Riapre al pubblico, dopo la forzata pausa imposta dall’emergenza sanitaria, il Museo Bagatti Valsecchi. La casa-museo, situata nel cuore di Milano, rispecchia il gusto rinascimentale dei fratelli che l’hanno fondata: Fausto e Giuseppe Bagatti Valsecchi. Gestita dall’omonima fondazione e aperta al pubblico dal 1994, la casa è ricca di arredi, dipinti, sculture, armi e oggetti di ogni genere.
Armi, cofanetti, dipinti, arazzi, strumenti da lavoro, vasi. Elencare tutti gli arredi, gli oggetti e le opere d’arte conservate al Museo Bagatti Valsecchi è pressoché impossibile. Rendere l’atmosfera che aleggia nella casa-museo è altrettanto complesso: basti dire che tra le pareti in legno del Piano Nobile, dove si snoda il percorso espositivo, il tempo sembra interrompersi per poi retrocedere fino all’800 e lasciare il visitatore immerso in una Milano d’altri tempi. Milano, perché l’edificio si trova nel quadrilatero della moda meneghina, ma anche Firenze e qualsiasi città in grado di contribuire con qualsivoglia suggestione proveniente dal rinascimento italiano ed europeo. Sono stati proprio quei secoli, in particolari il ‘300 e il ‘400, a dettare i gusti di Fausto e Giuseppe Bagatti Valsecchi, i due fratelli che insieme hanno ristrutturato il palazzo di famiglia e collezionato tutti i pregiati arredi di qui la casa può oggi fregiarsi.
Il Museo è tornato visitabile dopo la pausa forzata dettata dal Covid-19 e, se il manto antiquario è rimasto lo stesso di sempre, ancora maggiore sembra invece lo spirito di famigliarità e accoglienza con cui la casa apre le sue porte. Una casa, appunto, e non solo perché abbiamo la possibilità di visitare i soggiorni, le stanze da letto, i bagni, gli studioli e tanti altri locali, ma soprattutto perché abitata, almeno nelle ore di apertura, da numerosi volontari pronti ad accogliere i visitatori e accompagnarli nel tragitto. Un percorso fitto e frastagliato, che necessita di adeguato tempo e pazienza per districarsi tra gli arazzi avvolgenti e gli arabeschi intarsiati lungo le porte. La magnificenza dell’affresco carica le pareti di un’estetica dirompente che non si accontenta di intercettare l’occhio, ma esige una reale attenzione al fine di esplicitarsi al meglio. Ne è un esempio la Sala della Musica, dove i richiami al mondo delle note ridondano come una sinfonia dagli oggetti fino alle figure, due putti intenti a suonare, che adornano il muro sopra al camino.
Comprendendo un comune timore vicino all’horror vacui dei fratelli Bagatti Valsecchi, l’analisi degli appartamenti dell’uno e dell’altro (i due sono connessi dal grande salone adibito al pranzo) conduce a rilevare le differenze tra i due. Per esempio Giuseppe era sposato – nelle sue stanze il letto è dunque più grande e presenta due culle al suo fianco – mentre Fausto no. Si racconta inoltre che quest’ultimo conducesse uno stile di vita piuttosto libertino. Al netto delle differenze i due, entrambi architetti e avvocati, non solo contribuirono in maniera decisa alla ristrutturazione e all’arredamento della casa, ma vissero per tutta la vita in armonia.
Ciò che più di tutti li unì fu proprio la passione per il Rinascimento e per la raffinatezza che lo contraddistingueva. Se la necessità di ricercare nel passato l’ispirazione per manifestare un proprio senso artistico era comune tra l’aristocrazia ottocentesca, più singolare e mirabile è la scelta dei fratelli di concentrarsi sul Quattro e Cinquecento lombardo. Dalle decorazioni fisse agli elementi mobili – tra cui figura anche una vasta collezione di armi, volumi antichi e strumenti di ogni genere – ogni componente appare perfettamente in armonia con le altre. Per rendere l’idea del valore delle collezioni in esposizioni, figurano, per esempio, opere di Giovanni Bellini, Gentile Bellini, Giampietrino e Lorenzo di Niccolò. Tutti questi elementi rendono il Bagatti Valsecchi una delle case-museo più importanti (oltre che meglio conservate) d’Europa.