I furti d’arte rappresentano sempre una perdita importante per la collettività, privata del patrimonio condiviso e da tutti fruibile. Ma a volte questi gesti si trasformano in boomerang e avvengono restituzioni inaspettate proprio da parte dei ladri stessi. Dal caso di un van Gogh rubato e restituito lasciandolo in un bagno pubblico a quello di un Klimt trovato all’interno di una parete della galleria (a Piacenza), che cosa spinge i criminali a restituire opere così preziose?
Il 22 febbraio 1997 viene rubato dalla Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi di Piacenza “Portrait of a Lady” (1916-17) di Gustav Klimt. Il capolavoro faceva parte di un gruppo di ritratti femminili eseguiti da Klimt tra il 1916 e il 1918, durante gli ultimi suoi anni di vita. Il quadro piacentino però dal 1996 aveva assunto un grande valore storico dopo che Claudia Maga, una studentessa pavese, aveva scoperto sotto al cretto pittorico un antico Ritratto di signora, (questa volta con cappello) realizzato dal pittore nel 1910 e dal 1927 disperso. Un furto con molte zone d’ombra, che vede la risoluzione a 20 anni dalla scomparsa della tela. A far luce sull’accaduto, la recente confessione dei criminali a un giornale locale. Il dipinto, scoperto al termine dello scorso anno da due giardinieri intenti a rimuovere l’edera dal giardino della galleria, è stato restituito per volontà dei ladri come dono per la città.
Un altro esempio di bottino abbandonato dai criminali è stata l’opera “Tres Personajes” (1970) di Rufino Tamayo. Il dipinto dell’artista messicano venne ritrovato a New York nel 2003 in un mucchio di immondizia. Dopo essere stato rubato oltre 20 anni fa dalla casa di una coppia di Huston, Texas, che lo aveva acquistato per 55.000 dollari, venne ritrovato dalla scrittrice Elizabeth Gibson accanto ai cassonetti dell’immondizia. Il quadro, del valore di circa $ 1 milione è stato venduto all’asta da Sotheby’s a New York.
Nell’ottobre del 2019 dei ladri dilettanti hanno rubato la mano sinistra del totem dell’artista Charles Joseph esposto fuori dal Museo di Belle Arti di Montreal, Canada (Montreal Museum of Fine Arts). I ladri si sono scusati con la comunità che si era vista privata di un pezzo della statua ed hanno restituito la mano.
Il cosiddetto “effetto boomerang” è dovuto al panico del ladro che non sa come sbarazzarsi del bottino rubato. Ciò è maggiormente probabile per quelle opere coinvolte collateralmente in furti che come obiettivo avevano altri oggetti di valore. Oppure è il caso di furti non pianificati che spesso comportano una scarsa comprensione della sfida che rappresenta la vendita di un’opera d’arte riconoscibile.
Altre volte il senso di colpa è il motore per la restituzione dell’opera rubata. È il caso di Horst Wächter, figlio di un generale delle SS tedesco che nel 2017, per la vergogna delle azioni attuate dai propri familiari, ha restituito tre opere d’arte, tra cui un dipinto appartenente al Palazzo Potocki (Polonia). Le opere erano state saccheggiate per mano della madre di Wächter dal Museo Nazionale di Cracovia nel 1939. Wächter si auspica che il suo gesto incoraggi altri in possesso di tali oggetti a seguire l’esempio.
In altri casi le opere vengono riconsegnate quando sono state vagliate tutte le altre opzioni possibili. La prima cosa che i criminali cercano di fare è quella di vendere l’oggetto, afferma Christopher Marinello, amministratore delegato e fondatore di Art Recovery International. Se falliscono e l’operazione non va a buon fine, allora optano per il riscatto da chi il furto l’ha subìto, oppure sperano di riscattare il premio dell’assicurazione. Quando tutte le idee sono esaurite, inizia ad insinuarsi l’ansia di non riuscire a liberarsi del bottino e così spesso i ladri distruggono i manufatti o li abbandonano. Marinello aggiunge che non è insolito che i ladri nascondano le opere rubate, cosicchè se fossero arrestati potrebbero rivelarne la posizione e giocarsi la “carta per l’uscita di prigione”. Unico inconveniente di questa strategia è che qualcuno prima dei ladri trovi il nascondiglio.
Qualora fosse trascorso un lungo periodo dal momento del furto, i ladri potrebbero farsi avanti più volentieri. Il motivo, afferma Pierre Valentin, partner dello studio legale Constantine Cannon (New York City), è che a distanza di anni il crimine non è più perseguibile e se la vittima del furto ne richiedesse la restituzione, questo sarebbe un caso di diritto civile e non penale.
Nel 1991 un elaborato furto di oltre 20 dipinti ai danni del Van Gogh Museum di Amsterdam andò in malora quando al veicolo dei ladri si bucò una gomma. I dipinti, stimati circa $ 500 milioni, sono stati ritrovati solo mezz’ora dopo il furto, abbandonati in un’auto vicino al museo. I quattro ladri furono trovati poco dopo, arrestati e condannati. Un altro furto (2002), sempre nello stesso museo, ebbe più fortuna e i due dipinti del maestro olandese “Congregation Leaving the Reformed Church in Nuenen” (1884-85) e “View of the Sea at Scheveningen” (1882) andarono persi. Vennero ritrovati nel 2016 in Italia durante un’operazione contro il crimine organizzato.
Nel 2003 tre opere di Picasso, Van Gogh e Gauguin furono rubate presso la Whitworth Art Gallery (Regno Unito) per poi essere scoperte dopo poco in un bagno pubblico non lontano dalla galleria di Manchester. I dipinti furono trovati avvolti in un tubo e accompagnati da una nota dei ladri, i quali affermavano che era loro intenzione non tanto rubare, quanto evidenziare le falle nella sicurezza.
Lo scorso novembre poi, il furto di due opere di Rembrandt in prestito alla Dulwich Picture Gallery di Londra. Dopo una colluttazione con la polizia, i ladri hanno abbandonato i dipinti in una siepe poco distante dalla galleria londinese. Ora si trovano nuovamente al loro posto, presso il Louvre e alla National Gallery of Art di Washington.