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Un dialogo ai limiti della follia. La personale di Michael Dean a Milano

The End, Michael Dean, ex chiesa di San Paolo Converso, Milano, veduta dell'installazione The End, Michael Dean, ex chiesa di San Paolo Converso, Milano, veduta dell'installazione
The End, Michael Dean, ex chiesa di San Paolo Converso, Milano, veduta dell'installazione
The End, Michael Dean, ex chiesa di San Paolo Converso, Milano, veduta dell’installazione

Dal 23 gennaio al 15 febbraio 2020 la chiesa sconsacrata di San Paolo Converso, Milano, ospita la personale di Michael Dean (1977, Newcastle). Il progetto The End, a cura della Fondazione Converso, si presenta in una doppia installazione speculare che sfrutta gli echi dell’ex luogo di culto milanese e ne ammorbidisce l’architettura manierista.

Da tre anni la Fondazione Converso è promotrice di un progetto curatoriale attento a una visione olistica della cultura, in cui le diverse pratiche contemporanee come performance, design, arti visive e architettura convergono in soluzioni formali ibride. The End si muove proprio in questa direzione meticcia, sfidando, tramite due installazioni intermediali, la forte connotazione spaziale dell’ex chiesa di San Paolo Converso.

The End, Michael Dean, ex chiesa di San Paolo Converso, Milano, veduta dell'installazione
The End, Michael Dean, ex chiesa di San Paolo Converso, Milano, veduta dell’installazione

Due altari di cemento, gomma, alluminio, carta e nylon, ma soprattutto due voci che sembrano dialogare ai limiti della follia. Il titolo della mostra (The End), infatti, rimanda a una conversazione immaginata e scritta da Michael Dean tra se stesso e una certa Julie Boukobza. Lo spazio è parlante, o meglio la parola se ne serve per riecheggiare e invadere ogni centimetro di pelle dello spettatore. Il suono proviene da due giradischi identici, uno per ogni installazione, che sfruttano in modo surreale l’architettura e la storia della chiesa sconsacrata.

Costruita nel XVI secolo, San Paolo Converso si compone di un’unica navata divisa in due aule, una per i fedeli e l’altra per le monache. Tale struttura consentiva alle suore di cantare nella seconda sala senza essere scorte in viso, mentre la loro voce raggiungeva la stanza anteriore tramite una grata in ferro. Le potenzialità acustiche della chiesa, che tra gli anni Sessanta e Ottanta l’hanno vista impiegata come sala d’incisione, sono il punto di partenza per il progetto di Michael Dean, che dà vita a una corrispondenza altisonante tra le due sale.

The End, Michael Dean, ex chiesa di San Paolo Converso, Milano, veduta dell'installazione
The End, Michael Dean, ex chiesa di San Paolo Converso, Milano, veduta dell’installazione

Le installazioni gemelle, dunque, sono al contempo mittenti e destinatarie di una conversazione confusa, nevrotica e sincopata. In questo dialogo emerge anche l’ossessione dell’artista per il racconto del cadavere di Benito Mussolini (1983, Predappio, 1945, Giulino, CO), che, prima di essere esposto a testa in giù a piazzale Loreto il 29 aprile 1945, la folla aveva sputato, urinato, sparato e massacrato con calci e ortaggi. Dean intuisce che il volto fascista sfigurato dalle percosse è un fantasma della memoria storica, politica e sociale italiana, che vale ancora la pena di indagare. Gli zerbini a forma di cuore che compongono l’installazione sembrano suggerire proprio l’atto di calpestare il muscolo cardiaco altrui, un’azione atroce, ma, nel caso specifico, mossa dall’amore per la libertà.

Zerbini a forma di cuore delimitano aree indipendenti
Cerco un modello d’odio odiato
prove fisiche
di rabbiaggio
e poi amore, attraverso questo
amore e questo fottuto odio ancora e ancora

Il cadavere di Mussolini è toccato dalla folla
ripetizioni di un ritratto futurista
dopo la folla

[…]
Mi sento un cazzo di psicopatico a usare sta merda su Mussolini
è qualcosa che mi perseguita da quando l’ho saputa come un cazzo di adolescente psicopatico storico
autodidatta
Nonostante ciò eccolo in relazione a quel cazzo di incredibile ritratto futurista di M fatto da B

B è Renato Giuseppe Bertelli (1900, Lastra a Signa, FI, 1974, Firenze), l’artista che nel 1933 realizzò Profilo Continuo, l’incarnazione futurista del volto di Mussolini. La scultura, in origine bronzea e successivamente riprodotta in più copie di terracotta, raffigurava la testa del duce roteante sul proprio asse, da un lato per consacrare le teorie futuriste sulla dinamicità della rappresentazione, dall’altro, come scrisse il critico d’arte Marco Moretti, per rilanciare “senza retorica la metafora di un Capo vigile e insonne che tutto vede e sorveglia”.

Renato Giuseppe Bertelli, Profilo continuo, 1933, terracotta smaltata
Renato Giuseppe Bertelli, Profilo continuo, 1933, terracotta smaltata

Il progetto espositivo di Michael Dean, dunque, si avvale del folle dialogo per sfidare la separazione storica e architettonica dello spazio, tentando di connettere le due sale tramite una coppia di installazioni speculari. La sensazione dello spettatore che varca la soglia della seconda sala è di totale smarrimento: trovandosi dinanzi la stessa opera presente nella prima, mette in dubbio per qualche secondo le sue coordinate spaziali, per poi abbandonarsi a una riflessione viscerale sulle installazioni gemelle.

The End, Michael Dean, ex chiesa di San Paolo Converso, Milano, veduta dell'installazione
The End, Michael Dean, ex chiesa di San Paolo Converso, Milano, veduta dell’installazione

Informazioni

The End

Michael Dean

A cura di Fondazione Converso

Ex chiesa di San Paolo Converso

Piazza s. Eufemia

Milano

23 gennaio – 15 febbraio 2020

Ingresso libero

www.converso.online

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