Print Friendly and PDF

Pensieri di un artista isolato. Mustafa Sabbagh

Mustafa Sabbagh (foto Anna Mattioli) Mustafa Sabbagh (foto Anna Mattioli)
Mustafa Sabbagh (foto Anna Mattioli)
Mustafa Sabbagh (foto Anna Mattioli)

Mustafa Sabbagh e le sue riflessioni di artista “recluso” al tempo del Coronavirus. Diari letterari tra confessioni e speranze, intimi e riflessivi

Non era mai successo. Nemmeno il coprifuoco della Guerra Mondiale era così rigido: tutti a casa, mattina, sera, notte. E non era mai successo che il rapporto, il contatto con l’”altro”, imprescindibile regola del vivere contemporaneo, diventasse il nostro peggior nemico. Ci voleva un pericolo invisibile, ancor più minaccioso proprio perché impalpabile, per costringerci a fare qualcosa che ormai non facciamo più: guardarci dentro. Vivere solo con noi stessi. Un riallineamento delle coscienze, che ci permette – o forse ci costringe – a rivedere certe cose con un’ottica diversa, più “pura”. Alcuni artisti italiani lo fanno con i lettori di ArtsLife: diari letterari tra confessioni e speranze, intimi e riflessivi, un ripensamento dell’arte come scelta di vita sociale. Un nuovo contributo di Mustafa Sabbagh (1961)…

Martedì 02/04/2041, ore 16:31.

Mi arriva un sms urgente il cui contenuto risveglia ricordi sepolti:

Avresti voglia di raccontarmi la tua esperienza di quel lontano marzo del 2020?

Da quel che posso ricordare, appena 21 anni dopo, marzo del 2020 non è stato un mese. Non è stata una data. È stato un incontro con il mondo come era e come non l’avremmo potuto immaginare (con buona pace di Adams, Bradbury, K. Dick, Kubrick & Co., breve lista di visionari in rigoroso ordine alfabetico). In quei giorni abbiamo scoperto di essere fragili, abbiamo scoperto che c’era un nervo scoperto, e ci è toccato toccarlo. Tutti uguali nella vulnerabilità, tutti enormemente minacciati da un nemico visibile solo al microscopio.

Laddove la memoria non mi aiuta, lo fa un hard disk tra le migliaia che conservo e dove ho l’abitudine di salvare tutto, dal mio lavoro ai miei pensieri. Si chiamava Facebook, venne dopo Myspace e come Myspace sparì, soppiantato dalla incrementale esigenza di maggiori morsi nella comunicazione, anche in quella interpersonale, che – anche per colpa di quel nemico microscopico – da interpersonale si trasformava sempre di più in interattiva.

Affidai a Facebook la mia esperienza, e a un hard disk la mia memoria.
(Perché è la memoria che ci salverà, ma anche la tecnologia non scherza).

I tuoi post

Facebook

31 mar 2020, 23:59
strumenti di salvezza, angolo di casa


31 mar 2020, 11:14

Direi che ora è urgente isolare il virus ungherese, Covid-Orban.


29 mar 2020, 16:40

Domenica, ti suona il campanello, tu non stai aspettando niente e nessuno. Apri il cancello e ti si apre subito anche il cuore. Una vaschetta di gelato della tua gelateria preferita in consegna. Un regalo da chi ti vuole bene. Non puoi che pensare alla parola più bella e più sincera: grazie


29 mar 2020, 15:35

La memoria di chi ha fatto tesoro della sua tragedia.
L’Albania che dà lezioni ai cosiddetti “grandi paesi”.


29 mar 2020, 14:22

«Ogni opera d’arte è figlia del suo tempo, è spesso è madre dei nostri sentimenti. Analogamente, ogni periodo culturale esprime una sua arte, che non si ripeterà mai più». W. Kandinsky
mondo in movimento


