Ricordare non è mai banale, soprattutto quando si parla di freddo, paura, stenti, disumanizzazione. Senza numeri o luoghi, nomi o date precise, Paolo Levi evoca il sentimento di una vita interrotta, strappata dal suo terreno e gettata nell’oblio. Non dimentichiamo le loro parole spezzate.
27 gennaio 2020
Il Giorno della mia memoria
Non per il culto dei morti,
né per il silenzio notturno
dopo la strage,
non per l’odio
verso l’uomo
che ci ha fatto
del male
con le armi
di fuoco,
sono queste parole.
Forse,
per le sconosciute fanciulle
che non furono madri,
per i ragazzi che non avvolsero
il capo nel manto,
per i padri
che non benedirono i figli,
per chi vide terrorizzato la strage
e morì poco dopo,
per i testimoni che portano
il segno sul polso
sono queste parole.