Com’è cambiata la vita degli artisti durante la quarantena? Come sono mutate le loro abitudini, il loro sentire, il loro lavoro?
L’aria sospesa, gli spazi dilatati, i silenzi, il fluire sordo del tempo. L’attesa pervasa di un chiarore surreale e indefinito che scandisce le vite della quarantena. Abbiamo chiesto a una serie di artisti di raccontarci lo scorrere del tempo dalle proprie case, trasformate in temporanei atelier. La vita di un artista ai tempi della pandemia.
I tempi di Roberto Casti
Come passi la giornata, dove e come lavori? A cosa stai lavorando?
Sto passando questo periodo nella mia casa a Milano. Difficilmente le mie giornate prima dell’arrivo del virus in Italia rientravano in una routine metodica, erano più scoordinate tra loro. C’era il lavoro part time con i turni che cambiavano in base alle settimane, il lavoro in studio, le uscite con amici, ecc. Adesso, forse per la prima volta nella mia vita, riesco a seguire un programma costante creato da me. Non credo si debba per forza utilizzare il tempo in maniera proficua – sono contro quell’idea – però mi sono accorto che l’aver creato un programma – fatto di svago, esercizi, cucina e lavoro – mi stia aiutando ad affrontare la situazione. E di sicuro ne avevo bisogno. Nella vita “normale” di prima, quella a cui molte persone vorrebbero tornare, dedicavamo molto tempo ad attività volte alla soddisfazione personale, al raggiungimento di un lavoro perfetto e di una vita perfetta in cui nulla può mancare. Ovvio che quello stile di vita abbia contribuito a creare il terreno fertile per la situazione in cui siamo ora. Per quanto riguarda il mio lavoro artistico cerco di non impormi nulla, come ho sempre fatto. Molto del mio lavoro si basa sulla ricerca, perciò leggo e prendo appunti, ma ogni tanto dipingo in soggiorno grazie a del materiale che ho portato dallo studio qualche settimana fa. Passo molto tempo a suonare e comporre, attività che ho sempre fatto in casa, quindi non ci sono stati cambiamenti in questo senso.
Tempo, Spazio, Suono. Concetti ricalibrati, relativi, riformulati…
Il tempo per me è ben scandito ora, le giornate paradossalmente finiscono in fretta. Tuttavia si susseguono all’infinito come se non ci fosse una fine. Sono in pensiero per il presente, ma seriamente preoccupato per il futuro. L’aver sperimentato un momento di crisi come questo ha ovviamente rinvigorito il mio interesse nel mettere in discussione quelle tante attività, compreso il lavoro (come dicevo prima), che prendono tempo alle nostre vite, e che soprattutto mascherano quelle che dovrebbero essere le vere priorità comunitarie.
Lo stallo imposto alla popolazione e la cooperazione di quest’ultima – con i loro lati negativi e positivi – hanno dato prova, forse, che un’azione collettiva può realmente essere presa per contrastare un’emergenza comune. L’abbiamo fatto ora per un’emergenza che intacca la nostra idea di vita nell’immediato presente (il virus colpisce nel presente perché fa leva sul nostro istinto di sopravvivenza e sulla nostra paura di morire), ma va fatto anche per un’emergenza che ha effetti non solo sul presente ma anche sul futuro a venire (parlo quindi di una reazione globale ai cambiamenti climatici e al sistema capitalista). Questa ovviamente è la parte difficile: abbiamo già sacrificato una parte della nostra vita per combattere questo problema, perché dovremmo cambiare il nostro stile di vita per sempre? Forse perché proprio in questo periodo ci stiamo accorgendo che tante cose della nostra vecchia vita non erano poi così tanto importanti e che la convivenza con ciò che ci sta attorno è molto più importante di quanto credevamo, essa influisce anche sulla sfera individuale. Penso che tante persone stiano riflettendo su queste idee, tuttavia molte altre non ne hanno la possibilità perché, come prima – o forse più di prima – non hanno il tempo di fermarsi. Spero che con il passare dei mesi e degli anni una convivenza migliore all’interno di questo mondo possa divenire l’obiettivo principale per la maggior parte delle persone. E il tempo ovviamente influisce sullo spazio in cui si vive. In un momento come questo ho cercato di riscoprire tutti quei luoghi della casa e del condominio che prima non attiravano più di tanto la mia attenzione, dal balcone al cortile. Ora guardo spesso in alto fissando i balconi dei vicini, ascolto per più tempo cosa succede attorno al mio appartamento. Riflettendo proprio su questi argomenti ho lavorato per qualche giorno a una playlist che ho pubblicato su SoundCloud chiamata “The Outsider”. Si tratta di una raccolta, per ora di quattro tracce, realizzate grazie alla combinazione di suoni registrati all’esterno con delle sessioni d’improvvisazione musicale effettuate all’interno della mia abitazione.
Leggere, scrivere, riflettere.
Dedico molto tempo a cose che prima non riuscivo a fare. Sto ripassando l’intera storia dell’arte, guardando tutto Mad Men (le cui sette stagioni mi hanno sempre spaventato), affrontando la lettura di Infinite Jest di David Foster Wallace, giocando al computer (cosa che non facevo da anni). Credo non esista un modo giusto o sbagliato di affrontare questo momento. Penso sia molto bello passarlo nell’ozio, (in)attività tanto disdegnata dalla società in cui viviamo, ma l’importante è cercare di mantenere attivo il pensiero, rimanendo il più razionali possibili. Il confronto tramite videochiamata con gli amici per me è diventato di vitale importanza. Mi ritrovo a parlare con persone diverse che condividono però gli stessi problemi e le stesse preoccupazioni per il futuro. Ritengo necessario in un momento come questo riflettere su cosa succederà dopo. Valutare quindi sia gli effetti negativi che quelli positivi, cercando di elaborare strategie per intraprendere la strada migliore, soprattutto dal punto di vista collettivo. Passo anche molto tempo seduto sul divano del balcone a guardare gli alberi del cortile facendo finta di essere sotto effetto di acidi, mi aiuta a pensare.
Prima cosa che farai quando finisce quarantena?
Non mi faccio programmi o illusioni, improvviserò quando arriverà il momento. Forse vorrò piangere assieme a qualcuno.