corpo nudo di Mazzei hanno originato un contrasto primigenio, grado zero delle cose. Gaggia, la cui regia ha modulato la performance come “viaggio”, attraverso la metafora dello spostamento, dello spazio duplice, dell’oggetto valigia in cui poi ha ritrovato posto l’opera, di nuovo in San Bernardino, ha dato vita ad una rigenerazione time e site specific per Imago Murgantia, offrendo una nuova ed inusitata consapevolezza al valore dell’arte e della sua interazione con il reale.
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10 • La mafia non è più quella di una volta (Franco Maresco)
Mentre le commemorazioni stemperate delle stragi normalizzano l’idea ripugnante della mafia, nella Palermo di Orlando si consuma uno straniante spettacolo neomelodico dedicato a Falcone e Borsellino che Maresco usa per raccontare la deriva del tessuto sociale e delle istituzioni nei confronti degli omicidi di mafia. Iconica e memorabile la presenza della fotografa Letizia Battaglia.
2019
09 • Touch me not (Adina Pintilie)
Contestatissimo Orso d’Oro a Berlino 2018, il film è un confronto centripeta, intimo e tagliente sulla sessualità vissuta in condizioni di disabilità, sia essa emotiva, come per Laura che non tollera il contatto umano, o conciliata come per l’attivista politico Christian e l’attore Tómas, affetti da disabilità. Necessario e sorprendente.
2018
08 • Il traditore (Marco Bellocchio)
Come Tommaso Buscetta è diventato la risorsa più importante per le indagini del giudice Giovanni Falcone, impegnato a istruire il primo maxiprocesso a carico di “cosa nostra”. Surrealismo, narrazione serrata e sguardo sociologico ne fanno una delle visioni memorabili dell’anno.
2019
07 • Suspiria (Luca Guadagnino)
Il regista di Call me by your name muove dalla fiaba gotica di Dario Argento per realizzare la sua lunga discesa agli inferi - carnale quanto politica - ambientata nella Berlino degli anni Settanta. Iconico, magnificente e fisico.
2018
06 • The Rider - Il sogno di un cowboy (Chloé Zhao)
La giovane regista che sta lavorando a Gli Eterni per la Marvel ci regala una preziosa elegia fra fiction e documentario. Paesaggi monumentali e un gradiente di colori dall’ocra al ceruleo avvolgono i protagonisti, il loro dolore e la loro intimità nel mondo dei cowboy del Sud Dakota.
2018
05 • La vita invisibile di Eurídice Gusmao (Karim Aïnouz)
Rio De Janeiro, anni Cinquanta, il vivido racconto del rapporto fra due sorelle: Guida ed Eurídice che finisce per essere travolto e mistificato dagli errori e dalle scelte di entrambe in una società cieca e patriarcale. Le lettere di Guida a Euridice invitano lo spettatore a innamorarsi di due delle protagoniste più interessanti del cinema di quest’anno.
2019
04 • Joker (Todd Phillips)
La proposta indecente del regista di Una Notte da Leoni ha convinto Warner Bros. e DC Comics, trionfando a Venezia e conquistando il botteghino. Non si tratta di Joaquin Phoenix che fa il suo ingresso nel DC Extended Universe ma è il mondo dei fumetti a entrare in quello cupo, poetico e fisico di Phoenix.
2019
03 • La Favorita (Yorgos Lanthimos)
Ritmo, opulenza, umori, dissapori, desiderio e violenza, ecco gli ingredienti del magnifico affresco di Lanthimos, nel quale si consuma la lotta senza quartiere fra le due favorite della regina Anna Stuart (interpretata dall’immane e geniale Olivia Colman): Lady Sarah (Rachel Weisz) e l’infingarda Abigail (Emma Stone), guerra domestica che neanche a dirlo diverrà diplomatica e politica.
2018
02 • Mademoiselle/The Handmaiden (Park Chan-wook)
Opulento, machiavellico e liberatorio. Il regista di Stoker costruisce una nuova visione di erotismo, inganni e dinamiche domestiche, traslando il romanzo Ladra di Sarah Waters nella Corea del sud degli anni Trenta, occupata dal Giappone.
2016
01 • Parasite (Bong Joon-ho)
Il cinema sudcoreano ha raggiunto traguardi altissimi ma è in Parasite che trova il suo capolavoro: intreccio, umorismo, lotta di classe, folklore, estetica e sguardo politico, tengono incollato lo spettatore fino all’ultima sognante e ribaltata inquadratura.
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