La Galleria Internazionale d’Arte Moderna Ca’ Pesaro di Venezia presenta dal 19 ottobre la mostra “Senza Respiro/Breathless” in occasione dei 20 anni di “Sensation”, celebre mostra tenutasi nel 1997 alla Royal Academy of Arts di Londra. A cura di N. Rosenthal, H. Woodlock ed E. Barisoni l’esposizione si concentra su sedici artisti contemporanei della nuova generazione londinese che attraverso le loro opere si domandano: Qual è il ruolo dell’artista nella società contemporanea? La tecnologia ci sorveglia? Qual’è il nostro impatto sul clima?
L’irruzione del libero mercato di fine secolo scorso a Londra, città competitiva che ora sta fronteggiando precarietà e povertà, ha provocato ansia e angoscia. Secondo le parole di Rosenthal: “[…] sembriamo vivere in uno stato che vira quasi schizofrenicamente tra la felice sensazione di indipendenza individuale, e talvolta nazionale, […] e il pessimismo che suggerisce che stiamo arrivando alla fine del mondo per come lo conosciamo”. Il filo rosso delle opere esposte (troviamo dipinti, sculture, installazioni, video e performance) è il legame tra la persona e il suo quotidiano, l’inquietante sorveglianza della tecnologia, l’alienazione e la vulnerabilità dell’uomo, la massificazione e la politica. Diverse opere parlano dell’essere estranei e presenti, lontani e vicini, parlano di tensione e la cassa con cui parlare al telefono con l’artista che, mentre vive altrove ci può osservare e interloquire con il fruitore, ne è la prova.
Gli Young Artists of London parlano dei nostri tempi ribelli, in cui caos ed incertezza governano sovrani ma si riferiscono anche alle manifestazioni d’arte passate: dagli outsider londinesi alla costante ricerca del nuovo, alla Scuola di Londra con personaggi come Francis Bacon, Lucian Freud, e Leon Kossoff i quali inventarono forme colte di pittura figurativa, fino ad arrivare alla rivoluzione sessuale con artisti come Richard Hamilton.
Gli Young British Artists (YABs) con le loro opere intrise di ironia, non prendono sul serio la realizzazione delle immagini (sebbene meditata) ma piuttosto indagano tematiche ispirate all’ambito sessuale, alla tecnologia, alla politica e al cambiamento climatico.
Quale compito ha lo spettatore? Quello di immergersi nel sense of humor britannico e di ogni artista. Alice Channer per esempio con l’opera Crustacean Satellites (2018) espone una serie di gusci di granchio metallizzati appesi al soffitto seguendo una struttura circolare. L’opera infastidisce d’impulso lo spettatore che vede questi gusci appesi ma quello che in realtà vuole esprimere la Channer è la tensione distruttiva tra l’industrializzazione e l’ambiente in costante deterioramento.
La mostra, basata su circa sei sale espositive, vuole mostrare l’impatto umano sull’ambiente naturale e, allo stesso tempo, l’effetto della modernità sulla società. Già Darwin riconosceva la vulnerabilità dell’uomo che privo di pelo non ha protezione, che non ha artigli per difendersi e che piccolo e lento non a possibilità di trovare nutrimento e per questo tende a ricercare comunità per unirsi e farsi forza. Ma la tensione del capitalismo ha indebolito i legami sociali a favore dell’individualismo e dell’ascesa personale. Questa forma di dissociazione è un argomento chiave nell’opera esposta di Sahib Taken by your equivocal stance III in cui utilizza felpe sportive maschili inserendole all’interno di pannelli di vetro, evocando quindi alla tattilità ma al contempo alla frustrazione dei sensi.
La serie Leg chair di Anthea Hamilton affronta il tema uomo e industria in quanto le gambe della sedia sono le gambe di una donna. Le gambe sorreggono l’uomo ma anche la sedia industriale lo sorregge: su cosa ricade quindi il peso?
In conclusione, lo stress, l’ansia e la depressione che hanno seguito il capitalismo potrebbero essere considerati una malattia generazionale, una senso di soffocamento generale.
Questa esposizione bisogna interpretarla come un segno, un simbolo di sofferenza e inquietudine, un grido di dolore, un urlo primordiale, e la rappresentazione di una generazione di giovani artisti che, nonostante tutto, continuano a cimentarsi nell’arte alla ricerca di speranza.
Informazioni utili
La mostra sarà visitabile dal 19 ottobre 2019 al primo marzo 2020 dalle 10:30 alle 16:30 escluso il lunedì.