28 mar 2020, 14:19

“YouPorn is yours for free”
Il 3.0, l’era di noi uomini che abbiamo la piena consapevolezza che viviamo in un’età di trapasso, in cui vecchie certezze si sono sgretolate e nuove certezze non sono nate. Saccheggio un pensiero di Hegel: «Lo spirito ha rotto con quello che è stato fino ad ora il mondo del suo esserci e del suo rappresentare; esso è in procinto di calare tutto ciò nel passato, ed è impegnato nel travaglio della sua trasformazione». Noi, che abbiamo percorso una via auto-punitiva, abbiamo pensato che il consumismo interessasse ampi strati della popolazione, rendendolo un pericoloso fattore di instabilità sociale. In questo, forse, è stato l’errore: stiamo verificando una realtà più profonda. Il consumo altera l’equilibrio della Natura, questa è la punizione per la civiltà consumistica, per aver permesso che Thanatos prevalesse su Eros. Abbiamo perso il valore e la concezione del tempo. Il tempo è vivere, non solo produrre. Il tempo è vivere l’altro, non perdersi nei selfie (vademecum su come rappresentarsi e vendersi al mondo, rendendo il tempo una mera produzione in serie di oggetti). Siamo consumati, più che consumatori. Abbiamo perso troppo tempo a chattare e dirci spesso frasi belle, bellissime, ma vuote. Ci siamo dimenticati di annusarci, di toccarci, di mandarci all’inferno quando serve.
Non andrà bene ma di certo andrà meglio, perché dopo una forzata e dolorosa clausura sapremo che un sorriso vale davvero un sorriso, un abbraccio vale davvero un abbraccio. Chiederemo “come stai?” “come posso esserti utile?”, non più “che lavoro fai?” o “di dove sei?”. Saremo pronti a dire che la paura non è per i vigliacchi, ma per chi ha un’utopia da realizzare.
Vi chiedo perdono per i miei deliri, per mia fortuna non è la febbre, ma questo tempo di sospensione. Poi ci si mette in mezzo anche “YouPorn is yours for free”, ma non scherziamo dai, già la vita è dura, figurati se adesso mi posso permettere di avere un’altra cosa dura!
Rembrandt


28 mar 2020, 10:18

i vostri discorsi sulle fantastiche scene di un film di terza categoria li ricordo ancora, ora mi chiedo se siete le stesse persone che criticano la messa in scena papale, dal momento che non avete occhi per capire che non è la Chiesa. Nessuna religione ieri ha trionfato nella rappresentazione. Qui ha vinto l’architettura. La luce. L’arte.


27 mar 2020, 22:29

Al di là del nostro credo. Quando la teologia legge la contemporaneità. Solo un essere intelligente è capace di amore. «Quello che vi è di più perfetto nell’uomo è l’operazione dell’intelligenza – dice Tommaso nel primo trattato della sua Summa Theologiae (il suo capolavoro, ma tutto è capolavoro in Tommaso) – per cui la beatitudine di un essere dotato di intelligenza consiste nell’intelligenza stessa, nel conoscere».
Pensando a San Tommaso d’Aquino


27 mar 2020, 12:06

Buongiorno a tutti, in questo momento che ci vede tutti lottare contro il dolore di oggi per regalare un sorriso domani, vi chiedo di fare la vostra parte (so, e ne sono certo, che una vostra generosa azione sarà un patrimonio che avrete nel cuore per sempre). Io provo a fare la mia piccola parte con il dono di due opere. Per vedere le opere a disposizione per questa iniziativa e per maggiori informazioni cliccare il link qui: www.rizzutogallery.com/soscovid19/
Grazie alla @RizzutoGallery, a @Eva Oliveri, a @Giovanni Rizzuto e a tutti gli amici artisti convolti: Giuseppe Adamo, Davide Bramante, Anna Capolupo, Antonio Catelani, Stefano Cumia, Richard Deacon, Francesco De Grandi, Fulvio Di Piazza, Elena El Asmar, Vincenzo Ferlita, Jachym Fleig, Daniele Franzella, Claudio Gobbi, Francesco Lauretta, Alfonso Leto, Katharina Maderthaner, Luca Pancrazzi, Ettore Pinelli, Francesca Polizzi, Lucio Pozzi, Luigi Presicce, Turi Rapisarda, Cosimo Rizzuto, Mustafa Sabbagh, Shobha, Rainer Splitt, Massimo Stenta, Andrea Stepkova
P.S.: il 4 aprile è il mio compleanno, anticipate il vostro regalo, fatelo qui
Grazie


25 mar 2020, 22:48

La verità, come ogni prodotto, ha una data di scadenza, come una scatoletta di tonno. Quello che era vero ieri non lo è più oggi, se si parla di pensiero, ma NON quando si parla di scienza. Nella formazione scientifica uno NON vale uno. Se poi siete i primi a condividere fake news, se non mi trovate tra i vostri contatti ora potrete capire il motivo. Perché l’ignoranza è tossica quanto il veleno.


