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Cantore di miti. Un Achille Funi museale in asta da Cambi. Stima 30-40 mila euro

Achille Funi 
Achille Funi

Il mese di dicembre è ancora denso di appuntamenti per il mercato dell’arte. Sabato 30 novembre apre l’esposizione dei lotti dell’asta di arte moderna e contemporanea di Cambi che sarà esitata il 4 dicembre a Milano.

Il catalogo, di circa 200 lotti, offre arte italiana e internazionale dall’inizio del XX secolo ai giorni nostri, di cui si evidenzia un Achille Funi di qualità museale. “Apollo uccide le figlie di Niobe”, del 1946-1950, è un cartone preparatorio dell’affresco presente al Teatro Manzoni di Milano e quota 30-40 mila euro.

Nella scheda critica in catalogo Nicoletta Colombo scrive: “Achille Funi ha rappresentato l’espressione più classicista nel consesso dell’originario gruppo del “Novecento” milanese, nato ufficialmente attorno a Margherita Sarfatti nel 1923 e confluito dal 1925 nel più esteso Novecento Italiano. L’amore per la cultura classica, coltivato dall’artista ferrarese fin dall’adolescenza, si formava sugli autori greci, sulla commedia e sulla tragedia antica, accentuando la propensione verso la rappresentazione dei miti, di cui Funi può essere ritenuto, insieme con Giorgio de Chirico, il più fedele cantore in ambito novecentesco italiano. Apollo uccide le figlie di Niobe costituisce il cartone preparatorio, condotto all’elaborazione avanzata e pressoché prossima all’esito compiuto, dell’omonimo affresco realizzato tra il 1946 e il 1950 nel foyer del Teatro Manzoni di Milano, megalografia appartenente al ciclo di pitture parietali commissionate al maestro dall’amico architetto Alziro Bergonzo (Bergamo 1906 – Milano 1997), autore del progetto; tra il 1946 e il 1950 Funi lavorava dapprima ai cartoni preparatori e successivamente ai riquadri murali sul tema della mitologia, della tragedia e della commedia antica. L’opera qui in esame, verosimilmente firmata e datata dall’autore ad avvenuto compimento dell’intero ciclo, fu acquisita dall’architetto Bergonzo nel 1950, alla fine dei lavori di decorazione del teatro, per essere collocata con notevole impatto visivo nell’ampio soggiorno della sua dimora milanese, dove permaneva fino ad alcuni anni dopo la sua scomparsa, a seguito di cui veniva trasferita dagli eredi in altro contesto abitativo. La leggendaria tematica omerica affrontata da Funi si riferisce al noto mito di Apollo, che per vendetta nei confronti della prolifica Niobe, madre di quattordici figli, ne aveva ucciso le sette bellissime figlie femmine: Niobe aveva infatti peccato di superbia osando farsi vanto della propria fecondità a scapito di Leto, madre di soli due figli, Apollo e Artemide. La visione apollinea funiana e la perizia tecnica nell’affrontare le anatomie secondo i rigorosi canoni classici si ritrova nella statuaria bellezza del giovane Apollo, raffigurato sul lato destro frontalmente e con l’arco imbracciato, mentre a sinistra sette corpi femminili feriti e morenti si avviluppano in una tragica contorsione. La scena è inquadrata in un paesaggio minerale da cui è bandito ogni riferimento alla vegetazione: lo spazio centrale è occupato dalla pietra, fattore primario della “costruzione” e, sul lato sinistro, da un elemento classico della edificazione, identificato nel portale di un tempio. Funi reiterava nelle scelte iconografiche di questi anni il mito del recupero in pittura dei valori architettonici, venuto alla luce a ridosso del primo conflitto mondiale e culminato negli anni venti e trenta quale risposta alla necessità di rigenerazione del contesto sociale e del vissuto umano, usciti entrambi in frantumi dalle tragedie della guerra. L’opera in esame testimonia il perdurare nel periodo postbellico della forza visionaria di un maestro della pittura murale che con Mario Sironi fu il più qualificato protagonista di quella tensione epica di identificazione con i gloriosi modelli delle civiltà passate, maturata tra gli anni trenta e i quaranta”.

Camille Pissarro (1830-1903). Porteuses de fagots, 1896
STIMA: EUR 1.200,00 – 1.800,00

Il catalogo si apre con la grafica, con un nutrito nucleo di acqueforti di Camille Pissarro, mentre per l’informale e più in generale l’astrazione, si segnala un’opera di grandi dimensioni di Gastone Novelli: “Il seme del cubo” (100-150 mila), un Deluigi esposto alla Biennale di Venezia del 1968 (30-40 mila), una tela estroflessa rossa di Agostino Bonalumi del 1965 (80-100 mila) e due bianchi di Antonio Calderara datati entrambi 1969 e stimati 30 -35 mila l’uno. Non solo pittura però. Un crocefisso in ceramica di Lucio Fontana è in asta a 90-110 mila euro.

Gastone Novelli
Mario Deluigi
Agostino Bonalumi
Lucio Fontana

Daniele Palazzoli (direttore di dipartimento insieme a Michela Scotti) sottolinea la presenza di una collezione dell’artista brasiliano Candido Portinari: «Sono estremamente orgoglioso di presentare una collezione di estremo valore del grande artista Candido Portinari considerato uno dei pittori moderni più importanti del Brasile. La sua arte oscilla tra realismo ed espressionismo, influenzata anche dal post-cubismo di Picasso. In Italia è conosciuto anche grazie a Giuseppe Eugenio Luraghi (1905- 1991), alla cui famiglia alcune di queste opere sono dedicate. Luraghi era noto per essere stato presidente dell’Alfa Romeo ma anche un poliedrico intellettuale, scrittore ed editore, il quale nel 1948, su presentazione di Rafael Alberti, conobbe Portinari a Rio de Janeiro. Fu un incontro rivelatore per Luraghi, appassionato di pittura da sempre, che rimase impressionato dalle sue opere spesso gigantesche e tragiche. Tra i due nacque una profonda amicizia e Luraghi volle far conoscere all’Italia l’attività artistica che ammirava. Dapprima pubblicò molti articoli su testate giornalistiche, il primo dei quali nel 1948 sul settimanale “Tempo”, e successivamente quattro libri: Luraghi seppe analizzare a fondo la dura e complessa vicenda pittorica di Portinari, mettendone in rilievo le forti valenze sociali che si ispiravano alle misere condizioni degli ultimi. Infine, nel 1963, dopo la scomparsa dell’artista avvenuta nel 1962, Luraghi curò un’importante mostra nel Palazzo Reale di Milano e, in collaborazione con il Governo brasiliano, ne organizzò poi un’altra nel 1974 a Ginevra».

Candido Portinari (1903-1962)
Cangaceiros, 1950
STIMA: EUR 15.000,00 – 18.000,00

ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA
MER 4 DICEMBRE 2019
MILANO – VIA SAN MARCO 22
catalogo online

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