La mostra L’eternità in un giorno, dall’11 ottobre 2019 al 6 gennaio 2020 alle Scuderie del Quirinale, Roma, racconta l’attimo di due città, Pompei e Santorini, colpite da un comparabile disastro vulcanico.
“Di tutte le catastrofi che si sono abbattute sul mondo, nessuna ha procurato tanta gioia alle generazioni successive”
Ciò è quanto afferma Goethe nel momento in cui visitò la città di Pompei negli anni in cui si promossero i primi scavi: una frase che stona, se si considera la sofferenza vissuta dagli abitanti e testimoniata, per esempio, dalle lettere di Plinio il Giovane a Tacito ma che, in realtà, anticipa la curiosità che suscitò nei posteri quella tragica, ma affascinante, catastrofe.
Pompei, simbolo di una città colta dall’eruzione del Vesuvio, con i suoi affreschi, dipinti, ceramiche, oggetti quotidiani, reperti organici e calchi dei corpi, si accomuna ad Akotiri, insediamento minoico sull’antica Isola di Thera (oggi Santorini) nonché Pompei dell’Egeo che, 1700 anni prima, come la città alle pendici del Vesuvio, crollò sotto la violenza dell’eruzione dell’omonimo vulcano ridisegnando per sempre la geografia del Mediterraneo.
Le loro storie dialogano, a partire dall’11ottobre, nelle sale delle Scuderie del Quirinale, raccontando un mondo lontano con riferimenti alla vita degli antichi, rapportata agli spazi urbani, al rito, alla vita domestica, ma anche all’arte e alle suggestioni di artisti moderni e contemporanei da Turner a Damien Hirst, passando per Valenciennes, Warhol, Burri e Giuseppe Penone, e realizzando un percorso immaginario in grado di far rivivere un passato, ancora presente.