25 mar 2020, 20:43

Complottisti ne abbiamo?


25 mar 2020, 13:11

Ogni giorno mi arriva una vostra richiesta di produrre contenuto online per le piattaforme sparse e numerose. Spero di non darvi un dispiacere – ma so che siete profondamente intelligenti e sensibili rispetto al mio modo di pensare, per cui non ho dubbi nel sapere che mi capirete perfettamente – ma ora come ora non credo in questo format e vi chiedo di non tenermi in considerazione, perché è un tipo di contenuto sicuramente interessante, ma meno affine al mio modo di vedere le cose e di concepire l’arte e la comunicazione stessa, che come sapete per me è sempre, passatemi il termine, borderline. E mi rendo conto di essere io quello fuori dal mondo, ma probabilmente è proprio questo, il pregio dell’essere boomer: il potersi permettere di preservare un determinato modo di essere dando la colpa all’esperienza (si dice esperienza, si legge età 😉). Non sarebbe da me uno sviluppo del discorso così preconfezionato, per quanto ne apprezzi la multidisciplinarietà, e d’altro canto, soprattutto in questo periodo di cattività coatta e pandemica, ci ritroviamo sommersi da questo tipo di contenuti video. Ed è vero che la differenza è nell’oggetto del discorso, ma – vi parlo personalmente – ne siamo talmente invasi che ormai nulla più è capace di fare la differenza, se non uno sguardo indietro, o uno dentro,,,,
Vi abbraccio forte e non vedo l’ora di poterlo rifare realmente, fisicamente, liberi

23 mar 2020, 17:57
Arbasino, la bellezza della parola. www.youtube.com/watch?v=nKRMsgDVevI&feature=share


22 mar 2020, 17:08

Ci faceva così schifo il Grande Fratello che ora ci troviamo tutti protagonisti.


22 mar 2020, 15:37

Tutti i video, tutti i post con l’imperativo: fate girare. L’unico risultato che hanno su di me ė di farmi girare i coglioni.


21 mar 2020, 23:28

Guardando The Tempest – Derek Jarman


21 mar 2020, 15:58

Bella la loro continua frase: “Usate le mascherine, poi disinfettate spesso le mani”. Ma se non li trovi nemmeno su Marte.


21 mar 2020, 00:50

Il virus non è la malattia ma il sintomo (so bene che questo è scientificamente errato).
Virus: dal latino vīrus, -i, “veleno”
La società è intrisa di un veleno che la sta uccidendo, figlio delle sue scelte. Ora come ora abbiamo il dovere di capire qual è la nostra malattia. Il consumo è la nostra vera malattia. L’angoscia che opprime l’uomo sorge quindi come reazione alla consapevole libertà di poter scegliere di fronte a un’infinità di opzioni possibili, che possono rivelarsi favorevoli o sfavorevoli. L’uomo è infatti la diretta conseguenza delle proprie scelte e crea arbitrariamente la sua etica, diventando responsabile di ciò che compie. La libertà dell’uomo è l’unica cosa che può riscattarlo dalla struttura massificante della modernità, e insieme è il suo dramma permanente.
Kierkegaard ci ha insegnato quanto sia difficile scegliere e quanto l’uomo resti relegato al suo fallimento, figlio della possibilità dell’io, e alle sue illusioni, come la fede nella famiglia, la fiducia nel lavoro o l’attaccamento all’amore. C’è sempre qualcosa che tormenta l’uomo, una contraddizione perenne, una scelta che implica un’immensità di mondi potenziali che non saranno mai attuali, e da tale tormento deriva una disperazione che determina l’esistenza. Il concetto di ‘disperazione’ si basa su un disordine spirituale, sulla volontà dell’io di essere o non essere se stesso: l’uomo, secondo il filosofo danese, rifiuta se stesso perché è consapevole di essere finito, di non poter essere come Dio, infinito e infallibile, capace di poter operare la scelta migliore per se stesso. L’eventualità di sbagliare tiene l’uomo in bilico tra lo scegliere e il non farlo, tra inquietudine e consapevolezza. Il pensiero di Søren Kierkegaard assume una connotazione ancora più inquietante e struggente nell’epoca frenetica in cui viviamo. Davanti all’infinità di possibilità, stimoli, passioni e doveri che affrontiamo quotidianamente ci sentiamo spesso soli e sperduti, schiavi del timore di fallire e incapaci di percorrere una strada chiara e univoca. La riflessione di Kierkegaard è capace di conferire valore a un atto che è il compagno inseparabile di ogni uomo, il fondamento che dà valore e definisce la vita stessa. Scegliere può essere drammatico e doloroso, può spaesarci, renderci soli e allontanarci dal resto del mondo, ma è l’unico modo, l’unica strada che ci porta a diventare quel che siamo.
Tanto so che NON ve ne fotte una minchia di quello che penso.


