Icona pop, scimmia, versione Yoga o come Ziggy Stardust. E poi l’iconica copertina dei Sex Pistols. Da Freud a Warhol, da Banksy al nostro Maupal. Ecco come l’arte ha rappresentato la Regina Elisabetta II
Il discorso alla nazione della Regina Elisabetta II.
A partire dal 1991, in occasione della prima Guerra del Golfo, la Regina Elisabetta II ha parlato in tutto quattro volte ai britannici e a tutti i cittadini dei Paesi del Commonwealth riuniti davanti la tv (e ormai anche davanti un telefonino o lo schermo di un tablet).
A parte i consueti auguri natalizi, la Regina aveva affidato un messaggio speciale agli schermi della tv sono in altre particolari situazioni come la guerra già citata, i funerali di Lady Diana (1997), la commemorazione della morte della Queen Mother e, infine, il Giubileo di Diamante sul Trono (2012).
Si capisce pertanto l’attesa sul messaggio – già registrato al Castello di Windsor dove la regina sta passando la quarantena insieme al marito Filippo, Duca di Edimburgo – che sarà trasmesso domenica 5 aprile 2020 alle 20 (alle 21 ora italiana).
Ovvio che il tema, così come del resto anticipato da una nota ufficiale di Buckingham Palace, riguarderà l’emergenza Coronavirus che anche nel Regno Unito comincia a registrare numeri di infettati sempre più preoccupanti. Tra i quali uno dei primi è stato proprio il Premier Boris Johnson, che teorizzava la cosiddetta “immunità di gregge” ed è ancora alle prese con la febbre causata dal Covid-19.
In base a quanto trapela, la regina sottolineerà il valore dell’auto-disciplina e determinazione nella lotta all’epidemia di Covid-19 che sta combattendo il Regno Unito. Come anticipato dalla BBC, nel suo video messaggio la Regina riconoscerà il dolore e le difficoltà economiche che la popolazione sta affrontando in questo momento oltre a ringarziare ovviamente, l’impegno del personale sanitario.
Ne ha superate tante di tempeste Elisabetta in tutti i suoi anni di regno. L’ultima in ordine di tempo sarebbe la Brexit, anche se per alcuni la Megxit (la decisione di Harry e Meghan di rinunciare allo status di reali) avrebbe lasciato ancor di più il segno sulla Regina, investendo anche la sfera degli affetti personali.
Questa volta però è diverso. I nervi saldi e la diplomazia, non saranno sufficienti per affrontare un nemico invisibile che sta invadendo il mondo. E questo potrebbe spingere Elisabetta in futuro ad abdicare al trono o comunque a passare sempre di più i suoi impegni al Principe Carlo, come del resto sta già accadendo da diverso tempo, ben prima che il virus comparisse in Cina.
Il ritratto di “carne” di Lucien Freud.
Un regno lungo, quello della Regina Elisabetta II, raffigurato in centinaia di fotografie e quadri di pittori di corte e di tutto il mondo. Dipinti che sono mutati al passo con i tempi, da una figura fiera e idealizzata come nel celebre ritratto di Pietro Annigoni del 1954-55, fino al ritratto che scava nell’anima ad opera di Lucien Freud (1922-2011). Sì, proprio il nipote del padre della psicanalisi, uno dei principali esponenti, insieme a Francis Bacon, della “Scuola di Londra”. Protagonisti, tra l’altro, della intensa mostra conclusa da pochi mesi presso il Chiostro del Bramante di Roma.
La Regina gli aveva commissionato un dipinto nel 2000, conscia che non ne sarebbe venuto fuori un ritratto da pin up. Elisabetta ben conosceva il concept che guidava ogni opera di Freud:
La mia idea di ritratto scaturisce dall’insoddisfazione per i ritratti che assomigliano alle persone. I miei ritratti devono essere ritratti di persone, non simili alle persone. Non creare qualcosa che somigli alla persona, ma incarnarla .[…] Per quanto mi riguarda il materiale pittorico è la persona. Voglio che il dipinto sia fatto di carne.
Ed è proprio un volto “di carne” quello che l’artista rappresenta. Un volto dai tratti quasi maschili e segnato dal tempo (un tabloid inglese lo aveva paragonato al ritratto di un travestito) che si contrappone alla vanità della corona di diamanti.
Una delle più grandi collezioniste d’arte al mondo
Non è stata dunque una scelta casuale quella di farsi ritrarre da Lucien Freud. Forse non tutti sanno infatti, che la regina è una delle più grandi collezioniste d’arte del mondo. Nella sua Royal Collection che vanta oltre 100.000 opere tra quadri, tendaggi, arazzi, ceramiche, libri antichi e oggetti preziosi, figurano quelle di Raffaello, Rubens e Rembrandt. E… Andy Warhol.
