Nella Martinica degli anni ’70, Robert Saint-Rose si dedicò alla realizzazione di un progetto utopico: costruire un razzo per raggiungere la Luna. Ma il suo carburante era la poesia, e non ne aveva abbastanza per ritornare. La straordinaria vicenda di un sognatore nel film di Gilles Elie-dit-Cosaque disponibile su Arte in italiano.
Robert Saint-Rose (Fort-de-France, 1943) sognava, e sognava fino in fondo. Perdutamente innamorato di Aimé Césaire (1913-2008), poeta e scrittore tra i più celebri rappresentanti del surrealismo, si convinse che l’energia mentale potesse spostare fisicamente gli oggetti. Con l’obiettivo di essere il primo martinicano a mettere piede sulla Luna, si lanciò nella costruzione di un razzo artigianale nel giardino dietro casa. Una volta arrivato il giorno del decollo, però, qualcosa non andò secondo i piani. O forse sì. Di fatto, se la potenza poetica non fu sufficiente a farlo alzare (fisicamente) da terra, fu invece motore di una performance emotivamente straordinaria, di un atto politico fortemente significativo in un paese travolto da un’enorme crisi socio-economica.
Il film documentario di Gilles Elie-dit-Cosaque, disponibile su Arte in italiano fino al 17 settembre, ricostruisce la storia di Zétwal (così fu soprannominato Saint-Rose) attraverso le parole e i ricordi di chi gli stava intorno, alternandoli a filmini in super-8 e immagini d’archivio. Restituendo nobiltà all’ambizione di un uomo, la vicenda viene ricostruita con un ché di mitologico. “Come fa per respirare?” chiede qualcuno all’inizio del film. La risposta è semplice: il soffio poetico è inesauribile.