20 mar 2020, 22:51

Post muto


19 mar 2020, 19:12

[repost]
Quale è stata la volta, nella tua vita professionale o personale, in cui tutto è cambiato, in cui tutto è stato stravolto? Te la ricordi? E poi, è cambiato in meglio? Lo abbiamo chiesto a Mustafa Sabbagh per la nostra serie di interviste sui grandi momenti di trasformazione vissuti. Ascolta l’episodio sul sito https://www.maledettifotografi.it/interviste/podcast/ 🎧
Grazie @Enrico Ratto


19 mar 2020, 13:33

Dopo l’università della vita, ora abbiamo l’università del divano.


19 mar 2020, 11:51

Bergamo, la città che mi ha regalato grande affetto, sono veramente affranto per tutte le persone piene di dolore, non siamo mai stati così indifesi verso la sofferenza come lo siamo oggi.
Giovanni Bellini – Il Redentore tra Maria e San Giovanni Evangelista, 1455 circa, Accademia Carrara, Bergamo


19 mar 2020, 01:22

L’idea di felicità è simile a un fantasma, esiste solo se è stato già. Tutti chiediamo la libertà di parola per compensare la libertà di azione, e di un pensiero che non avremo mai profondamente. Abbiamo tutti la certezza di essere sempre sulla strada retta e giusta, e questa certezza diventa la nostra trappola. Il nomade, il “viandante smarrito”, vedendo cambiare attorno a sé il paesaggio può almeno nutrire la speranza di trovare la via d’uscita da un momento all’altro. Chi invece si perde in se stesso non ha a disposizione molto spazio, e presto si rende conto di essere chiuso in un cerchio da cui non può uscire. Vogliamo tutti la cura senza diagnosticare il male. Cerchiamo la cura perché ne abbiamo “semplicemente” bisogno. Anche a costo di immolare la nostra vita privata, che privata più non è da tempo, sull’altare della Panopticon Revolution. Siamo noi stessi che cediamo i nostri dati a chicchessia senza preoccuparci del dopo, e lo facciamo tutti, perché ciò che intimamente ci interessa più di tutto è essere visti, letti, osservati, condivisi; qualunque cosa, anche scrivere questo post, pur di sfuggire all’anonimato. Un anonimato che è la vera libertà e ricchezza, in questo momento di smarrimento collettivo. Una visione iper-semplificata della realtà, uno schema manicheo tra amici e nemici, tra popolo ed élite, che ha un vantaggio intrinseco, se la gerarchia dei valori è costituita dal ‘mi piace/non mi piace’
(il Panopticon nasce da un’idea del filosofo Jeremy Bentham)
Aspettare il superuomo dopo che “Dio è morto” è la vera minaccia al nostro futuro. È ora di smetterla di sentirci al di sopra del mondo, ma sentirci una piccola parte. Come al solito ora ritorno alla mia banalità quotidiana e cerco di preparare una cena accettabile per il mio delicato stomaco, gastrite permettendo
foto scattata nel 2009

18 mar 2020, 20:04
Mostre online, talk online, cinema online, sesso online, spesa online, libri online, voglio vedervi dopo, a chiedere alle persone di tornare alla vita reale, quando il virus sarà sconfitto. Per favore vivete i vostri silenzi, il vuoto dalla vostra giornata chiusi in casa a cercarvi, a capirvi, a vivere il dolore, a coltivare la speranza, a progettare un mondo reale, ma migliore.
La trilogia del virus: miti in pixel, vita in streaming, ansia di trovarci di fronte ai nostri specchi.

