L’anno nuovo è ormai alle porte, e la Fondazione Prada annuncia quali saranno i suoi piani per la stagione espositiva 2020. Quattro mostre a Milano e una a Venezia, una grande varietà di temi e un occhio speciale verso la Cina.
Passate le vacanze natalizie e l’epifania, il mondo dell’arte riprende vita e ricomincia la sequenza di inaugurazioni ed eventi. La Fondazione Prada, dopo il successo di Kounellis a Venezia (11 maggio – 24 novembre 2019) e la mostra curata dal regista Wes Anderson ancora in corso a Milano (fino al 13 gennaio 2020), si prepara ad affrontare il nuovo anno con una serie di originalissime proposte, da una personale di Domenico Gnoli curata da Germano Celant negli spazi di Largo Isarco a “K. Martin Kippenberger’s The Happy End of Franz Kafka’s ‘Amerika’ accompanied by Orson Welles’ film The Trial and Tangerine Dream’s album The Castle”, lieto fine firmato Martin Kippenberger del romanzo incompiuto di Kafka, accompagnato da un film tratto da un altro suo scritto e da un album di musica elettronica.
Le prime due mostre ad inaugurare -entrambe a Milano, entrambe il 30 gennaio- saranno Liu Ye: Storytelling e The Porcelain Room – Chinese Export Porcelain.
La prima, curata da Udo Kittelmann e visitabile fino al 20 settembre 2020, è la prosecuzione di un progetto iniziato nel 2018 a Shanghai, dove le opere dell’artista sono state poste in dialogo con i preziosi arredi degli spazi di Prada Rong Zhai. Il passaggio dalla storica residenza agli spazi industriali della sede di Milano permetterà di leggere i colorati dipinti di Liu Ye (pechinese classe 1964) sotto una nuovo prospettiva, favorendo così la nascita di una vera e propria narrazione ambientata in un universo sospeso ed enigmatico, in cui i riferimenti alla letteratura diventano un tutt’uno con la sottile ironia di cui l’artista è sempre stato un maestro. Un mondo a cavallo tra realtà e immaginazione, in cui i rimandi alla grande tradizione pittorica del passato si fondono con le influenze più moderne della cultura occidentale.
Mentre la galleria Nord verrà tappezzata dalle delicate tele di Liu Ye, il quarto piano della Torre si trasformerà in una vera e propria stanza delle porcellane. I curatori Jorge Welsh e Luísa Vinhais hanno selezionato una serie di manufatti realizzati tra il XVI e il XIX secolo, ognuno creato appositamente per essere venduto a uno specifico segmento di mercato. Dalle porcellane ideate per particolari gruppi sociali o religiosi si passa a quelle pensate fin dall’origine per un pubblico estero, segno del grande intuito che gli artigiani cinesi hanno sempre mostrato nel cogliere le possibilità commerciali e differenziare la produzione per rispondere meglio alle diverse esigenze. Gli oltre 1700 esemplari confluiti alla Fondazione Prada sono suddivisi in tre sezioni: la prima dedicata ai “first orders”, le porcellane commissionate dai portoghesi al momento del loro arrivo in Cina; la seconda raggruppa oggetti di uso quotidiano con forme animali e vegetali, creati principalmente per il mercato occidentale; e infine, un omaggio alle porcelain rooms, le stanze tematiche che, tra il XVII e il XVIII secolo, non era raro trovare nei palazzi e nelle residenze aristocratiche di tutta Europa.
L’idea di questo progetto, a cavallo tra arte, artigianato e design, rientra nell’aspirazione del Gruppo Prada a favorire il dialogo tra culture differenti e tra la una tradizione secolare e le ultime conquiste della contemporaneità (di cui significativi esempi si possono trovare agli altri piani della Torre).
*Courtesy Fondazione Prada