Per uno di numero maledetto giorno, non riaprirà al pubblico la mostra di Simone Peterzano (1535 ca – 1599) all’Accademia Carrara di Bergamo. Domenica 17 la data fissata di chiusura, il 18 i musei a livello nazionale potranno tentare una timida riapertura, con tutte le discriminanti che sappiamo (ingressi contingentati, sanificazioni varie, ecc…). Non c’è margine di speranza.
Con estrema amarezza si conclude -è durata meno di un mese (ha inaugurato lo scorso 6 febbraio)- l’avventura espositiva di colui che è conosciuto sbrigativamente e stupidamente come riflesso collaterale (antecedente) di Caravaggio. “Avventura”, termine che utilizziamo per condensare le vicissitudini in divenire precario sopraggiunte per effetto della pandemia, che orgogliosamente si compone di tutti quegli elementi che sommati fanno grande una proposta, un progetto, una mostra. Analisi filologiche, documentazione scientifica, ricerca, studio e via dicendo, che hanno posto (nel migliore dei modi) Peterzano sul piedistallo espositivo dell’Accademia Carrara. Collocando nella giusta dimensione opere, vissuto, contesto. Illustrando la complessità della figura e tracciandone la misconosciuta capacità artistica. Stendendo, in definitiva, luce su un personaggio centrale del Cinquecento italiano (come lui stesso ha fatto, per esempio, sulla carne della Venere della Pinacoteca di Brera), relegato presto nelle ombre dei veneti e lombardi della seconda metà del secolo. La mostra ha reso così il degno omaggio all’artista, al suo peculiare valore. Riconoscimento e riscoperta di un pittore che fu molto di più che il solo mentore di Caravaggio come raccontato dalla fu esposizione (si veda l’intervista di seguito), della quale non rimane che il fondamentale catalogo (Skira) pubblicato per l’occasione. Lasciamo ora il compito di raccontare il progetto (e i prossimi sviluppi) e la chiusura, nei dettagli, da chi ha vissuto “l’avventura” in prima persona, Maria Cristina Rodeschini, direttrice dell’Accademia Carrara e co-curatrice della mostra con Francesco Frangi, Simone Facchinetti e Paolo Plebani.
Principali motivi della chiusura dell’esposizione.
Siamo rammaricati di non aver potuto prorogare il periodo di mostra (6 febbraio-17 maggio 2020), d’altra parte troppe le incertezze riguardo alla ripresa: la limitazione degli ingressi, il deficit economico, generato dalla chiusura per più di due mesi e che non si poteva di certo aumentare; insomma una decisione sofferta, ma necessaria. Non siamo l’unico museo ad aver patito questa situazione; ci auguriamo di essere aiutati in questo frangente imprevedibile, inatteso, irrimediabile.
Reinquadriamo rapidamente l’artista. Allievo di Tiziano, maestro di Caravaggio. Chi è Simone Peterzano? Perché è stato protagonista cruciale nel panorama artistico rinascimentale? Cosa lascia in eredità a Caravaggio, quali i suoi mentori?
Peterzano è una figura chiave della cultura tra Veneto e Lombardia della seconda metà del ‘500. Gli studi degli ultimi dieci anni hanno ricondotto alla sua mano, una ad una, un notevole numero di opere che hanno finalmente fatto chiarezza della sua formazione veneziana, scena dominata dal grande Tiziano, ma arricchita dalla presenza di artisti come Veronese, Tintoretto, Bordon con i quali Peterzano si confrontò liberamente. Al suo arrivo a Milano, dove articolerà un ventennio di attività di grande successo, è un artista maturo, fortemente accreditato dall’essere stato allievo di Tiziano.
Peterzano seppe ambientarsi perfettamente interpretando le esigenze della Milano di Carlo Borromeo, che fu generosa di commissioni. Per far fronte alle molte richieste diede vita ad una fiorente bottega, nella quale entrò appena dodicenne per volontà della madre Michelangelo Merisi che vi rimase per quattro anni. I rudimenti dell’arte Caravaggio li apprese dunque in una bottega organizzata, molto attiva, che si avvaleva del repertorio di immagini che Peterzano, grande disegnatore, elaborava via via e metteva a disposizione degli allievi. La pratica di bottega, l’immaginario di temi, le soluzioni compositive, furono il bagaglio culturale di Caravaggio, la sua memoria visiva, il primo tramite della sua conoscenza della grande cultura veneziana.
Proviamo a rientrare in mostra. Una grande prima internazionale in cui si è riscoperta l’opera di Peterzano, restituendo al pittore la dimensione che merita. Obiettivi e fini peculiari della mostra, il suo progetto espositivo.
