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Luce, arte e letteratura: HangarBicocca presenta le sinestetiche opere di Cerith Wyn Evans, a Milano

Neon Forms (after Noh I), 2015 Neon bianco/White neon 353 x 302 x 212 cm Courtesy White Cube Neon Forms (after Noh I), 2015 Neon bianco/White neon 353 x 302 x 212 cm Courtesy White Cube. Foto Agostino Osio
Neon Forms (after Noh I), 2015 Neon bianco/White neon 353 x 302 x 212 cm Courtesy White Cube
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….the Illuminating Gas è la sinestetica mostra che HangarBicocca ha allestito a Milano. Protagoniste le opere luminose e colme di riferimenti letterari, musicali e artistici di Cerith Wyn Evans. Fino al 23 febbraio 2020.

Cerith Wyn Evans (LIanelli, Galles, Regno Unito, 1958; vive e lavora tra Londra e Norwich) è ironico e coltissimo. «Ero un secchione da bambino. Non riuscivo ad essere presente nel mondo. Avevo una devozione per i libri», racconta partecipe ai giornalisti. L’artista concettuale, celebre per il suo “cinema espanso” anti-narrativo e – dagli anni Novanta – per le installazioni site-specific di luce e suono, fin da ragazzo, era così innamorato dell’arte sperimentale, da “arrivare fino a qui”. Alla grandiosa personale – la più grande esposizione di 24 opere mai realizzata – ….the Illuminating Gas, curata da Roberta Tenconi e Vicente Todolì per Pirelli HangarBicocca.

Nel 2018 Cerith Wyn Evans vince il premio Hepworth per la scultura, quello che considera – in una sincera e divertita confessione – uno “stupido” trofeo. La scultura per lui è una pratica non sense “simile a versare una bottiglia di limonata nell’oceano”, in pieno spirito Fluxus.

Cerith Wyn Evans, ... the Illuminating Gas, HangarBicocca Milano. Foto Agostino Osio
Cerith Wyn Evans, … the Illuminating Gas, HangarBicocca Milano. Foto Agostino Osio

HangarBicocca è tornato a splendere come è accaduto per le mostre di artisti che, prima di Cerith Wyn Evans, si sono confrontati con lo spazio, la luce e le ombre, le immagini in movimento e il suono; Lucio Fontana con i suoi cruciali ambienti/environments e Philippe Parreno nell’estatica mostra Hypothesis, curata da Andrea Lissoni nel 2015. Con Evans la luce si fa soprattutto tempo, nella sua dilatazione, manipolazione, sospensione e messa in crisi. Con un particolare faro puntato sulla decostruzione dei meccanismi convenzionali di visione e sull’opera-mondo che racchiude un percorso (parkour) non lineare, ma morbido e aperto in cui attivare relazioni uniche e personali con l’architettura. Ci si può librare zigzagando con improvvisi scatti erratici della testa e degli occhi. Confrontandosi – nell’enigma dello spazio – con il movimento, la durata e il ritmo.

I principali riferimenti artistici dell’arte del Novecento, che si insinuano ed emergono frequentemente, nella pratica di Cerith Wyn Evans sono tre Marcel: Marcel Duchamp, Marcel Proust e Marcel Broodthaers. Ma l’ambito dei richiami e delle citazioni è molto più vasto e attraversa lo scibile umano del XX e XXI secolo. Dalla drammaturgia del teatro Nō, Evans traspone i movimenti coreografici in disegni di luce al neon per la serie Neon Forms (after Noh) del 2015-2019. Dal cinema Pasoliniano, attinge spunti per la parte grafica, testuale e installativa delle opere. Ai musicisti contemporanei come Russel Haswell e Florian Hecker si accosta – anche con importanti collaborazioni – per esplorare l’idea di una composizione astratta e sintetica, per indagare l’irrepetibilità dell’esperienza in termini di visione e ascolto.

Cerith Wyn Evans, HangarBicocca Milano
Cerith Wyn Evans, … the Illuminating Gas, HangarBicocca Milano. Foto Agostino Osio

L’inconsistenza del gas che illumina (a cui si rifà il titolo della mostra) riconduce ad un’idea non retinica dell’arte, mentre il suono dell’opera Composition for 37 Flutes è “una forma di intuizione che guida il visitatore all’interno di una passeggiata”. Agisce come un simulacro, ti viene incontro come una vera epifania. Le navate e il cubo di HangarBicocca parlano. Una lingua allusiva, viscerale, appassionata. Una meditazione piena di stupore e gratitudine sotto forma non solo di luce, ma anche di vuoto e buio. Evans la descrive come “lettera d’amore allo spazio” che contiene molteplici codici e ampie contaminazioni sinestetiche. A partire dall’opera – il cui titolo racchiude poesia concreta e nozioni di fisica quantistica – StarStarStar/Steer (totransversephoton) 2019.

Sette colonne luminose, sospese a pochi centimetri da terra, si attivano a ritmo lento e alterno assecondando un impulso luminoso. Fluttuano tra lo stato di trasparenza – in cui si intuiscono componenti e materiali – e una condizione talmente abbagliante da trasformarsi in esseri invisibili. Il loro pulsare “cardiaco” sollecita anche i silenziosi e imponenti abitanti di HangarBicocca, i Sette Palazzi Celesti di Anselm Kiefer. ….the Illuminating Gas ha l’enorme potere di riaccendere la vivacità e la dinamica dello spazio espositivo, facendo saltare le coordinate spazio-tempo, amplificando il dedalo di immagini e i densi strati di senso in mitologie di un futuro prossimo.

Cerith Wyn Evans, HangarBicocca Milano
Cerith Wyn Evans, … the Illuminating Gas, HangarBicocca Milano. Foto Agostino Osio

 

StarStarStar/Steer (totransversephoton), 2019 Struttura di metallo, vetro, strisce LED, regolatore di intensità/Metal frame, glass, LED strips, dimmer unit 7 colonne/columns: 1850 cm (colonne/ columns 1, 3, 5), 1950 cm (colonne/columns 2, 4, 6, 7) x Ø 50 cm Courtesy White Cube
StarStarStar/Steer (totransversephoton),
2019
Struttura di metallo, vetro, strisce LED,
regolatore di intensità/Metal frame, glass,
LED strips, dimmer unit
7 colonne/columns: 1850 cm (colonne/
columns 1, 3, 5), 1950 cm (colonne/columns
2, 4, 6, 7) x Ø 50 cm
Courtesy White Cube

*Neon Forms (after Noh I), 2015
Neon bianco/White neon
353 x 302 x 212 cm
Courtesy White Cube. Foto Agostino Osio

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