Mr. Savethewall si racconta al Motel Nicolella: «La street-art è morta.. mentre l’arte urbana, invece, rimane più viva e vegeta che mai»
Mr. Savethewall, benvenuto al Motel Nicolella.
Ultimamente ho parlato spesso di street-art complice la passione del mio amico Andrea Concas e del collezionista Matteo Maffucci che mi hanno raccontato come si sta evolvendo questo mondo. Poi probabilmente questa visita non poteva cascare in settimana più adatta, con la vetrina di Banksy a Londra proprio durante Frieze, o la veduta del parlamento inglese popolato da scimmie (in vendita a 2 milioni). E allora cominciamo proprio da qui, come si evolve questo mondo, quello della street art? Come sta cambiando, come siamo arrivati qui dai murales nelle metro di Brooklyn degli anni ’70?
Grazie per l’invito Giacomo.
Probabilmente in un momento in cui l’offerta artistica non ha strade ben definite, è la “strada” stessa che diventa significativa per l’arte, insieme a tutto ciò che porta con sé. La street art non era ancora entrata negli ambienti più intellettuali dell’arte e, soprattutto nel suo mercato e, come spesso accade per ciò che è underground, nel momento stesso in cui è stata riconosciuta dall’establishment dell’arte, è morta. Per me la street-art è morta.
In effetti, proviamo a ragionarci insieme: un movimento caratterizzato da una serie di regole non scritte quali “illegalità, anonimato, anarchia, indomabilità, inacquistabilità” che contravvenga, una dopo l’altro, a tutti i propri principi fondamentali, non può più essere definito la stessa cosa che era in origine. L’arte urbana, invece, rimane più viva e vegeta che mai.
In Italia, per me, che tra l’altro sono l’autore del “manifesto della fine della street art”, è finita con la mostra su Banksy al Mudec; era già in “coma farmacologico” prima, con l’evento di Sgarbi al PAC di Milano e ancor prima agonizzante per tutta una serie di blasonati eventi nel mondo. Ricorderai la protesta di Blu che cancellò tutti i suoi lavori dai muri piuttosto che vederli in un museo. Non sono il solo a pensarla così.
Tuttavia, la fine di un mondo spesso rappresenta la nascita di un mondo nuovo. Ed ecco che entriamo nel variopinto pianeta della post-street art. Il più famoso è Mr. Brainwash, poi c’è tutto il magico sistema dei satelliti epigoni di Banksy, muralisti straordinari, virtuosisti iperrealisti e caravaggeschi, i tridimensionalisti da urlo. Tra questi ci sono anch’io. Mr Salva il muro.
Chi è Mr. Savethewall? Se dovessi descriverti, se dovessi raccontare in poche righe quello che fai.
Mr. Savethewall è un artista intellettualmente onesto, direi meglio, autentico. É vero in un mondo in cui esserlo non sempre paga, ma alla lunga è una garanzia. Cerca di essere leggero (nell’accezione più calviniana possibile), nel passare messaggi profondi che prima di tutto valgono per se stesso. Non ha tra le proprie ambizioni quella di risolvere il problema della fame nel mondo o dei conflitti internazionali attraverso la propria arte, bensì il bisogno di avere come oggetto di ricerca artistica la famiglia, i cui membri sono poi gli attori culturali politici economici della società in cui viviamo e che determineranno quella in cui vivremo. É perfettamente conscio del fatto che “la famiglia del mulino bianco non esiste” e che la vita sia meravigliosa (forse anche proprio per questo). Crede che i sogni siano realizzabili, ma solo “alzando il culo” e avendo obiettivi chiari. Del resto “ognuno è le scelte che fa”. Senza se e senza ma.
Per la tua ultima mostra da Deodato hai realizzato opere sempre con stencil e vernice spray ma in edizione unica, opere uniche insomma. Normalmente è l’edizione che la fa da padrona per la street art, come mai?
