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Mercato dell’arte in quarantena. Pensieri e previsioni di Raffaella Cortese

2018_Raffaella_ad-Artissima-Torino 2018_Raffaella_ad-Artissima-Torino
2018_Raffaella_ad-Artissima-Torino
Raffaella Cortese ad Artissima Torino, 2018

Ci sarà un B.C. e un A.C., before corona, after corona nei nostri A.D. anno domini da qui in avanti. La pandemia è una crisi sanitaria, sistemica, economica, psicologica globale che ha pervaso (anche) il sistema dell’arte e il suo mercato, con relative e logiche ripercussioni. Non sappiamo per quanto tempo saranno limitati movimenti e spostamenti internazionali. Non abbiamo idea di come torneremo a girandolare per mostre, biennali, fiere (se non altro, quasi sicuramente, finirà l’isteria collettiva e compulsiva della proliferazione patologica della fiera ovunque e per qualsiasi cosa). Si pianifica e programma nell’incertezza quasi assoluta attendendo la discesa del santo vaccino. Aspettando che ne sarà del nostro amato circo dell’arte, abbiamo chiesto ai maggiori attori del sistema in Italia pensieri, previsioni e possibili scenari post-epidemia, dalla propria sospesa quotidianità in quarantena.

Primo semestre ormai quasi totalmente bruciato. Fiere che si ammassano orgiasticamente una sopra l’altra da settembre a dicembre, illudendosi che poco e nulla cambierà (ora si danno alle viewing rooms). Case d’asta che provano a sopperire fondendo gli incanti, implementando l’online e posticipando in autunno. Istituzioni e vari professionisti del settore che si buttano nel nuovo verbo social, la patologica litania quotidiana di contenuti online, alcuni interessanti, il più delle volte di una noia e inutilità cosmica, scaturiti dal rincorrere gli altri, perché bisognadirenecessariamentequalcosaperesserepartedelsistema (da leggere fastidiosamente tutto d’un fiato), come se anche qua non dovesse valere l’eterno principio: o lo fai bene, con cognizione di causa, o lassa stà.

Bene, quindi, il mondo dell’arte sta cambiando? Cosa ne sarà quando tutto sarà finito? Saremo tutti sereni in guanti e mascherina sotto gli umidicci capannoni delle fiere? Chi e con quale entusiasmo avrà voglia di comprare passate le (forse) ferie estive? Si ridimensioneranno i prezzi? Sparirà la fascia medio-piccola delle gallerie? Girerà ancora tutta la fuffa onanistica che satura il contemporaneo? Ce ne saremo finalmente liberati, o continuerà a imperversare? Cambierà il gusto? Vincerà la qualità? Ci sarà il rimbalzo (e picco) di vendite come la scorsa crisi (2008) in arte e beni di lusso? Chi lo sa. Nessuno lo sa. Si naviga a vista. Si prova a sperare e sparare pregando il santo vaccino che tutto e tutti immunizzi. E via come prima.

Ma intanto, ora, cosa fanno relegati alla coatta quarantena i maggiori attori del sistema? Come passano le giornate a casa? Quali sono i loro programmi e le loro previsioni per il post-pandemia? Abbiamo chiesto a Raffaella Cortese, direttrice della galleria omonima, di raccontarci la propria sospesa quotidianità (quella che a tutti noi attanaglia) e cosa ne sarà del prossimo futuro della galleria e di ciò che su di essa gravita.

Tutto rimandato (se va bene) a settembre, miart, Basel… Che fa un gallerista ora, durante la quarantena?

Finalmente posso quasi scrivere al passato. Durante la quarantena ho portato avanti, come tutti, il lavoro da remoto, migliorando anche le mie capacità informatiche. Ogni giorno è stato dedicato alle riunioni con i collaboratori, a sentire i miei artisti e i collezionisti, con cui ho condiviso riflessioni e umori sulla situazione che stavamo vivendo. Mi sono dedicata anche alla lettura e goduta un po’ la mia piccola collezione d’arte che, devo dire, mi ha tenuto molta compagnia.

