Louis de Funès è uno di quegli attori la cui singolarità perdura, sacra e irripetibile, via via che passano gli anni. Nonostante ne siano trascorsi oltre trenta dalla sua morte, i personaggi che ha interpretato continuano a conquistare le nuove generazioni. La sua storia nel documentario di Arte in italiano.
Louis de Funès è un po’ il corrispettivo francese di Totò, se vogliamo, o di Jerry Lewis. Nato a Courbevoie nel 1914, fu prima di tutto pianista, capacità che sfoggiò in alcuni film come L’Homme Orchestre (Beato fra le donne). Cimentandosi inizialmente nel teatro, fu notato per la sua abilità nel mimare e fare smorfie, esasperando le emozioni su di un volto già buffo per natura. Dopo alcuni piccoli ruoli sul grande schermo, è il 1964 a segnare una svolta nella sua carriera: de Funès interpreta il gendarme Cruchot in Le Gendarme de Saint-Tropez (Una ragazza a Saint-Tropez), prima pellicola della fortunata serie de I Gendarmi di Saint-Tropez. Seguono una sfilza di successi che sbancano al botteghino, consacrando l’attore tra i più amati dal pubblico d’Oltralpe, e non solo. Tuttavia, parte dell’élite intellettuale non lo apprezzerà mai fino in fondo, definendolo un inguaribile clown.
Negli anni ’70, decide di tornare al teatro, calcando i palchi del Palais Royal o del Théâtre des Champs-Élysées. Finalmente si concede un momento di pausa e ritiro in famiglia, in vista del prossimo ruolo al cinema. Tuttavia, un infarto lo costringe ad abbandonare il teatro, mentre al cinema sono in pochi quelli disposti a pagare un’assicurazione sanitaria per permettergli di lavorare sul set. Nell’83 un altro infarto lo colpisce, questa volta fatalmente, rubando ai francesi (e al mondo intero) uno dei massimi attori e comici di sempre. Tuttavia, il suo dono naturale nel trasmettere allegria e joie de vivre, rivolgendosi a grandi e piccini, perdura nei cuori di chi lo ha amato, continuando a conquistare quelli di chi, solo oggi, lo scopre.
Il documentario Louis de Funès, attore eterno di Grégory Monro e Catherine Benazeth è disponibile su Arte in italiano fino al 25 luglio 2020.