100 anni di Franca Valeri: intelligente, colta e ironica, la più amata maestra del costume italiano
Una vita vissuta, recitata, scritta, divisa tra cinema, teatro e radio, dove Franca Valeri ha dato vita ai suoi famosissimi personaggi, a partire della signorina snob, con un linguaggio per metà inventato e per metà letterario. E poi Cesira (la manicure milanese), la signora Cecioni (la casalinga romana con i bigodini e la cornetta del telefono in mano)… Personaggi indimenticabili che l’hanno consacrata come maestra (e critica) del costume, acutissima osservatrice della provincia.
Al secolo Franca Maria Norsa, sceglie il nome d’arte al momento in occasione del suo debutto, giovanissima: «Avevo una piccola parte in una compagnia estiva – racconta – e mio padre non era felice che usassi il cognome di famiglia. Ho incontrato la mia amica Silvana Mauri, che aveva in mano un libro di Paul Valéry. Mi ha detto: perché non scegli Valeri?».
Franca Valeri nel corso della sua prolifica carriera si è inventata e raccontata in una serie di ruoli modernissimi, cementando un rapporto consolidatissimo tra lei e il pubblico. Attenzione però, le sue non solo macchiette, con il suo lavoro difatti è riuscita a imporsi come vera e propria drammaturga, tra le prime italiane insieme a Natalia Ginzburg. In un mondo maschile (e maschilista) come quello del teatro Franca Valeri è stata una pioniera, ha percorso una strada che non esisteva, creandola su misura per sé stessa, aprendo così in Italia la strada elle attrici brillanti che sono venute dopo di lei (e grazie a lei).
Il suo stile è sempre stato attuale, cinico e comico: «Franca non resta mai in superficie, scolpisce i suoi personaggi», diceva Arbasino.
Dopo gli esordi a teatro e l’esperienza con la compagnia del Teatro dei Gobbi (formata da Alberto Bonucci, Luciano Salce e Vittorio Caprioli) esordisce al cinema con Federico Fellini in Luci del Varietà (co-diretto con Alberto Lattuada) dove interpreta una caratteristica coreografa ungherese. Seguono numerose commedie, al fianco di Alberto Sordi e di Totò: cui Totò a colori, Piccola posta, Il segno di Venere accanto a Sophia Loren e Vittorio de Sica, Il bigamo, Arrangiatevi! e Il vedovo.
Ma Franca Valeri è un’autrice, vuole scrivere e non si accontenta di recitare copioni che altri scrivono per lei. Firma la sceneggiatura per Il segno di Venere di Dino Risi (con Ennio Flaiano) e di tre commedie dirette da Vittorio Caprioli: Leoni al sole, Parigi o cara (tra le sue esperienze cinematografiche più amate, da lei e dal pubblico) e Scusi, facciamo l’amore?.
Negli anni ’60 la grande popolarità grazie alla televisione, dove diventa uno dei volti più amati del varietà, da Studio Uno a Sabato Sera. Sono gli anni di Mina e Antonello Falqui. Lei con arguzia e un pizzico di cinismo prende in giro gli italiani, che ridono di sé stessi e dei propri vizi senza rendersene conto.
Per Franca Valeri però l’habitat naturale è quello del teatro. Fortissimo anche l’amore per l’Opera lirica, di cui è stata anche regista, in una lunga collaborazione col direttore d’orchestra Maurizio Rinaldi, suo compagno di vita con cui ha fondato un premio annuale per cantanti lirici intitolato al baritono Mattia Battistini.
E poi (anzi, da principio) la prosa, tantissimo teatro di prosa, come attrice, come regista e come drammaturga. Lina e il cavaliere, Meno storie, Tosca e altre due, Le Catacombe tra i suoi lavori più amati. La vedova Socrate (2003) e Il cambio dei cavalli (2014) tra i suoi testi più recenti, acclamati da critica e pubblico.