Com’è cambiata la vita degli artisti durante la quarantena? Come sono mutate le loro abitudini, il loro sentire, il loro lavoro?
L’aria sospesa, gli spazi dilatati, i silenzi, il fluire sordo del tempo. L’attesa pervasa di un chiarore surreale e indefinito che scandisce le vite della quarantena. Abbiamo chiesto a una serie di artisti di raccontarci lo scorrere del tempo dalle proprie case, trasformate in temporanei atelier. La vita di un artista ai tempi della pandemia.
I tempi di Fabio Roncato
Come passi la giornata, dove e come lavori ora?
Vivo con la mia ragazza al 5° piano di un palazzo nella periferia nord di Milano. Non abbiamo ne’ giardino ne’ terrazzo ma la casa è grande a sufficienza per entrambi e dunque abbiamo ripensato gli spazi per continuare a lavorare insieme.
Le prime settimane sono servite per stare fermi e capire che direzione prendere, successivamente ho cominciato a lavorare in piccole dimensioni e scambiare pareri con scultori che dovevano risolvere delle criticità simili alle mie. Spesso si usa dire che un lavoro nasce dal confronto e dalla conversazione con questo artista o questo curatore, ma mai come in queste settimane è stato vero.
Mentre scrivo sono gli ultimi giorni di quarantena e guardando indietro a questi due mesi vedo che il lavoro ha preso una direzione imprevista, trasformando le decisioni che ho dovuto affrontare in funzione dell’ambiente dove ho lavorato in forme scultoree concrete.
Tempo, Spazio, Suono. Concetti ricalibrati, relativi, riformulati…
Mischiare ambiente privato e professionale è complesso, io, come tutti quelli che hanno vissuto questa sovrapposizione, ho imparato a riconsiderare la relazione tempo privato – lavoro. Quando tornerò in studio penso che il mio approccio sarà diverso.
Per quanto riguarda il silenzio invece, per quello è stato più complesso, mi sveglio all’alba per lavorare, il mio palazzo dopo le 5 diventa un unico grande ripetitore reggaeton.
Leggere, scrivere, riflettere, altro…
C’e una cosa di cui sono molto contento ed è un lavoro che ho cominciato con gli artisti Iva Lulashi e Adrian Paci. Durante una videochiamata, agli inizi dell’isolamento, abbiamo pensato di coinvolgere gli artisti e i curatori di cui stimiamo la ricerca, raccogliere un gruppo di lavori, stampare dei poster da vendere senza bisogno di intermediazione fisica.
Risha Paterlini e Giuseppe Frangi hanno proposto di collezionare il ricavato della vendita e devolverlo ad Arca, una Fondazione che a Milano, Roma e Napoli dispone di diverse unità per il primo aiuto ai senzatetto.
Il progetto prende il nome di Poster Quotidiano e il sito sarà on line e operativo dopo la fine dell’isolamento.
Oltre a questo progetto, durante il quotidiano ho avuto il lusso di poter alternare momenti di lavoro a momenti di lettura, fra i titoli il più incisivo e stimolante è stato Nel segno dell’essenziale del filosofo Davide Dal Sasso. Ho la fortuna di conoscere l’autore da molti anni perciò ho potuto discutere direttamente con lui molti passaggi del libro.
Prima cosa che farai quando finisce la quarantena?
Come molti vorrei poter rivedere i miei parenti più stretti.