Proprio così. La Regina ha voluto di acquistare nel 2012 quattro opere del padre della Pop Art, che la ritraevano come un’icona pop. Ad uso e consumo del pubblico, come Marylin. E come la Principessa Diana.
Icona Pop per Andy Warhol
Le serigrafie a colori realizzate nel 1985 prendevano spunto da una fotografia ufficiale scattata alla regina durante le celebrazioni del Giubileo d’argento. Del resto era stato lo stesso Warhol a pronunciare la famosa frase che racchiudeva tutto l’effetto mediatico della nascente comunicazione di massa:
Voglio essere famoso come la Regina d’Inghilterra
I quattro ritratti sono stati esposti nella mostra allestita presso il Castello di Windsor intitolata “The Queen: Portraits of a Monarch”.
La copertina di “Good Save the Queen dei Sex Pistols”
Andy Warhol non è tuttavia stato il primo a rompere l’ufficialità degli oltre 130 ritratti di corte che immortalavano la ragina. Tra i più celebri ed irriverenti va sicuramente ricordata la famosa copertina del singolo dei Sex Pistols del 1977 “Good Save the Queen”. C’è tutta una storia dietro quel singolo che inizialmente doveva chiamarsi “No Future” e questo fa capire il tenore del testo del resto ben raffigurato nel concept dalla ormai iconica copertina creata dal grafico e anarchico Jamie Reid.
Versione Yoga con Maupal
La regina è stata d’ispirazione anche per molti lavori di street art come il murale che la rappresenta in versione Yoga del nostro Maupal. L’opera è rimasta per ben quattro anni su un muro di Londra in Great Eastern Road e ha fatto impazzire i tabloid inglesi. Come ha spiegato l’artista:
L’opera intende rappresentare la Regina Elisabetta II che in attesa del referendum sull’uscita o meno della Scozia dal regno Unito, non proferisce parola e pratica yoga, levitando sui fumi di una tazza di tea che rappresenta la tradizione british. Dietro di lei il famosissimo monito dell’Underground londinese “MIND THE GAP” che in questo caso è esplicitamente rivolto agli scozzesi. La Regina sta bevendo la Scozia nel tea. Il tutto è applicato in seguito alla Brexit, con la bandiera europea che fuoriesce dalla teiera.
L’irriverenza di Banksy
Tuttavia, non c’è dubbio che le opere più irriverenti su Queen Elisabeth siano opera proprio dello street artist inglese più famoso al mondo, che ha raffigurato la regina in varie occasioni. Del resto, aveva già rappresentato la Regina Victoria nel 2003 in una posa saffica (in relazione alle leggi contro i gay che fece proclamare durante il suo regno) oltre la Regina Elisabetta con i volto di una scimmia sullo sfondo di un bersaglio con i colori della bandiera britannica. Insomma, il problema dell’artista di Bristol non è evidentemente la persona ma l’istituzione che rappresenta. Tanto che, pochi anni più tardi, lo steso artista raffigurerà come scimmie, anche i parlamentari della Camera dei Comuni in Devolved Parliament. Questa dissacrazione paragona l’arretratezza di certe politiche a quella dei primati, nella veste dei nostri “antenati”.
Forse più un attacco personale, invece, sarà quello che lo street artist rivolgerà ad Elisabetta II quando nel 2004 produrrà banconote con il volto della Principessa Diana. Una copia è stata acquistata addirittura dal British Museum di Londra.
Decisamente più “buonista” il ritratto che Banksy ha dedicato alla regina in occasione del Giubileo di Sua Maestà, rappresentata in versione Ziggy Stardust.
Tuttavia è nel 2012 che Banksy affonda il colpo finale con una vera e propria performance in occasione del centenario della “Balfour Declaration“. Uno strambo party collettivo per le strade di Betlemme (dove si trova il suo hotel con la ‘vista più brutta del mondo’) che ha inaugurato un graffito con le (finte) scuse reali accanto al quale posa per la foto di rito una comparsa della Regina. Scuse che Banksy fa ironicamente al posto della vera regina, collegandosi a quelle che i palestinesi avevano invano chiesto al governo di Londra. La scritta “Er… sorry” è infatti un doppio senso che in italiano possiamo tradurre come un “ehm… scusate”, dove la E e la R rappresentano le iniziali della Regina Elisabetta.
Comparsa dela Regina Elisabetta II accanto l’opera di Banksy (fonte Artlyst)