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Il disagio dell’uomo e la gloria dell’animale: Antonio Ligabue in mostra a Parma

mostre di settembre Antonio Ligabue, Vedova nera, 1951, olio su faesite, cm 102x134
Antonio Ligabue, Vedova nera, 1951, olio su faesite, cm 102×134

Palazzo Tarasconi di Parma torna a proporre cultura con la mostra LIGABUE E VITALONI. Dare voce alla natura. Inserita nel calendario d’iniziative di Parma Capitale Italiana della Cultura 2020+21, l’esposizione presenta 83 dipinti e 4 sculture del grande pittore novecentesco, affiancate a 15 sculture dell’artista milanese. Dal 17 settembre.

Chissà se Antonio Ligabue (1899-1965), intento a realizzare i propri celebri autoritratti, immaginava che un giorno sarebbero stati raccolti in una grande esposizione e che decine e decine di persone, contemporaneamente, avrebbero posto i loro occhi sui suoi. Probabilmente, conoscendo l’artista emiliano (d’adozione, era nato a Zurigo), incline all’isolamento anche a causa dei problemi psichiatrici che lo accompagnarono per tutta la vita, a una consacrazione pubblica proprio non ci pensava. Ma ce ne sono state in passato (recentemente, per esempio, è uscito nelle sale un film a lui dedicato con protagonista Elio Germano) e ancora ce ne saranno.

Una di queste, momentaneamente rimandata a causa dell’emergenza sanitaria, è ora programmata dal 17 settembre 2020 al 30 maggio 2021. LIGABUE E VITALONI. Dare voce alla natura raccoglie a Palazzo Tarasconi, Parma, 83 dipinti e 4 sculture dell’artista, affiancate a 15 opere plastiche di Michele Vitaloni, (Milano, 1967) che condivide con Ligabue una particolare empatia verso il mondo naturale e animale.

Antonio Ligabue, Autoritratto con mosca, 1960, olio su tela, cm 70×50

[…] possiamo finalmente allenare le nostre anime ad accogliere le emozioni che solo le opere di Ligabue possono infondere. Per un sottile gioco del destino, l’esposizione si apre alle porte dell’autunno, la stagione che più si trova in sintonia con il linguaggio espressionista di Ligabue

Questo è ciò che afferma afferma Augusto Agosta Tota, presidente della Fondazione Archivio Antonio Ligabue di Parma, che si è occupato di realizzare la mostra insieme a Marzio Dall’Acqua e Vittorio Sgarbi.

Il punto di partenza dell’esposizione – il cui allestimento è studiato per fondere efficacemente pittura e scultura – sono gli autoritratti di Ligabue, chiave di accesso ad un’espressione di sé che non cela narcisismo ma un profondo disagio. La tragedia della sua vita è iscritta nei suoi sguardi duri, nella fatica delle sue rughe e nel velo opaco che ne offusca gli occhi.

Antonio Ligabue, Volpe con rapace, 1959,olio su tela, cm 120×150

La conseguenziale prosecuzione è l’immersione nel mondo naturale che da sempre ha affascinato Ligabue, sia quando si tratta della quotidianità del lavoro nei campi (Aratura, 1961), la semplice vita agreste (Cortile, 1930) sia quando il regno animale si fa selvatico (Leopardo con bufalo e iena (1928), Tigre assalita dal serpente (1953), Re della foresta (1959), Vedova nera (1951))

Ligabue, uomo umiliato ed emarginato, come pittore si afferma e vince attraverso la potenza gloriosa dell’animale. La tigre domina la foresta, la sua aggressività è vincente, ma la sua vittoria è pericolo, è la dimensione bellicosa dell’umanità

 

Vittorio Sgarbi

L’eredità di Ligabue si spinge fino alla contemporaneità. L’esposizione, infatti, dà conto di un gruppo di lavori di Michele Vitaloni, rappresentante di spicco della Wildlife Art e dell’iperrealismo scultoreo. Come il Toni, Vitaloni è attratto dal fascino della figura animale.

Michele Vitaloni, La grande schiusa, 2019, Tortuga marittima, Resina Apoxie, Dipinto ad olio, Limited Edition 9, 46X40X58 cm

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