Tra crisi sanitarie e allarmismi internazionali, a New York è in corso la mitica Armory Show, giunta con orgoglio alla sua 26esima edizione. Tra nuovi partecipanti e storiche gallerie, progetti speciali e incontri a porte chiuse, ecco tutto quello che succederà a Manhattan dal 5 all’8 marzo.
Da quando, nel 1994, quattro galleristi newyorkesi hanno creato un appuntamento per promuovere le ultime novità del mercato dell’arte, l’Armory Show si è sempre più radicato nell’immaginario cittadino, riuscendo però, allo stesso tempo, ad affermarsi come uno dei maggiori appuntamenti a livello internazionale. Punto di forza è da sempre la capacità di dare spazio a ciò che di più nuovo si affaccia sulla scena artistica, dai giovanissimi artisti alle ultime gallerie aperte.
Tra il Pier 90 e il Pier 94 si alternano gli stand di 183 gallerie, 33 delle quali presenti per la prima volta, accanto alle molte che invece frequentano la fiera fin dalle sue prime edizioni (come Jeffrey Deitch, Galerie Krinzinger, Pierogi, Yancey, Victoria Miro, Galerie Thomas Schulte e tante altre ancora). Tornano invece ad esporre quest’anno alcune gallerie che per alcune edizioni erano state assenti, tra cui Gagosian, Kasmin, Richard Saltoun e Simon Lee Gallery.
La forza dell’edizione 2020 è il volto fortemente curatoriale assunto dalla fiera, garantito dalla presenza di specialisti provenienti da importanti istituzioni culturali a cui è stata affidata la realizzazione di tre sezioni speciali all’interno del Pier 90.
A Jamillah James (curatrice presso l’Institute of Contemporary Art di Los Angeles) si deve la sezione Focus, in cui show dedicati a uno o a due artisti post-2000 danno vita a una riflessione sul labile confine tra fatti e finzione. La sezione Platform è in mano a Anne Ellegood (direttrice dell’Institute of Contemporary Art, Los Angeles), che tratta il tema della satira politica con sette grandi installazioni che, con le loro importanti dimensioni, entrano in dialogo non solo tra loro ma anche con l’architettura industriale del porto. A Nora Burnett Abrams (Director, Museum of Contemporary Art, Denver) spetta infine Perspectives, dove opere del XX secolo vengono inserite in un contesto contemporaneo per essere ricontestualizzate e rilette.
Nel Pier 94 invece, a fianco delle storiche gallerie che da anni partecipano alla fiera, trova spazio Presents, dedicata a gallerie aperte da meno di dieci anni che portano lavori realizzati da non più di tre anni. Ricerca e investimento su tutto ciò che rappresenta una novità è il vero punto di forza dell’Armory Show, che in questo ambito è un leader indiscusso.
Tra i progetti speciali di quest’anno, Harlem U.S.A., 1975-1979 di Dawoud Bey (esposto da SeanKelly), un’installazione di For Freedoms, una performance dell’artista Jeffrey Gibson a Times Square e Sculpture No. 4 (1991) di Mel Kendrick alla David Nolan Gallery.