Sessantamila biglietti venduti ancora prima che iniziasse e la mostra “Raffaello 1520-1483” alle Scuderie del Quirinale a Roma è già chiusa. I quadri che abbiamo sognato di vedere, provenienti dai musei più importanti del mondo, potrebbero tornare a casa così come sono arrivati. Non è certamente la stessa cosa, ma in mancanza della mostra (e sperando che possa essere riaperta) possiamo comunque approfondire la figura dell’Urbinate e scoprire aspetti nascosti del suo genio attraverso il bel documentario Raffaello. Il mito e la modernità, di Emanuela Avallone e Silvia De Felice, in onda su Rai5 venerdì 25 marzo alle 21.15 nell’ambito del programma Art Night.
Il viaggio inizia da Villa Farnesina a Roma, uno dei siti meno frequentati dagli appassionati del maestro rinascimentale, ma forse uno dei più rappresentativi. Basti pensare alla Galatea, disegnata prima e dipinta poi per mano propria da Raffaello, o ai bozzetti preparatori scoperti sotto agli affreschi ottocenteschi all’interno delle sale, come spiega la conservatrice della Villa, Virginia Lapenta. Dal punto di vista storico, l’iconografia di Villa Farnesina racconta l’amicizia del maestro con Agostino Chigi, figura unica di mecenate non politico e non papa, probabilmente l’uomo più ricco della Roma del suo tempo, che amava le donne e i divertimenti quanto Raffaello. Ed è nelle sale di Villa Farnesina, fra gli attrezzi da lavoro della bottega di artisti, che Raffaello inizia la relazione con la famosa Fornarina, la figlia del fornaio di Trastevere che gli farà da modella e che amerà più di ogni altra donna. La bottega di Raffaello e la consuetudine a far circolare i suoi dipinti sotto forma di incisioni, vengono raccontati nel documentario come elementi di grande modernità, paragonando il primo alla Factory di Andy Warhol e il secondo alla comunicazione e al marketing attuali.
Dopo essere stato divinizzato per tre secoli, Raffaello Sanzio è stato in qualche modo, se non ridimensionato, un po’ messo da parte nella storia dell’arte. Forse perché, come ci ricorda lo storico dell’architettura Alessandro Viscogliosi, le sue opere sono divenute perfino icona pop, con gli angioletti della Madonna Sistina ormai stampati sui souvenir di tutto il mondo. Oppure perché, raccontano gli altri studiosi nel documentario, Raffaello ha bisogno di contemplazione e noi oggi concepiamo l’arte come sollecitazione. O ancora perché abbiamo imparato ad amare il conflitto e le tinte forti anche nell’arte, mentre Raffaello è regola, misura, classicismo, armonia.
La visita prosegue a Villa Madama e nella Cappella Chigi in S. Maria del Popolo a Roma, come esempi illuminanti del meno conosciuto Raffaello architetto. E un importante architetto dei giorni nostri, Paolo Portoghesi, spiega il fondamentale riferimento del maestro rinascimentale alla classicità. Nel documentario si parla anche della cosiddetta Lettera a Leone X, uno scritto che il Sanzio elaborò con l’amico Baldassarre Castiglione (ritratto in due famose opere raffaelliane) e che rappresenta il primo esempio di tutela del patrimonio artistico: lo racconta lo storico Francesco Paolo Di Teodoro (uno dei curatori della mostra alle Scuderie) ai Mercati di Traiano, mostrando i modelli di architetture romane dell’esposizione“CivisCivitasCivilitas”. Di Teodoro spiega come l’eredità del pensiero di Raffaello sia giunta fino ai giorni nostri quale principio ispiratore dell’articolo 9 della Costituzione Italiana, in cui si tutela l’arte e il paesaggio.