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Quante Italie? Vincono Caterina Erica Shanta e Liryc Dela Cruz, il progetto finale dei vincitori del Torino Social Impact Art Award

Caterina Erica Shanta, autoritratto nella gabbia dell’orso. Courtesy dell’artista Caterina Erica Shanta, autoritratto nella gabbia dell’orso. Courtesy dell’artista
Caterina Erica Shanta, autoritratto nella gabbia dell’orso. Courtesy dell’artista
Caterina Erica Shanta, autoritratto nella gabbia dell’orso. Courtesy dell’artista

Annunciati i vincitori del Torino Social Impact Art Award. Caterina Erica Shanta e Liryc Dela Cruz volano a Torino per realizzare il progetto “Quante Italie?”.

Artissima, in collaborazione con Torino Social Impact, lanciano un bando internazionale per realizzare una video opera con tema “Quante Italie?”. Un focus che invita i giovani vincitori a contribuire alla trasformazione della percezione sociale di temi particolarmente urgenti, riflettendo su storie di vita considerate “lontane” capaci di indagare temi come l’identità e la cooperazione, mettendo al centro il proprio bagaglio multiculturale e il proprio punto di vista personale, sfaccettato e innovativo, tramite un costante e produttivo confronto con il contesto e gli stimoli della città di Torino.

Il bando, che è stato inviato a tutte le principali Accademie di Belle Arti e Università italiane, richiedeva in particolar modo un background multiculturale e migratorio, requisiti fondamentali per lo scopo di questo progetto. Infatti, hanno risposto con entusiasmo all’invito ben 22 artisti di cui principalmente donne e stranieri. Candidati che si definiscono “cittadini del mondo” in quanto hanno avuto l’occasione di poter vivere e rapportarsi con persone di un paese differente dal loro. La maggior parte delle richieste sono venute da studenti provenienti da sudest Asiatico, l’Europa orientale e occidentale, l’America centrale, il Sud America, il Medio e Estremo Oriente. Tutti i candidati hanno mostrato forte interesse nella realizzazione di opere corali basate sul dialogo con gli abitanti di Torino.

Liryc Dela Cruz, San Lorenzo, 2018. Courtesy dell’artista
Liryc Dela Cruz, San Lorenzo, 2018. Courtesy dell’artista

I progetti dei due vincitori sono stati valutati da un comitato eccezionale: Ilaria Bonacossa, direttrice di Artissima, Mario Calderini docente del Politecnico di Milano e portavoce di Torino Social Impact, Antonio Damasco, direttore della Rete Italiana di Cultura Popolare, Danilo Correale, artista, e Anna Daneri, curatrice.

I due vincitori, Caterina Erica Shanta e Liryc Dela Cruz, trascorreranno un mese nella città di Torino nella struttura Combo, un ostello particolare dove, oltre ad ospitare persone, accoglie anche idee artistiche e culturali. I questo posto Caterina e Liryc si confronteranno quotidianamente con l’eterogenea comunità che abita e frequenta gli spazi di Combo, così come la vicinanza sinergica con Porta Palazzo – il mercato più grande d’Europa frequentato da una grande comunità multietnica – permetterà agli artisti in residenza di assorbire costantemente nuovi stimoli e ispirazioni. Un’esperienza che si arricchirà con visite organizzate da Artissima e Torino Social Impact per accompagnare gli artisti alla scoperta della città e delle sue espressioni artistiche, culturali e sociali.

Per realizzare il video finale “Quante Italie?” i giovani artisti verranno affiancati da un tutoring dedicato messo a disposizione da Artissima.

I progetti vincitori

Caterina Erica Shanta ha realizzato un video dal nome “Talking about visibility“, un progetto che pone l’attenzione sulla costruzione di identità, alterità e memoria.

“Per l’impatto sociale della sua proposta, basata sul dialogo orizzontale e lo scambio di prospettive. Per la volontà di interrogare e mettere al centro l’immaginario cinematografico di ognuno con il fine di dare vita a un progetto di cinema collettivo, coinvolgendo alcune comunità multietniche di Torino e restituendo un’opera capace di veicolare storie e narrazioni che da personali diventano sociali”.

Liryc Dela Cruz ha presentato “Il Mio Filippino: Invisible Bodies, Neglected Movements“. Un lavoro che si basa molto sulle sue origini e che vuole porre l’attenzione sulle condizioni dei lavoratori domestici.

“Per la forza dell’indagine sociale proposta, incentrata sulla documentazione del movimento collettivo della migrazione, della sua percezione, della forza lavoro dimenticata e del rifiuto sociale. Per la volontà di mettere al centro della sua ricerca un mondo silenzioso e sotterraneo, abitato da persone che rimangono spesso inosservate o trascurate, ma il cui ruolo nella società è fondamentale”.

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