17 mar 2020, 11:44
Oblomov mi sembrava uno splendido romanzo, l’oblomovismo mi sembrava la soluzione alla mia malata schizofrenia, ora il mio corpo gode del “dolce fare niente”, ma la testa che corre va a sbattere contro i mille, cento o forse nessun pensiero. Troppo correre con la mente stanca. L’oblomovismo da sogno infantile ora è diventato un incubo – “somnum exterreri solebat” – un motivo di assidua, intollerabile preoccupazione, un sentimento angoscioso tutto prolungato nel tempo. Goethe dice: «Dissolviti in fiammata, Salamandra! Scorri via mormorando, Ondina! Splendi come meteora, Silfide! Reca aiuto domestico, Incubus! Incubus! Esci e falla finita!» Mentre metto giù questo pensiero alla radio inizia una vecchia canzone che faceva ballare mia madre: “Se per caso cadesse il mondo io mi sposto un po’ più in là / Sono un cuore vagabondo che di regole non ne ha / La mia vita è una roulette, i miei numeri tu li sai / Il mio corpo è una moquette dove tu ti addormenterai / Ma girando la mia terra io mi sono convinta che / Non c’è odio, non c’è guerra quando a letto l’amore c’è”.
Inizio a ballare (grazie Raffaella).


16 mar 2020, 09:14

Passati più di 7 anni, ma sembra la mia condizione dei giorni correnti


14 mar 2020, 23:13

Buon viaggio


12 mar 2020, 11:29

un libro, i regali d’amore per alleggerire l’anima.


11 mar 2020, 15:35

La vita reale è sempre più dura, cruda, dolce, carezzevole rispetto a tutti i romanzi letti, scritti o voluti scrivere. Raggiunge risultati travolgenti, non è mai controllata dal registratore di fetori. La vita è da accettare così com’è: con le sue intuizioni e con le sue ingenuità, con la sua intelligenza e con la sua stupidità. Con le sue folgorazioni e con le sue longueurs, i suoi colpi d’ala e la sua banalità, con la sua grandezza e con le sue meschinità. Con le sue reali conseguenze. La vita è l’unico romanzo che scriviamo tutti.
Ora continuo la mia clausura. Forse mi darò lo smalto rosso sulle unghie, visto che non l’avevo mai fatto in vita mia .


9 mar 2020, 20:38

Non barattate la vita con uno spritz.


9 mar 2020, 18:24

Tampone, perfume project – artist: Mustafa Sabbagh, 2017 – design & image: Francesca Gotti


6 mar 2020, 23:37

«Da mille indizi noi possiamo essere sicuri che ci sono in noi, in ogni momento, innumerevoli percezioni senza appercezione più efficaci di quanto sembra […] e anche le percezioni avvertibili derivano per gradi da quelle così piccole che non si possono avvertire» (Leibniz, Nuovi Saggi, prefazione)

6 mar 2020, 14:51
oggi nasceva un grande uomo, PPP
«Io divoro la mia esistenza con un appetito insaziabile. Come finirà tutto ciò? Lo ignoro. […] Sono scandaloso. Lo sono nella misura in cui tendo una corda, anzi un cordone ombelicale, tra il sacro e il profano».


5 mar 2020, 10:02

finalmente non mi saltate addosso ad abbracciarmi e baciarmi come fossi il vostro amore da sempre,,,,. Anche se amavo la vostra finzione


4 mar 2020, 23:25

In un mondo giusto, oramai utopico, la vergogna è un sentimento nobile.


4 mar 2020, 12:54

Il peggiore dei conteggi, quel virus che si chiama disumanità. Intanto noi facciamo grandi scorte di Amuchina.


2 mar 2020, 18:02

Oggi vi sentite tutti Marina Abramović.

 

Archivio generato da Mustafa Sabbagh in data: Mercoledì 1 aprile 2020 alle ore 19:12 UTC+02:00
Contiene dati da 1 marzo 2020 a 1 aprile 2020

Mustafa Sabbagh

http://www.mustafasabbagh.com/

Commenta con Facebook