Oggi apre la Viewing Room di Frieze e stiamo lavorando con una certa intensità a questo progetto, si sono manifestati degli interessi e questo mi pare un dato positivo.

Il primo semestre 2020 è praticamente in toto bruciato. Che scenario pensi si possa prospettare a settembre quando forse qualcosa ricomincerà? Quanto tempo ci vorrà per tornare alla normalità (se mai si ritornerà)?

Dal 18 maggio potremo rientrare in galleria dove è in corso la personale di Yael Bartana, la speranza che su appuntamento si possa vedere questo bellissimo progetto c’è, la volontà si è già manifestata. Nel frattempo rimaniamo attivi con la Viewing Room e stiamo ideando la prossima mostra per il mese di giugno. A settembre vorremmo aprire la personale di Franco Vimercati curata da Marco Scotini, probabilmente non ci sarà il tradizionale opening, ma ci faremo venire in mente una nuova idea di apertura, e le visite potrebbero ancora essere su appuntamento.

Yael Bartana, Patriarchy is History, 2020 Installation view at Galleria Raffaella Cortese, Milan ph. t-space studio
Yael Bartana, Patriarchy is History, 2020
Installation view at Galleria Raffaella Cortese, Milan
ph. t-space studio

Problematiche principali legati alla chiusura totale e strumenti e strategie adottate e implementate per sopperire alla situazione in atto…

La prima strategia è stata aprire un nuovo spazio virtuale che d’ora in avanti verrà sempre più utilizzato. Finora ha permesso la fruizione, per intero, di una selezione curata di video: ho sempre creduto nella proposta sul mercato dei media “time-based”, come il video e la performance, una sfida che la Viewing Room mi ha permesso di rilanciare con un mezzo nuovo.

La problematica principale è che l’arte va fruita dal vivo e il mondo digitale deve esistere in parallelo, l’arte contemporanea non è solo “nunc” ma anche “hic” mentre la dimensione spazio-temporale del mondo virtuale è sospesa. Da sempre credo nell’incontro con l’opera d’arte e nella galleria come uno dei luoghi privilegiati perché questo possa accadere.

250/300 fiere d’arte all’anno. Servono? Non sarebbe meglio cancellarne qualcuna per il bene di tutti?

Le fiere hanno avuto negli ultimi anni un incremento eccessivo, creando addirittura una crisi per le gallerie, e offrendo allo stesso tempo grandi opportunità. Un rapporto più congruo tra le mostre in galleria e le fiere potrebbe beneficiare sia all’una sia all’altra realtà. La galleria resta, comunque, lo spazio dove realmente si può sperimentare e creare dei progetti di mostra importanti.

Yael Bartana, Patriarchy is History, 2020 Installation view at Galleria Raffaella Cortese, Milan ph. t-space studio
Yael Bartana, Patriarchy is History, 2020
Installation view at Galleria Raffaella Cortese, Milan
ph. t-space studio

Pensi che il mondo dell’arte intero possa cambiare passata l’epidemia? Si abbasseranno i prezzi.. cambieranno le dinamiche.. il gusto? Ci convertiremo tutti a fruire virtualmente le opere dal divano…

Pensando al futuro, rispondo con la frase di Gramsci: “sono pessimista con la ragione ma sono ottimista con la volontà”. Ci saranno senz’altro conseguenza economiche negative e la ripresa sarà graduale e difficile, ma sono sempre stata una grande lavoratrice: bisognerà battersi per non svalutare il valore dell’opera dei nostri artisti e non accettare proposte indecenti. Le dinamiche potrebbero cambiare anche in positivo, nella migliore delle ipotesi la fruizione dell’arte potrà tornare a essere più intima e personale, possono diminuire gli opening affollati a favore degli appuntamenti dedicati.

Prima cosa che farai appena finita la quarantena?

Ipotizzare una mostra, che vorrei rinunciasse all’immagine e indagasse il potenziale immaginifico del suono, dopo l’overdose d’immagini degli ultimi due mesi.

Raffaella Cortese FIAC 2018
Raffaella Cortese FIAC 2018

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