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Gallerie d’arte italiane, unitevi, agite! Per una piattaforma online condivisa che esponga il meglio al mondo

Esther Schipper © Art Basel Esther Schipper © Art Basel
Esther Schipper © Art Basel
Esther Schipper © Art Basel

Le gallerie italiane devono agire unite, ora più che mai. Devono condividere e convogliare forze e competenze per un fine comune: vendere (nella maniera più seria possibile, con tutti i sacri crismi del caso) per provare ad andare avanti, e uscire insieme dalla violenta crisi in atto. C’è bisogno necessariamente di allargare i propri orizzonti e la propria potenza di fuoco, partendo da una solida base. Senza badare a troppi fronzoli filosofici e perdersi in futili contorni autoreferenziali che possano sviare dall’obiettivo, esporre per vendere. Andare dritti al punto. Mettere in campo nel minor tempo possibile una piattaforma online, una potente ed efficace vetrina virtuale di altissima qualità, che raccolga il meglio del tessuto galleristico nostrano, partendo per forza di cose dalla capacità (economica, internazionale, professionale) delle 10/15 gallerie di moderno e contemporaneo riconosciute in tutto il mondo. Per poi estendere (e condividere) capillarmente (e con raziocinio) lo strumento digitale a tutte le realtà di livello del panorama italiano, valorizzando le qualità e le peculiarità della rete galleristica del nostro Paese.

Punto primo: la crisi c’è, è trasversale, prepotente e sarà sempre più forte, anche per il mondo dell’arte, gallerie in primis. Inutile e stupido mettere la testa sotto la sabbia e sperare in un miracolo e un illusorio ritorno alla pseudo normalità pre-covid. Punto secondo: se si vuole sopravvivere, bisogna agire nella maniera più rapida ed efficace possibile, per far fronte alla realtà schiaffataci in faccia, crisi e pandemia, con assoluta lungimiranza e consapevolezza. Come? Condividendo e unendosi (parliamo delle gallerie italiane in questo caso) in vista dell’obiettivo comune, linfa del sistema: vendere (con tutti i sacri crismi di serietà, cura, cultura…) ampliando il proprio bacino d’utenza e la propria potenza espositiva e comunicativa a livello globale. Perlomeno per provare temporaneamente a sopperire alla situazione in atto. Le gallerie facciano tesoro delle parole della collega Dominique Lévy alla CNN, indirizzandosi su forse l’unica soluzione logica per tentare di arginare il buio post pandemico: unirsi. Adattarsi presto alla nuova situazione, elaborarla, cambiare paradigmi di ragionamento cristallizzati a due mesi fa, puntare dritto su qualità, intelligenza, competenza, visione e soprattutto fare fronte comune. Esporre su una amplia e trasversale vetrina globale per vendere e fare andare avanti tutto. Senza vergogna, con eleganza e professionalità.

C’è bisogno oggi più che mai di una piattaforma che unisca i maggiori attori, sempre riferendoci alle gallerie, del panorama italiano. Maggiori, nel senso di curriculum espositivo, storia, fiere e soprattutto capacità finanziarie per sostenere almeno inizialmente la cosa, poi si penserà a modalità partecipative per ospitare ed estendere lo strumento al resto delle realtà italiane, basandosi su criteri di qualità. Un nucleo fondante che poi estenda la propria visione (con efficacia e raziocinio) su tutto il territorio italiano con inviti e vetrine ospitanti. Circoscrivere i fini, perseguendo con forza il fine. Senza ampliare le proprie peculiarità, perdendosi dietro altre realtà del settore -come musei, fondazioni, istituzioni varie- o mondi affini, tipo moda e design. Non per cattiveria e snobismo, ma per concretezza. Ogni cosa a suo tempo. Siamo realisti, se si ha interesse a partire subito senza impantanarsi in migliaia di rivi e rigagnoli del sistema, si cominci a lavorare strettamente e subito su precisi e delimitati obiettivi, costruendo una base solidissima, poi si potrà pensare a tutto e tutti anche in un tempo limitato.

Tornando a una eventuale piattaforma che potrebbe essere messa in campo, pensiamo a uno strumento facile, chiaro, veloce, schietto, intuitivo, fruibile. Imparare dai migliori (farsi una visita sui siti di Gagosian, Hauser&Wirth, Zwirner) per agire di conseguenza con coscienza e conoscenza. Andare dritti al punto, velocemente, senza perdersi dietro a fronzoli e inutili contorni retorici per celare la propria natura e il fine. Quello di vendere, senza lasciarsi prendere dall’humus mediatico che quotidianamente ci pervade farcito di luoghi comuni e patetismi vari (sarebbe troppo poco credibile), ma con un semplice e sincero messaggio: unirsi per campare, crescere e migliorare. Facendo un grandissimo bagno d’umiltà. Si tratta di mettere in scena, in mostra, e far conoscere a tutto il mondo il meglio del nostro tessuto galleristico e quello che rappresenta in termini di sostanza, qualità, studio, ricerca. E opere d’arte. Il meglio del moderno e contemporaneo nazionale, esposto in una agile e raffinatissima vetrina che non ha paura di esporsi e possa tamponare l’impossibilità fisica e palese della manifestazione fieristica, della mostra o simile. Bisogna vendere e comprare, per rimettere in moto il sistema. E bisogna farlo insieme, per condividere ed estendere i propri limitati confini spaziali e arrivare dove per parecchi mesi non potremmo mai fisicamente arrivare. Poche balle.

Gagosian Tom Wesselmann © Art Basel
Gagosian
Tom Wesselmann
© Art Basel
A Gentil Carioca © Art Basel
A Gentil Carioca
© Art Basel

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