Un murale di 1.500 mq dipinto in 10 giorni sotto il sole in uno spazio vicino la ferrovia Circumflegrea di Napoli per omaggiare Rosa Parks, simbolo della battaglia non violenta per i diritti civili degli afroamericani
Le opere monumentali dello street artist Jorit Agoch continuano a ridisegnare il volto delle periferie di Napoli e del mondo. I suoi grandi ritratti di uomini, donne e bambini della “Human Tribe” sono ormai una presenza importante, quasi tangibile, soprattutto nella città partenopea.
I protagonisti di quella che il giovane artista napoletano di origini olandesi chiama “Tribù umana” sono persone che nella vita hanno lottato come guerrieri per un ideale. Persone prima che personaggi – alcuni famosi, altri assolutamente sconosciuti – che hanno dimostrato nella loro vita di essere “umani”. Per questo motivo ognuno riporta sul volto i segni rossi, simbolo di appartenenza ad una comunità. Segni rossi ai quali l’artista crede al tal punto da averli recentemente tatuati sul suo volto.
Un concetto di tribù di origine africana, che cancella qualsiasi gerarchia sociale, dove protagonisti del passato e del presente, si alternano ad altri assolutamente comuni. Come l’intenso volto di Niccolò, il bambino ‘dallo sguardo sfuggente’ dipinto accanto a quello iconico di Maradona. E che,senza nulla togliere al grande campione argentino, gli ruba completamente la scena.
L’ultimo lavoro di Jorit è un omaggio a Rosa Parks. La sarta quarantaduenne di Montgomery (Alabama) che il 1° dicembre 1955 rifiutò di lasciare il posto ad un passeggero “bianco” così come le era stato intimato dal conducente di quell’autobus che la riportava a casa dopo una lunga giornata di lavoro. Regole assurde che Rosa, quel giorno ordinario, uguale a tanti altri, decide di non seguire più.
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Un propellente per una lotta che incredibilmente ancora oggi ha bisogno dei suoi simboli, delle sue vittime. Il riferimento al movimento dei Black Lives Metter è ovviamente automatico. Come ha spiegato lo stesso street artist:
È un momento di grande fermento negli Stati Uniti e con questo dipinto ho sentito il bisogno di contribuire in qualche modo a questa lotta. Rosa Parks è stata una donna incredibile che, con un unico gesto nella sua vita. ha rivoluzionato un intero modo di concepire l’idea del mondoò
In realtà l’artista aveva già dato il suo contributo con un altro murale, quello dedicato a George Floyd. Ancor prima, nella periferia est di Napoli, aveva dipinto il volto di Martin Luther King.
L’omaggio a Rosa Parks è la più grande opera dipinta da Jorit: 1500 mq dipinti in 10 giorni sotto il sole in uno spiazzale vicino la ferrovia Circumflegrea (sempre a Napoli). E non è un caso. Lo ha spiegato lo stesso artista sui suoi account social:
Nel 2005 in questo spiazzale a Quarto Officina ho iniziato a fare Graffiti.Oggi 15 anni dopo ho realizzato il mio più grande dipinto in assoluto.
In alto a destra della foto postata da Jorit per presentare il suo murale, si può scorgere la sua piccola figura. Da un lato rappresenta una sorta di “firma” particolare per un’opera evidentemente molto importante e dall’alto valore simbolico per l’artista, dall’altro, la proporzione fa capire la monumentalità del dipinto e la difficoltà tecnica affrontata nel realizzarlo.
Poco importa se qualche critico lo consideri solo “un buon ritrattista”. Evidentemente non ha capito il concetto che sottende i suoi intensi volti in giro per le periferie. Il significato di quei tagli rossi. Dei Santi rappresentati con i volti del popolo di ispirazione caravaggesca. Forse non immagina un ragazzo di periferia che, mentre viaggia nella carrozza affollata di un treno, può chiedersi cosa nasconda lo sguardo magnetico di Pasolini, trarre ispirazione da quello profondo di Martin Luther King ma anche trovare conforto nel volto ordinario di Rosa Parks. Perché non serve avere doti particolari per entrare nella Human Tribe, basta essere “umani”. E i genitori di Niccolò, il bambino con la sindrome dello spettro autistico dipinto da Jorit, così come i tanti altri volti comuni rappresentati dallo street artist ci guardano dai muri di periferia per ricordarcelo ogni giorno.
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