Inaugurata l’1 di febbraio e chiusa dopo un mese a causa dell’emergenza sanitaria, Van Eyck: an Optical Revolution è costretta ad annunciare la chiusura definitiva. Rimane un rammarico non quantificabile per una mostra senza precedenti, la più importante di sempre dedicata a van Eyck. L’evento del decennio non ha vissuto che un mese.
La più grande mostra di van Eyck di sempre. L’evento dell’anno. Quasi sicuramente la mostra del decennio. Con queste parole il 20 gennaio parlavamo della mostra Van Eyck: an Optical Revolution, un’esposizione storica e irripetibile per diverse ragioni, che tra poco andremo a ripercorre. Ma l’ultima e triste notizia che giunge dal Belgio è che la mostra non riaprirà. Inaugurata l’1 febbraio, l’evento che doveva fungere da punto di riferimento per la celebrazione dell’Anno di Jan van Eyck (così le Fiandre avevano ribattezzato il 2020) ha dunque vissuto solo un mese, lasciando agli addetti ai lavori e a tutti gli appassionati un grande rammarico.
Van Eyck, An Optical Revolution, ospitata dal Museum of Fine Arts di Gand, non aveva precedenti nella storia: 9 opere di van Eyck (mai esposto un nucleo così consistente) esposte congiuntamente ai più grandi lavori dell’intera scuola fiamminga, per un totale di 100 opere. Una selezione inimitabile per qualità e quantità.
Una mostra che non avrà eredi: la presenza eccezionale degli otto pannelli esterni del polittico dell’Adorazione dell’Agnello Mistico – il capolavoro assoluto di van Eyck appena restaurato e conservato nella Cattedrale di San Bavone a Gand – è infatti irripetibile. Non solo i pannelli non erano mai stati esposti insieme, ma non lo saranno mai più in futuro. Non ci saranno così eccezioni né rinvii: il 30 aprile (giorno previsto per la chiusura della mostra) il polittico ritornerà, come previsto inizialmente, nella Cattedrale per non abbandonarla mai più. È andata così perduta l’ultima occasione di ammirare l’opera in un contesto più ampio. Rimane la possibilità di osservare il polittico nel nuovo centro visitatori di San Bavone, la cui apertura viene posticipata da ottobre 2020 al 2021.
Ora il Museo si trova a dover gestire, oltre all’immensa frustrazione e rammarico per l’accaduto, il delicato rimborso dei biglietti già pre-acquistati dai visitatori. Prenotazioni che erano andate sold out in pochi giorni, che ora costeranno al Museo (coperto da varie assicurazioni) più di 3,5 milioni di euro (ogni biglietto costava circa 25 euro e ne sono stati venduti 144,000). Una spesa ingente, che si va ad aggiungere alla perdita morale e artistica che la vicenda rappresenta.
L’immenso lavoro portato avanti dagli organizzatori, soprattutto nel rintracciare e raccogliere le varie opere disseminate per il mondo, non è purtroppo recuperabile. Il consigliere comunale della città di Gand, Sami Souguir, ha infatti dichiarato (al servizio di stampa belga Vrt Nws) che, quando il Museo ha contattato i 73 prestatori per chiedere se i prestiti delle opere potevano essere estesi, “la maggior parte non ha risposto”.
Per lenire parzialmente la perdita che tutti gli appassionati dovranno inevitabilmente affrontare, il Museo ha ideato una serie di visite online e un programma di podcast per approfondire la figura di van Eyck e il contesto in cui ha vissuto e operato.