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Ironia o vandalismo? Imbrattati i Tulipani di Jeff Koons a Parigi

Jeff Koons, Bouquet of Tulips. Photo by Xinhua/Gao Jing via Getty Images. Jeff Koons, Bouquet of Tulips. Photo by Xinhua/Gao Jing via Getty Images
Jeff Koons, Bouquet of Tulips. Photo by Xinhua/Gao Jing via Getty Images.
Jeff Koons, Bouquet of Tulips. Photo by Xinhua/Gao Jing via Getty Images

Giovedì mattina la polizia di Parigi ha avviato le indagini circa una scritta oscena trovata sulla scultura  Bouquet of Tulips di Jeff Koons. Ironica ma pur sempre vandalica, l’azione riaccende la polemica sulla discutibile opera dell’artista americano.

Bisogna essere sinceri: ci avrebbe fatto piacere notarlo noi. E, ancora di più, farebbe piacere scriverlo ora per esteso. Ma d’altra parte è corretto mantenere l’adeguata eleganza e non assecondare eccessivamente quello che, in ogni caso, rimane un atto di vandalismo. Quella scritta rossa, proprio sopra la targa in ottone ai piedi della scultura di Koons situata nei giardini di fronte al Petit Palais, è però inequivocabile: «11 buchi di c…».

L’intesa tra il Bouquet of Tulips di Jeff Koons e la città di Parigi non è mai sbocciata. Fin dall’annuncio della sua installazione due anni fa, la scultura composta da una mano che regge un mazzo di 11 tulipani colorati (inspirati da una litografia di Picasso del 1958) ha immediatamente sollevato le polemiche. Per quanto l’idea di commemorare le vittime del Bataclan fosse lodevole e condivisibile, in pochi hanno realmente apprezzato il dono del celebre artista americano alla città: chi l’ha additato di opportunismo, chi ne ha intravisto l’impegno (pubblico) economico per mantenere l’opera, chi primariamente ne sottolineava la discutibile qualità estetica.

Paul McCarthy, Tree, 2014
Paul McCarthy, Tree, 2014

Tra i critici più convinti e aspri c’è sicuramente il filosofo Yves Michau, che al momento dell’inaugurazione si espresse a proposito proprio nei termini recentemente ripresi dal vandalo: «11 ani colorati montati su steli». Dichiarazione che ha evidentemente ispirato il teppista che, intorno a giovedì scorso, ha imbrattato quella che, come ricorda Jeanne d’Hauteserre, amministratrice dell’ottava circoscrizione, rimane dopotutto un’opera pubblica:

«Ci piaccia o meno questa scultura contemporanea, non si può degradare un’opera pubblica, peraltro donata dagli Stati Uniti»

Dopo la scoperta avvenuta nella mattinata di giovedì scorso, la polizia ha avviato le indagini e la scritta oscena è stata immediatamente rimossa. Questo non ha impedito alla polemica intorno ai Tulipani di riaccendersi prontamente, riportando inoltre alla mente un’altra opera sessualmente fraintendibile installata a Parigi: Tree, di Paul McCarthy. Curioso inoltre che quest’opera – un albero gonfiabile allestito nel 2014 a place Vendôme – ricordi proprio un sex toy che ben combacerebbe con l’interpretazione anatomica dei fiori di Koons. Si scherza, ovviamente. Del resto è stato lo stesso Jérôme de Noirmont, direttore della compagnia che ha prodotto la scultura di Jeff Koons, a cercare di alleggerire i toni: «credo che la stampa francese abbia esagerato a definirlo un atto vandalico».

Allora noi, della stampa italiana, abbiamo provato a sdrammatizzare: senza prenderci sul serio, prendendoci un pò per il “c…”.

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