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Un ricordo di Marcello Lo Giudice sul maestro del colore Ettore Spalletti


Ettore Spalletti è morto lo scorso 12 ottobre, nella sua casa di Spoltore, in provincia di Pescara.

Aveva 79 anni (era nato nel 1940 nella vicina Cappelle sul Tavo, sempre in provincia di Pescara). La sua poetica si ispirava a quella dei classici: Beato Angelico, Paolo Uccello, Raffaello.

Ettore Spalletti è stato assoluto maestro del colore e della pratica concettuale, spesso definita meditativa poiché risultato di una tecnica originale, lenta ed estremamente metodica. Dopo quello del suo amico e gallerista Massimo Minini, riceviamo e pubblichiamo un suo ricordo dall’artista Marcello Lo Giudice

Di ritorno da un viaggio ho saputo della scomparsa di Ettore Spalletti e scrivo 4 parole in suo omaggio.
Io Spalletti non l’ho mai conosciuto, ma mi piacevano i suoi dipinti, così differenti e opposti ai miei.
Io vulcanico, metamorfico, energico e lui così lirico e silenzioso.
Sì, Spalletti era il pittore del silenzio, della quiete, del nulla, dell’assenza.
Nei suoi dipinti, celesti, bianchi con oro, rosa e tutte le tonalità a lui care, c’era un grido della vita. E per questo erano interessanti, perchè ci facevano pensare e ci allontanavano dalla realtà per volare in cielo.
Quando nel 2017 il comitato della collezione Croce Rossa Monaco mi aveva chiesto di indicare un pittore italiano, ho fatto il suo nome. Doveva creare un’opera per il famoso Gala della Croce Rossa 2017, con tutti gli onori che tale evento riservava agli artisti. Lui aveva prima accettato, per poi declinare l’invito dopo alcuni mesi.
Forse è stato mal consigliato, o forse stava male, ma questo rifiuto ha creato il caos nel comitato della Croce Rossa del Principato.
E io che credevo di fare un piacere e un omaggio alla sua arte, mi sono trovato quasi responsabile in negativo di averlo invitato.
Nella vita rifiutare è spesso sinonimo di dubbio, paura. Per questo io dico quasi sempre di sì, andare avanti è nella mia natura solare.
Ma adesso che Spalletti non c’è più, l’unico pensiero va al bravo pittore, tra i pochi in Italia, e al suo modo di vivere timido, isolato ed eremita nel suo studio.
La morte di un artista per me è un dolore doppio.
E “non chiedere per chi suona la campana, essa suona anche per te”.

Marcello Lo Giudice

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