Novembre denso di inaugurazioni per il Centro Pecci di Prato. 3 aperture contemporanee riempiono l’autunno toscano e i 3000 m² di sale espositive del museo. Come da tradizione, lo sguardo si poggia sul contemporaneo e ne intercetta le suggestioni più prossime, provenienti dall’attualità più stringente.
Romanistan, Luca Vitone.
Dall’8 novembre 2019 al 15 marzo 2020, opening: giovedì 7 novembre ore 18.30
Romanistan, progetto vincitore della quarta edizione dell’Italian Council (2018), è il racconto del viaggio compiuto da Luca Vitone (Genova, 1964) per ripercorrere a ritroso, da Bologna a Chandigarh, il cammino di Rom e Sinti dall’India nord occidentale fino all’Italia. Un film, una serie fotografica e un libro d’artista: Romanistan è un progetto multiforme che intreccia la storia romana (con le migrazioni verso est avvenute tra l’VIII e il XIV secolo) e quella sempre attuale della popolazione Rom.
Il titolo Romanistan deriva proprio dalle parole di Manush Romanov, rappresentante Rom proveniente dalla Bulgaria, il quale immaginò la possibilità di dar vita ad un paese Rom. Per ora, però, si continua a viaggiare. Più o memo sullo stesso percorso che ha affrontato Vitone: durato sei settimane e partito da Bologna, dove per la prima volta nel 1422 la presenza di persone Rom è stata ufficialmente documentata, si è concluso nella città di Chandigarh in India, passando per Slovenia, Croazia, Serbia, Romania, Bulgaria, Macedonia, Grecia, Turchia,
Georgia, Armenia, Iran, Pakistan.
Nel progetto l’artista intende evidenziare la poetica del popolo Rom che, grazie al suo vivere senza patria, senza esercito e senza confini, rappresenta un ideale moderno e transnazionale di popolo.
بیت Bayt, Mario Rizzi.
Dall’8 novembre 2019 al 15 marzo 2020, opening: giovedì 7 novembre ore 18.30
La prospettiva guarda ancora a Est, nel medio-oriente questa volta, con la mostra بیت Bayt, di Mario Rizzi. Bayt, che in arabo significa casa, è una trilogia cinematografica iniziata con Al Intithar (L’Attesa, 2013), proseguita con Kauther (2014) e conclusa ora con The Little Lantern. La serie di film contribuisce a dare una visione sensibile, profonda e complessa di temi quali l’identità femminile nel mondo arabo, il concetto di casa e di sradicamento, le spinte tra innovazione e conservazione che hanno percorso e percorrono il Mediterraneo.
The Little Lantern racconta la storia di Anni Kanafani, che parte negli anni sessanta quando, per amore di un importante scrittore, poeta e attivista palestinese, Ghassan Kanafani, la donna di origini danesi decide di trasferirsi nei campi profughi del Libano. Dopo la morte del marito, ucciso in un attentato insieme alla nipote Lamis, Anni Kanafani ne ha proseguito il sogno di giustizia e integrazione. Anche i due film precedenti hanno come protagoniste due donne provenienti da Siria e Libano.
Oltre alla trilogia, in mostra sono presenti altre produzioni fotografiche e filmiche di Mario Rizzi che tracciano un percorso all’interno della sua ventennale carriera.
The Missing Planet, Visioni e revisioni dei ‘tempi sovietici.
Dall’8 novembre 2019 al 3 maggio 2020, opening: giovedì 7 novembre ore 18.30
The Missing Planet apre una nuova serie di mostre con cadenza semestrale, ideata dalla direttrice Cristiana Perrella e dedicata ad approfondire temi, periodi e linguaggi della collezione del Centro Pecci, affidandone la cura ad un esperto invitato come guest curator e affiancato dal responsabile delle collezioni e archivi Stefano Pezzato. Marco Scotini, curatore di questa prima mostra, ha deciso di concentrarsi sulla storia dell’Unione Sovietica e suo scioglimento.
A 30 anni dalla caduta del muro di Berlino il Centro Pecci unisce opere della sua collezione ad altre provenienti da prestiti esterni, così da porre in atto una riflessione su quanto sia cambiato da quel presunto nuovo inizio. Il progetto originale dell’allestimento sarà dell’artista Can Altay e segue due mostre dedicate al tema dal Centro: Artisti Russi Contemporanei (a cura di Amnon Barzel e Claudia Jolles) nella primavera 1990 e Progressive Nostalgia (a cura di Viktor Misiano) nell’estate 2007.
Se Artisti Russi Contemporanei sanciva la svolta mancata, con l’apertura a Est, e Progressive Nostalgia evocava la storia perduta, mettendo in scena una sorta di lutto o commiato, la nuova mostra propone un approccio archeologico dove fantasmi e realtà cercano di fare i conti con le “rovine del futuro”.