L’Attimo Prima: rinascita e consapevolezza nell’esordio letterario di Francesco Musolino. Intervista
«L’assenza è presenza concentrata» Emily Dickinson
«E alla fine, forse il cibo è alla base di tutto» Anthony Bourdain, Kitchen Confidential
L’Attimo Prima, romanzo d’esordio del giornalista culturale Francesco Musolino è una storia universale di rinascita, la traduzione dell’inquietudine vissuta da una generazione nei confronti del futuro.
A Messina, Lorenzo vive una vita di stasi, lavora in un’agenzia di viaggi (per la quale ha avuto la geniale idea di elaborare percorsi vacanzieri senza infanti) ma la sua passione è la cucina. Lorenzo non ha mai lasciato l’isola, stava per farlo dopo l’università per realizzare i suoi sogni di chef ma la sua vita è stata sconvolta giusto un attimo prima di partire. È così che i suoi piani sono cambiati e le sue aspettative e desideri sono rimasti bloccati sull’isola. Lorenzo ci porta nel suo passato, ci racconta le ragioni e le influenze di quell’attimo prima sulla sua vita: il ristorante a conduzione familiare dove lui e la sorella sono cresciuti felici giocando sotto i tavoli di legno (posizione ideale per sgraffignare dalle preparazioni di mamma un pezzo di morbida pasta di pane) osservando i genitori: figure inafferrabili e amate, il cui racconto è già di per sé una storia bellissima.
Una galleria centripeta di personaggi circonda Lorenzo: la sorella tornata da lunghi viaggi in giro per il mondo, Samira l’extracomunitario tuttofare che ha sempre una massima adatta all’occasione, la splendida Sveva e le sue cucine, il capo buongiornissimo Giorgio, l’amico Salvatore che gli invia foto di interni casalinghi in cui immaginare vite che non sono la sua. Tutti accompagneranno Lorenzo verso la consapevolezza che una possibilità di felicità esiste, tutti saranno per lui cura, insegnandogli a non nascondere le cicatrici, secondo la metafora dei preziosi kintsugi, oggetti in ceramica (in genere vasellame) infranti e riparati attraverso l’utilizzo di oro e argento liquido, collanti che mostrano le saldature fra i cocci, aumentando la bellezza e il valore dell’oggetto originale.
L’Attimo Prima è una vera e propria categoria emozionale in cui ogni lettore può riconoscersi, le pagine di Musolino ci ricordano che i genitori sono un grande evento storico che avviene nel privato di tutti noi, che ci influenza, limita e muove le nostre scelte. Il romanzo di Musolino è ricco delle immagini che Lorenzo mostra al lettore come fossero le stampe raccolte in un album di famiglia, la più intensa rimane quella del padre che fuma inquieto e silenzioso scrutando l’orizzonte disegnato dal mare, quali pensieri lo attraversano? Ne verremo mai messi a parte? I genitori sono un difficile mistero con cui dobbiamo fare i conti.
Francesco Musolino ha raccontato, per le principali testate giornalistiche, le voci della narrativa contemporanea, la cultura culinaria (da recuperare le sue interviste agli chef stellati del Belpaese) e le nuove tecnologie, molti di noi lo hanno conosciuto grazie al suo progetto di lettura no profit su Twitter @Stoleggendo, uno dei primi e più organici account di condivisione della lettura online, oggi anche media partner dell’ultima edizione di Internazionale a Ferrara. Lo abbiamo incontrato per parlare con lui del suo primo romanzo.
L’Attimo prima è introdotto da una citazione di Kitchen Confidential di Anthony Bourdain, durante la lettura incontriamo Il Cucchiaio d’Argento e i genitori di Lorenzo hanno fra i loro talismani di cucina una copia sdrucita de Le Répertoire de la Cuisine regalo di un altro cuoco, durante un viaggio in Normandia. L’approccio culturale all’arte della cucina sembra indispensabile per lo sviluppo del tuo protagonista.
Lorenzo è un ragazzo inadatto alla vita, ha bisogno di forgiare una forma di corazza intellettiva quindi il suo approccio alla cucina non è impastare la pasta fresca, tagliarsi e mettersi un cerotto come magari farebbe Bourdain o provare le ostriche (anche quelle dubbie!), cimentarsi o approfittare delle occasioni, quanto piuttosto studiare, osservare la danza della madre ai fornelli, essere attento ai gesti, mettersi alla prova ideando ricette, il suo è un approccio completamente intellettivo perché lui è sicuro che arriverà il momento perfetto in cui tutto si compirà, il problema è che non ha fatto i conti con la vita.
L’Attimo prima lavora su due grandi misteri: l’isola, il suo potente magnetismo nonostante le grandi difficoltà e i genitori, la cui vita, il passato e le scelte fatte risultano indecifrabili agli occhi dei figli. Pensi sia possibile risolverli o almeno trovare un modo per conviverci?
Bisogna fare i conti innanzitutto con le proprie radici, sia geografiche sia emotive. Abbiamo tutti dei sospesi, delle cose che sono state così compiute nell’adolescenza che poi si riproporranno, fatalmente. Finiamo per amare delle persone che sono lo specchio di quelle che ci hanno amato e ci hanno cresciuto, un po’ un circolo vizioso da cui Lorenzo dovrà tirarsi fuori, dovrà capire che la Sicilia non lo tiene in ostaggio ma che semplicemente si trova dentro un flusso di eventi e deve trovare il suo modo, che è anche il modo per tirarsene fuori. Rispetto ai genitori, il loro amore, essenziale, puro, l’amore di una vita, è la dimostrazione che si può essere tutt’uno con un’altra persona e quindi senza dubbio è un ideale da inseguire.
Francesco, hai lavorato a corsi di scrittura e di lettura, il tuo progetto @stoleggendo, su Twitter, è una delle prime e più organiche iniziative di condivisione della lettura. Quanto queste esperienze hanno influenzato la lingua del tuo romanzo?
L’idea era di scrivere di un libro di risalita e non di caduta, che non fosse un romanzo completamente egocentrico ed egoriferito, che non raccontasse di un lutto ma di una perdita seguita da una risalita verso la vita, per fare questo ho cercato una giusta distanza, una lingua che fosse pulita, che non fosse astrusa. Nelle prime tre pagine stringo un patto col lettore, mi rivolgo direttamente a lui, gli tendo la mano e lo invito a entrare dentro questa storia, quindi l’idea era quella di una scrittura che fosse fluida e pulita, che si inseguisse la cosa più complicata: la leggerezza, anche nel trattare temi come la perdita.
La filosofia e la cultura orientale hanno una grande importanza per lo sviluppo narrativo de L’Attimo Prima. Qual è il tuo rapporto con il pensiero zen e l’immaginario orientale?
Ho studiato Jung per vie traverse, mi piace moltissimo quando dice che buttare un ponte verso l’Oriente e improvvisamente convertirsi alla filosofia orientale per un occidentale è pressoché impossibile. Nel caso di Lorenzo è diverso, l’Oriente arriva da lui, tramite il daruma (regalatole dalla sorella tornata dal Giappone, ndr), tramite la metafora del kintsugi, tramite la carpa koi, le massime di Samira, delle cose che lui comincia a cogliere e a elaborare quando è pronto a farlo. Il pensiero zen è fantastico ma temo sia per noi occidentali pressoché impossibile da raggiungere nella sua essenza, tuttavia il tema della perseveranza, il tema dell’I Ching, la sincronicità, sono delle cose che mi affascinano moltissimo e che sono arrivate dentro la trama al momento giusto.