In un luogo indefinito, due amanti si stringono, abbandonandosi a un intenso bacio. L’opera, realizzata da Gustav Klimt nel 1907-08, divenne manifesto dell’arte secessionista viennese, nonché la maggiore esponente del gusto della Belle Époque.
C’è Il bacio di Hayez (1859), manifesto dell’arte romantica italiana. C’è quello di Munch, malinconico olio su tela del 1897. C’è poi il bacio che Robert Doisneau scattò tra la folla parigina nel 1950. E la lista è ancora lunga. Il bacio, massima espressione fisica dell’affetto che lega due persone, è stato spesso immortalato dagli artisti nel corso dei secoli, ma uno su tutti è diventato icona universalmente riconosciuta: Il bacio di Gustav Klimt (Vienna, 1862 – Vienna, 1918). Olio su tela perfettamente quadrato (180cm x 180 cm), Il bacio è oggi esposto alla Galleria del Belvedere di Vienna. Un tema, quello del tenero abbraccio tra due amanti, che l’artista aveva già affrontato nel Fregio di Bethoveen e nel Fregio di Palazzo Stoclet, quest’ultimo sotto forma di mosaico per l’omonimo palazzo di Bruxelles. Tuttavia, è ne Il bacio che Klimt riesce a immortalare l’inafferrabile istante in cui universo maschile e femminile si compenetrano: il trionfo dell’eros, il suo potere di trascendere i conflitti e armonizzare le antitesi.
Nel video di The Art Assignment, un’analisi completa dell’opera, dalla vicenda personale del suo autore alla contestualizzazione storica del dipinto, fino a quel che rappresenta ancora oggi.