Com’è cambiata la vita degli artisti durante la quarantena? Come sono mutate le loro abitudini, il loro sentire, il loro lavoro?
L’aria sospesa, gli spazi dilatati, i silenzi, il fluire sordo del tempo. L’attesa pervasa di un chiarore surreale e indefinito che scandisce le vite della quarantena. Abbiamo chiesto a una serie di artisti di raccontarci lo scorrere del tempo dalle proprie case, trasformate in temporanei atelier. La vita di un artista ai tempi della pandemia.
I tempi di Rachele Maistrello
Come passi la giornata, dove e come dipingi ora?
Ho ereditato una grande fortuna, una dimensione onirica molto forte. La mia giornata inizia dunque con la fine dei miei sogni, che ultimamente sono molto complessi e strutturati, il che mi permette di compiere almeno un viaggio al giorno in luoghi già visitati o immaginari.
Mentre faccio colazione in terrazza, controllo le piante e cerco di notare qualche nuovo uccello che si nasconde tra le palme del giardino su cui si affaccia il mio balcone. Ogni tanto, mentre bevo il caffè, ripasso gli ideogrammi cinesi che sto imparando. Poi inizia il tempo in studio.
Il mio studio è in casa, essenziale, semplice e pulito.
Sto portando avanti due ricerche. Nella prima ricerca, gioco a trovare forme e colori che diventeranno sagome per le mie prossime fotografie. Da tempo utilizzo immagini stampate da ricollocare nello spazio, forzando i limiti temporali e spaziali della superficie fotografica. Ultimamente ho ripreso in mano un vecchio libro di minerali e cristalli, che ritaglio e porto con me quando passeggio. Utilizzo le aiuole e le zone erbose spontanee del mio quartiere come un paesaggio su cui installarle e rifotografarle con una macchina fotografica analogica medio formato. È una pratica semplice e profondamente visiva, ma anche meditativa e senza regole, che si adatta molto bene al momento in cui sono. Nel frattempo sto studiandola storia dei minerali nell’arte e quella del trompe l’oeil e del cutout nella storia della fotografia.
La seconda ricerca concerne Green Diamond, il mio ultimo lavoro realizzato a Beijing. In seguito a una commissione da parte di un museo tedesco, sto ampliando la parte testuale e programmando una nuova sezione del sito, che conterrà una nuova sezione di documenti e scambi revisionati.
Tempo, Spazio, Suono. Concetti ricalibrati, relativi, riformulati…
Da sempre vivo in conflitto con il tempo. Per me il tempo è sempre senza forma, e così lo spazio. La realtà mi distrae così tanto che mi ha sempre fatta inciampare, anche se in qualche modo me la sono sempre cavata.
Per una volta posso non sentirmi in colpa per vivere il mio ritmo naturale in modo totale, e, sebbene lo stia dicendo con un po’ di senso di colpa e a voce bassa, è una sensazione molto bella.
Mi rendo conto che, in questo momento, i miei sogni, la mia percezione del mondo naturale e il mio pensiero razionale, stanno vivendo una nuova combinazione spontanea, che sto ancora cercando di capire davvero.
Leggere, scrivere, riflettere, altro…
Sto riflettendo molto sul sistema dell’arte a cui mi sono interfacciata fino ad ora, specialmente nel contesto italiano. Sto cercando di capire ciò che mi ha dato e ciò che mi ha tolto, quali compromessi non sarò più in grado di accettare, ovvero classificare in modo più strutturato i miei diritti e in un certo senso anche i miei doveri. Questo processo è complesso e richiederà tempo e condivisione con altri amici artisti e colleghi con cui già sono in contatto.
Oltre a ciò, sto riflettendo a lungo su un progetto che sto portando avanti insieme a Giulia, ovvero a “Villa Rossa”: una casa a Pennabilli dove ospitare artisti e persone che stimo, e invitarli a una pratica “slow” in cui gli ospiti dovranno solo lasciare qualcosa per l’artista “a venire”. Stiamo costruendo una bibliografia su un nuovo modo di vivere il rurale e su come questo si sia inserito nell’arte contemporanea recente e non.
La sera, inoltre, con il mio ragazzo, Antonio, che normalmente si occupa di cinema, guardiamo film che amiamo (ultimamente stiamo esplorando Bresson). Se è lui che cucina, io nel mentre rileggo una serie di saggi brevi che sta scrivendo in questo periodo, se sono io che cucino, lui rilegge quello che ho scritto io. Poi c’è anche spazio per il gioco: fondamentale. Roller, tennis in casa, balli greci e mille e più trovate per rimanere freschi di spirito.
Prima cosa che farai quando finisce la quarantena?
Andrò a trovare i miei genitori. Nuoterò, molto, se sarà possibile. Organizzerò una grande cena con i miei amici dove ognuno porterà le ricette imparate in questo periodo.
Cercherò di far riprendere le mie attività collaterali, ovvero quella di fotografa di architettura ed eventi di arte (https://rmphotostudio.net/) e quella di insegnante di fotografia, che mi hanno permesso fino ad ora di vivere dignitosamente a livello economico. Andrò a Pennabilli.