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Le monete dei Re. Gli esemplari per numismatici abbienti di Vittorio Emanuele

Collare dell’Annunziata piccolo e relativa placca: massima onorificenza di Casa Savoia. Stima: 5.000
Serie dell’Aratrice che Vittorio Emanuele III nel 1926 fece coniare in 40 esemplari per numismatici abbienti: 150.000 euro

Forse Vittorio Emanuele non è stato un grande sovrano, di sicuro è stato un eccellente numismatico. Con qualche esagerazione. Profittando dei suoi poteri reali, ad un certo momento decise che la Zecca reale, dal 1926 al 1941, coniasse monete per numismatici. Delle rarità per volontà reale riservate a pochi e naturalmente benestanti. In tutto 82 diverse monete, nei vari tagli e metalli, il cui scopo, secondo lo studioso Vico d’Incerti, era quello di garantire continuità alla monetazione del regno. E, come si è detto, “creare” volutamente delle rarità.
Per fugare ogni dubbio, Vittorio Emanuele III, precisò che “la denominazione di monete per numismatici servirà soltanto per noi contemporanei che conosciamo le ragioni che ne hanno determinato l’emissione. I posteri, anche di una sola generazione, considereranno queste monete privilegiate alla stessa stregua delle altre, e non faranno la distinzione che noi facciamo, aprioristicamente ed erroneamente”. Si sbagliò. Le monete mantengono la loro natura speculativa. Ma sono e restano rare.

Serie dell’Aratrice che Vittorio Emanuele III nel 1926 fece coniare in 40 esemplari per numismatici abbienti: 150.000 euro
Serie dell’Aratrice che Vittorio Emanuele III nel 1926 fece coniare in 40 esemplari per numismatici abbienti: 150.000 euro
Serie dell’Aratrice che Vittorio Emanuele III nel 1926 fece coniare in 40 esemplari per numismatici abbienti: 150.000 euro
Serie dell’Aratrice che Vittorio Emanuele III nel 1926 fece coniare in 40 esemplari per numismatici abbienti: 150.000 euro

Prendiamo la serie dell’Aratrice, che deve il nome all’Italia turrita con un fascio di grano in una mano e l’altra poggiata sull’aratro, mentre il diritto è occupato dal ritratto abbastanza idealizzato del re soldato. Realizzate su disegno di Egidio Boninsegna e incisione di Luigi Giorgio inizialmente questa tipologia monetata doveva uscire nel 1910. Non ce la fece a vedere la luce in quanto, per una differenza sul titolo dell’oro impiegato, gli esemplari già coniati e in attesa del decreto di emissione, vennero rifusi. Nel 1926 il re numismatico decise di procedere alla coniazione di 40 serie, tutte d’oro, e con valori da 10, 20, 50 e 100 lire. Uno di questi insiemi, stimato 150.000 euro, è proposto nell’asta Bolaffi del 28/29 novembre (www.astebolaffi.it) suddivisa in due cataloghi, uno di 213 lotti riservati a medaglie, ordini e decorazioni, l’altro articolato in 2261 lotti numismatici.

Collare dell’Annunziata piccolo e relativa placca: massima onorificenza di Casa Savoia. Stima: 5.000

Tra i reperti del primo catalogo, quello delle decorazioni e degli ordini, spicca il collare piccolo con relativa placca, dell’Ordine supremo della Santissima Annunziata, fondato da Amedeo VI di Savoia nel 1364, per secoli la massima onorificenza di Casa Savoia e gli insigniti non potevano superare il numero di quindici, in onore dei misteri del Rosario. Il reperto, proposto a partire da 5.000 euro, comprende, come si è detto il collare in metallo dorato del pero di 101,81 grammi e la placca con la scena dell’Annunciazione in argento e argento dorato, de peso di 94,95 grammi.

L’incanto vero e proprio propone monete che partono dalla Grecia, proseguono con Roma e arrivano praticamente ai giorni nostri. Tra le monete romane, l’aureo di Giulio Cesare, probabilmente del 46 prima di Cristo, con il volto di donna velata al diritto e al rovescio una brocca fra lituus (uno strumento di culto a forma di bastone ricurvo) e scure. Stima 6.000 euro. Pregevole, e infatti è valutato 12.000 euro, l’aureo da 10 zecchini di Venezia – al quale è stato riservato l’onore della copertina-, mandato a produrre dal doge Giovanni II Corner (1709-1722) che vanta un peso di 34,89 grammi di biondo metallo. L’immagine è quella tradizione dello zecchino veneziano: al diritto il Doge genuflesso con l’asta culminante in una croce e la scritta Dux, che riceve la benedizione da San Marco che gli sta di fronte, mentre il rovescio è occupato Gesù benedicente racchiuso da una cronice a mandorla cosparsa di 20 stelle.

Aureo di Giulio Cesare del 46 prima di Cristo. E’ valutata 6.000 euro.
Aureo di Giulio Cesare del 46 prima di Cristo. E’ valutata 6.000 euro.

Tenuto anche conto dell’area in cui opera la casa d’aste, Torino e il Piemonte, le monete dei Savoia sono ben rappresentate. Rilevante pure lo spazio riservato alle monete estere, comprese le splendide 100 lire d’ro di Svizzera del 1925 alla quale gli esperti della casa d’aste hanno assegnato una stima di 5.000 euro.
Neppure la cartamoneta è dimenticata. Quattro, con stime che spaziano da 1.500 a 2.200 euro, le banconote “lenzuolo da 1.000 lire la cui produzione è legata, nell’ordine, ai decreti ministeriali del 1912, 1915, 1918 e 1919.

Aureo da 10 zecchini del doge Giovanni II Corner: 12.000 euro.
Aureo da 10 zecchini del doge Giovanni II Corner: 12.000 euro.

ASTA

Giovedì- venerdì 28-29 novembre, Bolaffi, via Cavour 17, Torino
Giovedì 28.11, h 11.45 (lotti 1-994)
Venerdì 29.11, h 9,30 (lotti 995-2261)

ESPOSIZIONE
Giovedì 28 novembre, Bolaffi, via Cavour 17, Torino, dalle 9 alle 14.

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