Com’è cambiata la vita degli artisti durante la quarantena? Come sono mutate le loro abitudini, il loro sentire, il loro lavoro?
L’aria sospesa, gli spazi dilatati, i silenzi, il fluire sordo del tempo. L’attesa pervasa di un chiarore surreale e indefinito che scandisce le vite della quarantena. Abbiamo chiesto a una serie di artisti di raccontarci lo scorrere del tempo dalle proprie case, trasformate in temporanei atelier. La vita di un artista ai tempi della pandemia.
I tempi di Matteo Pizzolante
Come passi la giornata, dove e come lavori? A cosa stai lavorando?
Questo periodo di quarantena lo sto vivendo lontano da Milano, a Laveno Mombello, piccolo paese sulla sponda lombarda del lago Maggiore, dove vive la mia famiglia. E’ una zona molto tranquilla che dista dal capoluogo lombardo meno di 2 h di treno. “Non così distante”,pensavo qualche settimana fa. Eppure ora questo intervallo spaziale ha assunto un altro significato: semplici azioni quali uscire di casa, andare in stazione, acquistare un biglietto, appaiono complesse e macchinose.
Una volta varcata la soglia di casa e attraversata la strada, si può imboccare un breve sentiero che porta ad una spiaggetta sul lago; l’inizio della primavera la vede solitamente protagonista di un intenso viavai di persone, soprattutto durante i weekend, mentre ora si ha l’impressione che gli animali e le piante ne stiano ritornando in possesso. E’ una posizione privilegiata per esaminare la sponda piemontese, da questo punto di vista infatti era possibile osservare, prima dell’inizio del lockdown, il passaggio frequente di traghetti che attraversando trasversalmente il lago, mettevano in comunicazione le due sponde. Questo collegamento evidenziava la divisione territoriale delle due regioni mentre ora l’assenza di barche e di connessioni mette in risalto la continuità spaziale del paesaggio.
Ho la fortuna di avere un porticato piuttosto ampio, allestito con un tavolo e vari strumenti di lavoro che temporaneamente è diventato il mio studio.
Tempo, Spazio, Suono. Concetti ricalibrati, relativi, riformulati…
Accade di iniziare un lavoro, non finirlo, prendersi un po’ di tempo per osservarlo con sguardo più fresco. Penso che sia un buon periodo per creare, mettere a punto alcuni aspetti del proprio lavoro, per riprendere progetti lasciati in arretrato o per approfondirne altri. In questo momento sto lavorando ad una serie di sculture in alluminio, tessuto e acciaio; contemporaneamente faccio delle prove per brevi video, aggirandomi per casa con fare circospetto. Mi interessa usare la fotocamera non come strumento in sé, ma per registrare le mie sculture nel tempo, osservarle in relazione al tempo ed inserirle in un contesto narrativo, o forse in una narrazione appena suggerita.
Leggere, scrivere, riflettere.
La lettura mi aiuta molto, alternando saggi o articoli su argomenti più strettamente di attualità, alla ri-analisi di qualche romanzo. Mi piace leggere la mattina prima di iniziare a lavorare, poiché questa pratica mi predispone ad uno stato di concentrazione che tento di trascinare, per quanto possibile, durante tutta la giornata. Sto attualmente rileggendo l’autobiografia (divisa in tre parti) di Elias Canetti e contemporaneamente un altro suo testo meraviglioso, “Massa e Potere”. Il testo nasce da un’esperienza che egli stesso fece nel 1922 durante una manifestazione per l’assassinio di Rathenau. In quella situazione lo stesso Canetti sentì che la massa esercitava verso di lui un’attrazione enigmatica: da una parte l’ebbrezza di perdersi in essa, lo stordimento di un’esperienza realmente altruistica, dall’altro la sensazione di non essere realmente padrone di se’, di non essere libero. “Per metà vertigine, per metà paralisi”. Sembra quasi paradossale parlare di massa in un momento di isolamento, ma ho la sensazione, per quanto mi riguarda, che un possibile progetto che tenti di rimettere in connessione le persone anche tramite il web debba necessariamente passare dalla ridiscussione di queste idee.