Lo stencil, per sua natura e storia, nasce per essere replicato velocemente fino a quando diventa infruibile e si butta. Veniva usato nella street-art per azioni illegali, spesso agite nottetempo, correndo da un muro all’altro della città, lasciando quanti più messaggi identici fosse possibile. Pertanto non ho mai avuto problemi a replicare i miei lavori perché l’ho sempre considerato coerente con la mia poetica, con il desiderio di far arrivare il mio messaggio a quante più persone e in quante più case possibili. Inoltre ogni volta che si usa il medesimo stencil il lavoro risulta comunque diverso dal precedente, un po’ come le serigrafie di Warhol. La scelta oggi è di rottura sotto tanti punti di vista, non solo con l’edizione unica. Con il colore, innanzitutto. Si tratta di opere rigorosamente in nero e bianco a cui sono arrivato a seguito dell’abuso cromatico contemporaneo che rende street-art ogni cosa che tocca. Per l’oggetto specifico della mia ricerca, poi, il linguaggio, voglio dimostrare che non c’è una sola immagine originaria valida per tutti vincolando la parola ad una sola immagine.
Quando ti dico “lingua” a cosa pensi? Potrei scrivere lingua e disegnare quella dei Rolling Stones, oppure una lingua alla Albert Einstein, oppure pensare a quella inglese, quindi al linguaggio.
Immagini e parole in inglese corredate dalla loro fonetica per affermare che il subentro dell’inglese all’italiano può avere delle implicazioni con la nostra identità. I detrattori di questo mio pensiero ritengono che la rosa, che tu la chiami in italiano o in inglese, abbia lo stesso profumo. Allora rispondo che anche “Ti Amo” e “Ti voglio bene” in inglese, hanno lo stesso sapore: si dice solo “I love you”.
A proposito, se ti dico Lingua, a cosa pensi?
Personalmente con lingua penso a quella di vitello lavorata che diventa uno straordinario salume, o in umido, alla francese. Dimmi, quali sono le tue tematiche/soggetti prediletti? Dove ti piace catalizzare l’attenzione?
Che bella questa domanda. Le mie tematiche e i miei soggetti sono tratti tutti dalla mia esperienza quotidiana di vita. Pensavo fosse speciale e diversa da quella di tutti gli altri e mi sono reso conto che spesso, prendere momenti della mia vita e rileggerli secondo la mia arte, in chiave ironica, ludica, talvolta tagliente o addirittura dissacrante ma cercando sempre di allontanarmi il più possibile dalla banalità, mi accomuna a quella di altri, di tanti altri che si identificano e mi ringraziano per averli fatti riflettere. Desiderano avere il mio lavoro come promemoria.
Tutto, quindi, è spunto di riflessione e oggetto di ricerca, da quando mi alzo al mattino e mi accorgo che la mia famiglia non è perfetta, che ho un obiettivo nella vita, una responsabilità nei confronti dei miei figli, che sono un peccatore, che eccedo, che faccio confronti, critico la politica e anche i miei colleghi artisti… che lavoro tanto e torno a casa stanco, che crollo sul divano, che guardo le serie di Netflix. Questo è il filone della mia ricerca, da cui escono le mie tematiche e i miei soggetti. Attento, potresti essere il prossimo!
Quali sono gli street artist da seguire oggi, magari su Instagram, a parer tuo?
Seguo tutto ciò che viene definita o si autodefinisce street-art perché è il mio lavoro e sono interessato a capire come si sta evolvendo. Quindi i miei riferimenti sono, in partenza, quegli autori che hanno una poetica o un linguaggio vicino al mio e che seguo con grande passione ed interesse, quindi Banksy, Pejac. Ma anche gli storici e più famosi come Obey, Ron English, JR, Os Gemeos e i post-streetartist che sono talmente tanti da aver sentito il bisogno di andare avanti, verso un altrove. Non saprei dirti chi seguire perchè a parte ciò che devo seguire per forza, ora sto guardando altrove.
– Cosa posso offrirti da bere?
Una Perrier, grazie.