Martin Eden è il film rivelazione di quest’anno che racconta la storia dell’omonimo romanzo scritto da Jack London esattamente 110 anni fa
Già uscito nelle sale cinematografiche, Martin Eden è il film di Pietro Marcello (La bocca del lupo, Bella e perduta) con cui Luca Marinelli si è aggiudicato la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile alla 76esima edizione della Mostra del Cinema.
Nel suo personalissimo Martin Eden, Marcello non ne tocca l’anima più profonda – raccontandoci la medesima storia del romanzo di Jack London – ma la “sradica” e la ricolloca in Italia, in una Napoli drammatica di non si sa quando.
Il marinaio Martin Eden, dalle grandi mani e la stazza possente, salva la vita di Arturo, giovane rampollo della borghesia industriale. Ricevuto nella casa della famiglia del ragazzo per i dovuti ringraziamenti, Martin conosce Elena, giovane donna colta e raffinata, sorella di Arturo, di cui si innamora al primo sguardo.
Gli occhi blu della giovane donna diventano ossessione, ma anche miccia per la rivoluzione interiore del nostro eroe senza paura, che da disgraziato marinaio aspira a elevarsi a giornalista.
Da questo momento iniziano le fatiche di Martin che, come un Ercole moderno, affronta per fuggire dalla propria umile origine inseguendo il sogno di un amore.
Studiando conosce l’anziano intellettuale Russ Brissenden che lo avvicina ai circoli socialisti, ma più di tutto lo accompagna alla ricerca di una verità senza filtri.Martin inizia a scrivere poesie e racconti sviluppando una soggettività sociale che si muove tra Karl Marx e Herbert Spencer, tra un socialismo critico e un individualismo anarchico che lo allontaneranno progressivamente dall’ambiente di Elena, tanto da entrare il conflitto con ciò che prima aveva disperatamente desiderato.
Abbastanza fedele nella storia, il film di Pietro Marcello è senza dubbio unico nella forma. Ambientato in un non-tempo, ogni scena raccoglie frammenti e dettagli appartenenti a epoche diverse per un risultato d’insieme teatrale e onirico.
Il regista ci mostra la storia del suo marinaio attraversando tutto il ‘900, così televisori del boom economico vengono affiancati ad abiti del primo novecento, rendendo il film totalmente libero da coordinate temporali. Questo viaggio nel tempo e nella vita di Martin è reso ancora più straniante e poetico grazie all’utilizzo sapiente di materiale da repertorio montato in maniera visionaria nel corso della narrazione.
L’approccio di Pietro Marcello è un’originale ricerca nel costruire uno sgangherato ponte tra un’opera storica e il nostro mondo. La forza del suo cinema sta proprio nel pensare e rendere un montaggio che tocchi le corde profonde dello spettatore.
Le immagini producono movimento, eccellentemente dominato dal protagonista Martin Eden – dall’ attore Luca Marinelli, che completa il moto rendendo l’opera cinematografica un prodotto ambizioso e ricco.Marinelli dimostra ancora una volta le sue straordinarie capacità interpretative, trascinandosi con se’ le lacrime e l’amore di chi lo guarda.Il peso emotivo ricercato e messo in scena forse non regge alla perfezione nella seconda parte del film, quella dove – con un’ellissi – ci ritroviamo catapultati nella seconda vita di Martin Eden, quella dell’intellettuale affermato e non più di un marinaio che combatte nelle onde. Nonostante il lieve affievolimento, l’opera provoca un’importante fascinazione: e proprio come un quadro impressionista, è un film che esige una visione di insieme per poterne apprezzare ogni singolo dettaglio.
Martin Eden si configura così come un caleidoscopio di immagini, desideri, sentimenti, memoria e poesia che lascia esausti e senza fiato ai titoli di coda. E quando si esce da una sala senza fiato e la testa sgombra di pensieri, ma fitta di immagini e sensazioni, allora è la prova che il regista ha saputo muovere correttamene le corde emotive che lo spettatore gli ha affidato per qualche ora.