Il progetto che da giovedì 11 a domenica 21 giugno distribuirà per Milano 26 cartelloni pubblicitari di grande formato trova nel contrasto la sua essenza. Lo possiamo dedurre subito dal titolo scelto da Alessio Bolzoni (Crema, 1979), autore delle fotografie al centro di questa iniziativa d’arte pubblica: Action Reaction. Bilboard Project. La città il luogo espositivo, i suoi abitanti i protagonisti.
I soggetti sono ritratti da Alessio Bolzoni in posizioni contorte, contratte, immortalate nella tensione verso il loro posto nel mondo. Potremmo trasportare queste fisiche contorsioni sul piano metaforico della difficoltà psicologica, ma non solo, che ognuno di noi ha vissuto in questi complessi mesi di lockdown. L’autore ricerca proprio una connessione, una corrispondenza emotiva tra lui e gli abitanti di Milano, città dove ha trascorso la quarantena. La contrapposizione nasce dal claustrofobico sentimento che le foto rievocano e la necessità di liberazione, di reazione, che questi tempi di ripartenza richiedono. Un commosso ricordo delle sofferenze patite, dunque, e allo stesso tempo un comune sprono a ripartire.
Collocati nei luoghi più rappresentativi del tessuto cittadino – da viale Forlanini a Corso Lodi, da Piazzale Aquileia a via Carlo Farini – le 26 opere si dividono in 16 punti espositivi, i quali strutturano un percorso diffuso e circolare fruibile al pubblico attraverso una mappa dedicata che permetterà di intercettare le opere lungo il proprio cammino. E qui si innesca un ulteriore contrasto, questa volta tra il luogo dove le foto sono state realizzate e quello dove invece vengono esposte. Le immagini, dal sapore formale minimal e asettico, sono state scattate negli ambienti bianchi e spogli dello studio, che sospende qualsiasi ragionamento scenografico o narrativo. Al contrario, distribuendole per la città, le fotografie si aprono ad un mondo dettagliato e pieno di suggestioni come quello cittadino, guadagnano contesto e con esso interagiscono.
La curatrice Teresa Macrì descrive in questo modo le opere:
Nella loro seduzione estetica e nel loro flusso narrativo, esplicano una spinta al contrattacco e al loro farsi atto di resistenza. E come tali, nella loro immaginata e pensata dislocazione spaziale (tale è l’idea di Bolzoni) fungono come intermittenze e intrusioni nell’environment diffuso offrendosi come tentacoli di ri-territorializzazione urbana. Sono dunque corpi immaginati che si fondono con i corpi reali che attraversano, decostruiscono e riscrivono la città continuamente.