È la prima mostra dedicata da un museo a Simone Peterzano, curata da Francesco Frangi, Simone Facchinetti, Paolo Plebani e da me, e il suo principale obiettivo è stato quello di presentare finalmente il suo percorso completo, manchevole sino agli anni ’90 di prove sicure del periodo veneziano. Dati i due poli della sua attività Venezia e Milano ci siamo mossi nella direzione di non farne una mostra, anche se attesa, per specialisti, ma di iscrivere il percorso di Peterzano nella cornice della cultura veneziana di secondo cinquecento e poi milanese. Per intenderci una dimostrazione per immagini di uno studio complesso e articolato. I musei internazionali hanno creduto nel nostro progetto e sono stati generosi dei prestiti. Da questo punto di vista la credibilità internazionale della Carrara ha contato.
Chiusa la mostra rimane il catalogo (Skira) dove è condensata l’indagine aggiornata e approfondita dedicata per la prima volta all’artista e alla sua opera. Quali i più importanti contributi raccolti (ricerca critica, studi scientifici…)?
Il catalogo che per una mostra è strumento fondamentale perché raccoglie studi e approfondimenti di specialisti della materia da Christophe Brouard, a Sergio Monferrini, a Mauro Pavesi, a Maria Cristina Terzaghi, oltre a Francesco Frangi, Simone Facchinetti, Paolo Plebani. Il catalogo come strumento di ricerca, punto di approdo di un lavoro pluriennale, memoria della mostra e tanto più prezioso per il fatto che l’esposizione è stata vista da poche persone, a causa della sua chiusura dopo sole tre settimane.
Ci saranno degli sviluppi (sui social, sul sito dell’Accademia…) per rendere accessibile e fruibile l’opera e la ricerca svolta? Quali i mezzi e gli strumenti che saranno messi in campo per il rilancio e la riapertura del museo?
Già durante la prematura chiusura ci siamo adoperati per diffondere la mostra sul sito e sui canali social, strumenti digitali ai quali la Carrara ha dedicato negli ultimi cinque anni molte energie e professionalità. Da più di due settimane stiamo documentando in video e fotografie l’esposizione, le opere esposte, il loro allestimento firmato da Mauro Piantelli. Il girato, le immagini, le interviste ai curatori verranno montati in un racconto virtuale per non disperdere questa importante ricerca, che con la mostra veniva messa a disposizione non solo degli specialisti, ma di tutto il pubblico che ci stava premiando visitando numeroso oltre ogni aspettativa la mostra. I documenti che elaboreremo manterranno la memoria dell’esposizione, ma soprattutto sono destinati alla propagazione della sua conoscenza.
Rimanere in contatto con il proprio pubblico, informarlo, tenerlo aggiornato, coinvolgerlo è uno dei progetti che più ha impegnato l’Accademia Carrara dalla sua riapertura nel 2015. In questa direzione il museo ha fatto grandi passi in avanti nella consapevolezza dell’ineluttabile e positiva trasformazione del modo di comunicare attraverso nuovi strumenti digitali. L’applicazione ‘La Carrara vista da casa’ – frutto del dialogo, costruito nell’arco di un anno, di diverse competenze (una decina i profili professionali coinvolti) – per la sua configurazione chiara e flessibile, adatta a soddisfare le esigenze di tutti, calza alla perfezione il tempo presente, purtroppo segnato prima dalla privazione del contatto diretto con l’opera d’arte e ora dalle necessarie limitazioni d’accesso agli spazi. Il concorso di diversi saperi e un’aggiornata strategia digitale ci auguriamo riescano ad offrire al pubblico della Carrara un’irrinunciabile e positiva esperienza di crescita.
Si tratta comunque di strumenti propedeutici perché l’obiettivo è di far ritornare i visitatori nel museo. Il rapporto con l’opera d’arte resta un obiettivo fondamentale, nel suo risvolto sociale ed educativo. Non sarà facile in questo momento e dunque il potenziamento dell’informazione attraverso gli strumenti a distanza rende meno grave questa sospensione, ma soprattutto, nel diffondere la conoscenza e l’informazione, faciliterà sempre più il ritorno alla vita dei musei.
Programmazione e scenari futuri del museo. Come guardare al futuro dei musei post-covid (in particolare la Carrara…)?
Purtroppo lo scenario attuale è ancora molto incerto, soprattutto per quello che riguarda l’accesso fisico ai luoghi della cultura. Ma certo i musei non disarmano e in particolare la Carrara, se pur con gradualità, sta programmando l’apertura dei propri spazi. Importante sarà venire incontro alle esigenze del pubblico, rimodulando gli orari di apertura, con aperture serali per il pubblico adulto ed i giovani, per riservare ai visitatori in età scolare le ore del mattino.
Necessario pensare a un sistema di prenotazione soprattutto in questo periodo di contingentamento. Certamente quest’esperienza induce ad elaborare nuovi modelli di pensiero, e ciò non può fare altro che bene.